TRADIZIONI
Una tradizione ferma nel tempo da oltre 200 anni: chi sono gli ultimi "luppinara" di Sicilia
La Reitana è un luogo che trasuda vita e storia, oltre che acqua. Qui infatti da ben 238 anni resiste e lavora la famiglia Chiarenza con Pippo, vera memoria storica vivente
Lupini
La famiglia Chiarenza tramanda questa attività da circa 230 anni. A Reitana, una frazione di Aci Catena, nella valle delle Aci sembra che il tempo sia rimasto sospeso tra usanze e sapori di un tempo.
Qui, infatti, grazie ad una tradizione che dura da oltre 200 anni, è ancora possibile trovare i lupini e i luppinara. La domenica mattina sono in tanti a fermarsi dal signor Chiarenza, proprio di fronte alla piazza della Reitana, per comprare i gustosi legumi.
Un rituale che non conosce età. La Reitana è un luogo che trasuda vita e storia, oltre che acqua.
Qui, infatti, com’è tipico dell’area etnea, si contano ancora molte sorgenti di acqua dolce che, grazie alle numerose fratture del terreno, riescono ad insinuarsi e sgorgare all’esterno.
Proprio alla Reitana, l’abbondanza di acqua ha contribuito, a partire dal XVI secolo, alla formazione di una "via dei mulini" che ha poi dato origine a varie attività tra le quali la produzione di lupini.
Come racconta Lucio Cutuli, nativo della zona, «l’attività dei luppinara fino agli anni ‘60 era molto sviluppata nella zona, c’erano quattro famiglie adibite alla vendita di questi legumi. Oggi è rimasta solo la famiglia Chiarenza e, come i lupini, anche loro sono lì da secoli».
Pippo Chiarenza, storico proprietario del maceratoio, è ormai la memoria storica vivente di molti avvenimenti e cambiamenti.
L’attuale vasca presente all’interno del suo stabilimento faceva parte di un gruppo di cinque vasche appartenenti a proprietari diversi della sua stessa famiglia ed è la più antica.
La costruzione risale al 1415 e appartiene alla sua famiglia da ben 238 anni. Le storie legate ai lupini, in questa piccola frazione nel comune di Aci Catena, sono davvero tante.
«I ragazzi che non andavano a scuola compravano, con pochi soldi, una cesta di lupini che poi andavano a vendere nei paesi limitrofi, contribuendo al fabbisogno delle proprie famiglie.
Spesso prima di acquistare i legumi, i luppinara si raccoglievano davanti i rivenditori per giocare a ciapelle - il gioco che prendeva il nome dai questi pezzi di pietra levigata dalla forma simile a quella di un piatto, usati per sfidarsi – giocandosi i pochi soldi che sarebbero dovuti servire al loro acquisto dei lupini.
Quando qualcuno perdeva il poco che aveva e non poteva più comprare nulla, era lo stesso proprietario che glieli dava a credito per poi ricompensare il giorno dopo il debito» continua Lucio. I lupini erano il cibo di chi non disponeva molti soldi. Faceva da antipasto, primo e secondo.
Oggi le proprietà di questi legumi sono molto note, vengono infatti consigliati per le qualità organolettiche, proteiche, antiglicemiche e per ridurre il colesterolo nel sangue. I lupini possono essere consumati anche dai celiaci perché privi di glutine.
Inoltre per la quantità di azoto che le piante riescono a condensare, in passato venivano spesso utilizzate come fertilizzanti naturali: quando arrivavano al punto della fioritura infatti, venivano tagliate e tranciate, si passava sopra con l’aratro per trasformarle in concime azotato per il terreno. I ricordi di Lucio sono ancora molto vivi, «in genere u luppinaru preferiva mangiare i lupini più molli che stavano in acqua per più tempo.
Una volta raccolti venivano posti dentro enormi ceste intrecciate di canne, oggi di alluminio, all’interno di una vasca in acqua corrente per un periodo che andava dai cinque ai venti giorni. Così l’amaro dei semi diminuiva progressivamente. I lupini ammollati venivano poi fatti bollire in un’enorme caldaia, raffreddati e nuovamente lasciati in immersione».
Il procedimento è rimasto sempre quello nonostante siano passati secoli.
Al momento della vendita vengono mescolati con il sale. Una volta a casa, per renderli ancora più sfiziosi, basta seguire il suggerimento di Lucio e aggiungere una cipolla tagliata sottile, olio, un po’ di limone spremuto e un pizzico di peperoncino.
Il piacere sarà assicurato. Provare per credere! Non resta che recarsi una delle prossime domeniche dal Sig. Chiarenza per comprare i lupini e continuare la tradizione.
Ditegli che vi manda Lucio!
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