DIARI DI VIAGGIO
Viaggio tra le meraviglie della Trazzera Regia in Sicilia: dopo la foresta "incantata", le Tholos
Continua l'esplorazione alla scoperta di una zona incantevole dell'Isola. Vi portiamo tra sapori di una volta, verdi paesaggi e antiche costruzioni, lungo una via storica
Una costruzione a Tholos in Sicilia (Foto da Facebook)
Guardo le immagini invernali di questo paese, ammantato da una soffice coltre di neve, sembra un posto fatato. Questa è una Sicilia antica, diversa da quella ricca e vacanziera della costa.
Qui le tradizioni dividevano i generi, i maschi impegnati nel lavoro sin da piccoli, le ragazze dai 9 ai 18 anni indirizzate al ricamo e cucito. “Iri a Mastra” non era solo l’occasione per apprendere una tecnica ma anche per uscire e socializzare.
Tra un semplice “buchinu” (punto erba), o “ u supramanu” del cucito, si scambiavano confidenze, racconti di “ fuitine”, sogni e desideri, segreti “zitaggi”. Mentre si ricamava “ a cifra” sul corredo, si gettavano furtive occhiate ai ragazzi che gironzolavano nei paraggi “comu i muschi supra 'u meli".
Consapevoli che la trazzera era il destino che ci attendeva, non avevamo però considerato l’assenza completa del navigatore e le tante strade bianche che s’incrociano.
Nel nostro muoverci senza punti di riferimento, la prima “ Tholos” è su uno di questi sentieri al limitare di una radura. Rifugio di pastori, pecore e attrezzi, chiamati anche "Cubburi", le Tholoi hanno incuriosito e affascinato gli storici, che hanno trovato analogie con le costruzioni delle necropoli micenee.
Nel Peloponneso erano luogo di sepoltura di comandanti, dignitari e re. Questi edifici, hanno una struttura circolare di pietra, con massi incastrati l’uno con l’altro senza uso di malta, il tetto è una specie di semi cupola. L’interno è costituito da un'unica stanza, con un architrave.
Nel visitare una di queste Tholos nel sottobosco sentiamo grufolare. Ben nascosti e protetti da una rete ci sono dei grassocci e piccoli maialini neri, una delle eccellenze dei Nebrodi.
Bisogna dire che nonostante il paesaggio isolato, è stato fatto un grande lavoro naturalistico - culturale, ogni Tholos è descritto con cartelli e piccole sculture. Giriamo fino a pomeriggio inoltrato, fino a quando scendiamo verso Sinagra.
Questo paese è chiamato la Perla dei Nebrodi, di origine medievale, ha acque cristalline, boschi, chiese, stradine e bellissimi palazzi, un paese tra montagna e mare. Nei paraggi ci dicono che ci sono eccellenti ristoranti, ma noi siamo diretti vicino a Naso, paesino la cui fondazione affonda nel mito, si dice che fu il figlio del Dio Eolo, Agathirnos, a costruirla.
È il tramonto quando arriviamo al ristorante Bontempo in via Fiumara. La storia di questo locale è legata a Nino, che oggi ha 85 anni. Da ragazzino era andato a scuola da un sarto, ma si era reso conto che c’erano ben poche prospettive per il “ custureri”, così l’idea di aprire una rivendita di panini lungo la strada che da Naso saliva sui Nebrodi.
Qui in poco tempo ha “cucito su misura” un ristorante che fosse di confine tra montagna e costa, uno snodo che tenesse conto della cucina del mare e delle eccellenze dei Nebrodi.
Sono passati 60 anni dall’apertura, e oggi siamo seduti in una splendida terrazza con piante di Banano, Palme e fiori, sfiorati dal fresco sospiro dei Nebrodi.
Nino si è fatto un nome in quest’angolo di Sicilia, alcuni piatti l’hanno reso famoso come l’incredibile pollo cucinato a fuoco lento per 40 minuti, con un mix segreto di aromi, morbido e succoso all’interno e con una crosticina appetitosa all’esterno.
Oppure gli incredibili involtini di melanzana che nascondono internamente dei maccheroni al sugo. Difficile resistere, il solo antipasto è già una cena, dove troviamo un riassunto enogastronomico dei Sapori dei Nebrodi, dai vini, alla ricotta informata, alla carne e soprattutto agli insaccati del maialino nero. Lo straordinario prosciutto non ha niente da invidiare al Jamon Iberico.
Manuela, la nipote di Nino, ci racconta la storia del nonno, dai timidi inizi al momento di grande successo, e al successivo e lento progredire di una malattia che l'ha costretto a lasciare ai nipoti la gestione del ristorante. Terminato il racconto, scompare, tornando con un signore, che faticosamente si appoggia al suo braccio. Ci sorride ma ha lo sguardo perso, soffre di Alzheimer.
Non ricorda il suo nome, ma quando si presenta con un riflesso automatico, risponde “ sono Antonino, Nino”. Con un lampo improvviso ci dice che i suoi piatti hanno girato il mondo. A volte non trova le parole ma annuisce quando Manuela finisce per lui la frase appena iniziata.
I suoi piatti speciali sono arrivati fino in Cina, dove è andato a insegnare a chef cinesi. Terminata, la cena ci accompagnano in una sala piena di foto.
Nino è ritratto sorridente con attori, cantanti, personaggi della cultura. La sua simpatia e versatilità l’hanno portato a interpretare piccole parti in alcuni film. Il primo nel 1979, l’ultimo nel 2001. Tristemente, accenna a fatica un saluto mentre andiamo via.
Salendo in macchina ripenso al suo sguardo perso da bambino che sta dimenticando tutto, ma che noi non dimenticheremo. Siamo alla fine di questo mini tour, ancora qualche curva e saremo di nuovo al mare, lasciamo questi paesaggi magici e selvaggi, le sue storie, i suoi sapori, il diario di viaggio da domani si arricchirà di nuove tappe e altri racconti.
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