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Uno splendido isolotto di 200 anime: cosa fare (e vedere) nella più antica delle Eolie

Fa parte dell’arco occidentale dell’arcipelago delle Eolie, è la quinta in ordine di grandezza e geologicamente è la più antica. Vi portiamo nella splendida Filicudi

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 16 agosto 2023

L'isola di Filicudi

Salina, Panarea, Vulcano, Stromboli, Lipari, Alicudi e… Filicudi. Sono le 7 isole che compongono l’arcipelago delle Eolie.

Ognuna di esse manifesta una propria identità costruita nel tempo e Filicudi, nella sua bellezza profonda, racchiude una serie di eventi storici, archeologici e ambientali che possono essere visitati con un soggiorno indimenticabile.

Insieme ad Alicudi fa parte dell’arco occidentale dell’arcipelago e geologicamente è la più antica.

È la quinta in ordine di grandezza. Di origine vulcanica, i 7 crateri dai quali è formata sono inattivi da migliaia di anni e tra tutti, Fossa delle Felci è quello più alto.

Perché la scelta è caduta proprio su questo isolotto sperduto e di appena 200 anime che vivono tra i centri di Filicudi Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a mare, Canale e Rocca di Ciavoli?

Le motivazioni sono molteplici - da conquistare nei 3 giorni vissuti senza sosta.
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Il primo giorno, una volta messo piede sull’isola, la concentrazione si basa sugli aspetti di natura storico-archeologico. Anticamente, Filicudi era nota col nome di Phoinikoussa (in greco) e successivamente in Phoinikodes.

Entrambe le varianti sono costituite da una prima parte che significa palma nana. Successivamente (il nome) fu latinizzato fino a trovare la variante attuale.

Una prima escursione porta dritti a Capo Graziano. È sede di vari e ampi abitati preistorici risalenti al periodo del Neolitico e poi all’Età del bronzo. Si possono osservare delle capanne ovali nel lato che congiunge la Montagnola a C. Graziano.

Un abitato più vasto si trova proprio sull’altura della Montagnola che si raggiunge partendo dal porto. Si ipotizza che il villaggio sia andato distrutto nel XIII sec. a.C. Sono state rinvenute anche delle sepolture. Invece, sulla costa Sud-Ovest dell’isola, è stato ritrovato un masso con un’iscrizione greca.

I segni del "classico" sono ridotti a ceramiche con vernice nera di epoca greca e di terra sigillata del periodo romano trovate nelle contrade Siccagni e Zucco Grande (da visitare in seconda battuta).

Quest'ultimo, rappresenta un "ritorno al passato". Era il centro dell’isola - raggiunto grazie a una mulattiera - e l'abbandono testimonia la grande migrazione di filicudari verso le zone del Sud America e l’Australia per trovare nuove fortune.

Dopo tanta fatica è giunta l’ora del meritato riposo con un tuffo nelle acque cristalline. Il colore (verde) è vivace, d’una tonalità accesa che sembra "spingere" qualsiasi tipo di spiaggiante. La sera, come d’incanto, un leggerissimo venticello accompagna la parte ultima della giornata.

Un momento appagante per ritrovare le energie “sprecate” durante le camminate. Il secondo giorno segna la conquista della natura e di Fossa delle Felci a 774 mt. Per evitare le ore calde o fenomeni climatici impazziti, è consigliabile svegliarsi presto. Il cammino, dal centro del paese, è suggestivo e ricco di emozioni.

Si sale una parte di gradoni e poi, su sentieri. Parte del tracciato si intensifica nelle campagne isolane. Un tempo, lontano, il territorio era coltivato nella sua interezza e, nonostante le difficoltà, si incontrano colture di capperi, oliveti, viti, cereali, pomodori, patate e… naturalmente fichi d’India! Si attraversano dei luoghi abbandonati e disabitati.

Ogni passo sembra interminabile fino alla conquista della cima! Si scorge Alicudi nella sua forma rotonda. Tutto è scandito dai suoni degli uccelli. Magari è un falco pellegrino o della regina o forse, il falco cuculo.

Una delle caratteristiche è naturalmente la macchia mediterranea. Difatti, dal punto di vista ecologico Filicudi è protetta dall’Unesco in quanto Patrimonio dell’Umanità. Il pomeriggio (di relax) è dedicato alla scoperta delle spiagge.

Le più importanti sono quelle delle Punte dove il fondale è basso e si raggiunge in pochi minuti partendo dal porto. La spiaggia del Porto è bagnata da un mare azzurro e cristallino. La spiaggia di C. Graziano si può scoprire durante un’escursione in barca. Il terzo giorno è quello giusto per un giro attorno alle costa.

I pescatori sono cordiali e organizzano delle gite alla scoperta di una Filicudi nascosta. L’isola è arricchita dalla presenza di profonde grotte e scogli “disegnati” dalla natura.

Tra le bellezze più importanti vanno ricordate la grotta del Bue Marino dove vivevano le foche monache. Merita attenzione anche lo scoglio Canna (74 mt.). È l'habitat naturale di una specie di lucertola endemica (evoluta autonomamente). Gli ultimi bagni “provano” a rallentare la conclusione del breve soggiorno.

Merita una visita la sezione distaccata del museo Bernabò di Lipari. La sera, l’ultima in programma, è un susseguirsi di pensieri.

La mente vaga al pre-1986 quando, ancora, la corrente elettrica non esisteva sull’isola. Grazie a un impianto di generazione a gasolio gli isolani fruirono di un servizio importante.

Da quel momento cambiò il modo di vivere dei filicudiani. Chissà come si viveva senza luce, lontani dalla tecnologia del tempo e oggi, senza, come si affronterebbe la vita quotidiana.

Le bellezze di Filicudi non si fermano a un semplice racconto personale. Chi ama le immersioni può addentrarsi nelle grotte del Maccatore e Gamberi. Calarsi nei fondali alla ricerca di aragoste, gamberi, ricci melone e gorgonie rosse.

Poi, la storia è ricca di fascino con i relitti (A-C-E-F) scoperti e localizzati in diversi periodi e punti strategici. Ognuno racconta una storia passata mentre il tempo scorre inesorabile e il tramonto a Pecorini Mare lascia tutti col fiato sospeso.
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