STORIA E TRADIZIONI
Una storia bellissima e terribile quella di villa Aurea: apre il giardino di sir Hardcastle
Siamo ad Agrigento, sulla valle dei Templi, e i viali che attraversano il giardino riportano indietro ai primi del Novecento tra siepi profumate di mirto, rosmarino e lavanda
Villa Aurea ad Agrigento
Tra cespugli e macchia mediterranea, si scoprono i resti di una necropoli paleocristiana con ipogei e tombe ancora visibili.
Era il 1921 e un cinquantenne capitano della British Navy che aveva combattuto durante le guerre coloniali inglesi, giunge nell’ (allora) Girgenti: Sir Alexander Hardcastle ha la passione dell’archeologia e comprende subito che la Valle dei Templi è un tesoro inestimabile sì, ma drammaticamente abbandonato, come già scriveva Goethe nel 1787.
E decide non solo di restare, ma di mettersi al lavoro. Dodici anni intensi e straordinari, in cui Hardcastle, con l’aiuto dell’archeologo veronese Pirro Marconi (marito di Iole Bovio Marconi, tra i primi direttori del Museo Nazionale, poi Salinas di Palermo, colei che salvò i reperti dai bombardamenti del ‘43), regala una nuova vita alla Valle dei Templi.
Il resto della storia è bellissimo e nello stesso tempo terribile: sir Hardcastle spende i suoi averi per recuperare la Valle, finanziando campagne di scavo e di restauro, rialzando colonne, acquistando terreni.
Finisce in copertina sul Times, con i templi alle spalle. Ma il crollo di Wall Street è alle sue spalle e lo lascia povero. E pazzo. Prima di essere rinchiuso in manicomio – dove morirà poco dopo per una brutta depressione – Hardcastle conduce a buon fine l’unica possibilità rimastagli: vende Villa Aurea allo Stato.
Non servirà a nulla: da mecenate ricercato diventa povero in canna, se lo mangia la depressione, vaga sconvolto e stracciato per la Valle. Sarà ricoverato nel manicomio di Agrigento – il più grande e degradato d’Europa - dove morirà dopo pochi mesi, il 27 giugno 1933.
Chiese di essere sepolto nel cimitero agrigentino di Bonamorone, nel punto più vicino al muro di cinta dove volle fosse aperta una piccola finestra per poter osservare, in eterno, i suoi templi. E ad Agrigento, per indicare un personaggio sopra le righe, stralunato, si usa il detto "pare l’inglese scordato ai templi".
Ma oggi riapre il giardino voluto dal sir, mentre la sua villa già dal 2008 è la sede di rappresentanza del Parco archeologico e ospita mostre temporanee e manifestazioni.
Il giardino di Villa Aurea – in parte realizzato sui resti di una necropoli paleocristiana con ipogei e tombe ancora visibili – offre un vero viaggio sensoriale nella macchia mediterranea, tra specie esotiche ed esemplari rari, come l’Eucalyptus erythrocorys, forse unica presenza nei giardini storici siciliani.
I viali che attraversano il giardino permettono di scoprire resti archeologici, che appaiono tra siepi profumate di mirto, rosmarino e lavanda, alternati a scorci sui templi, sulla campagna agrigentina, coltivata a mandorli e olivi, e sulla pianura verso sud fino al Mediterraneo.
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