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Una seconda vita per San Giuseppe: la statua da restituire (e da restaurare) a Marettimo

Oggi la statua, custodita all'interno della chiesa Maria Santissima delle Grazie, necessita di restauro: l'appello alla comunità dell'isola di Marettimo

Jana Cardinale
Giornalista
  • 31 dicembre 2024

È grande sull’isola di Marettimo, la più lontana delle Egadi, la devozione per San Giuseppe, suo patrono, che risale ai primi del 1900.

Fu il sacerdote, Don Mario Zinnanti, che cercò di infondere in modo più significativo alla popolazione i valori dell'unità familiare simboleggiata proprio dalla figura del padre putativo di Gesù.

San Giuseppe e la Sacra Famiglia furono in quegli anni presi ad esempio in un momento delicato per la comunità marettimara: anni di forte emigrazione dall'isola e periodo di epidemie di colera, spagnola e altro.

Il 2 aprile del 1908 arrivò sull'isola la statua "du Patriarca di SanGnuseppe" che viene ancora venerata il 19 marzo. E dall'ottobre del 2002 San Giuseppe diventa ufficialmente Santo Patrono dell'isola di Marettimo.

Oggi la statua, custodita all'interno della chiesa Maria Santissima delle Grazie, necessita di restauro, e per questo viene lanciato un appello alla comunità e a tutti gli amici di questo luogo incontaminato e dalla natura rigogliosa, per un sostegno finalizzato a reperire fondi.
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«Il restauro – dice Don Alberto Genovese, vicario generale della Diocesi di Trapani – sarà curato dalla ditta "La Partenope Restauri di Elena Vetere", sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Trapani, ed è stato rinviato a dopo marzo, ossia dopo i festeggiamenti tradizionali in onore di San Giuseppe, perché c’è voluto del tempo per ottenere tutti i permessi da parte della Soprintendenza, che sono appena arrivati.

Saranno necessari alcuni mesi, ma entro un anno dovrebbe essere completato. La cifra utile si aggira sui sette, otto mila euro.

Già in passato la statua era stata sottoposta a restauro, ma adesso ne occorre un altro e la stessa ditta che è venuta per il sopralluogo e per le varie foto, in seguito alle quali ci ha fornito un preventivo, ci conferma che se non si provvederà, si andrebbe sempre più incontro a deperimento.

Le offerte per il santo sono sempre numerose e fornite con slancio a dimostrazione del legame dell’isola con i suoi cittadini emigrati. Ogni tanto arriva qualche somma di denaro in dollari, che è proveniente chiaramente dall’America».

Don Alberto Genovese da alcuni anni organizza la parte religiosa sull’isola, assicurando le messe domenicali e in estate una presenza più costante in chiesa per le funzioni sacre.

Ben due iban sono stati già messi a disposizione della collettività, per quanti volessero contribuire attraverso donazioni con la causale "Restauro Statua San Giuseppe Marettimo", o alla Parrocchia Maria Santissima delle Grazie Marettimo (IT68L0306981860100000000653) o al Comitato religioso Festeggiamenti San Giuseppe in Marettimo (IT36L0760116400001068968476).

Intanto sono già entrati nel vivo i preparativi per i tre giorni di festa in occasione dell’attesa ricorrenza: evento che si celebra anche nella comunità marettimara residente a Monterey, in California.

Il presidente del comitato festeggiamenti San Gjuseppe è Tommaso Arancio, che dice: «E’ un ritorno a casa per molti, un ritorno alle origini per chi vive fuori da Marettimo e per la comunità sparsa in tutto il mondo o in Europa, come la Germania, la Francia, la Spagna, oltre che l’America.

Il 17, 18 e 19 marzo sono tre giorni di festa memorabili e il programma è già in fase di sviluppo; ci riuniremo presto per discutere delle iniziative da attuare.

Il nostro – aggiunge Tommaso, presidente da un anno – è un comitato inclusivo, composto da donne, uomini e giovani, mentre prima era formato solo dai pescatori.

Nasce nel 1991 e via via si sviluppa e si ingrandisce comprendendo tutti, giovani e meno giovani».

L’aria di festa anima il paese sin dalla vigilia quando, dopo l’alza bandiera con l’immagine del santo, la banda musicale rallegra ogni via.

La sera del 18 tutti assistono al rito della ‘Duminiara’ in cui si fanno ardere tre cumuli di fascine di legna rappresentanti la Sacra Famiglia.

Nel fuoco centrale, come vuole la tradizione, si bruciavano le vecchie barche al grido di ‘Evviva u Patriarca di San Gnuseppe’, seguito da un corale ‘Vivaaa’.

L’indomani nella piazza principale si allestisce un palco addobbato con ramoscelli di mirto. Tutto è pronto per il momento più commovente della festa, il rito dell’Alloggiate rievocante la fuga in Egitto.

Il rito religioso, celebrato solitamente dal vescovo di Trapani, è seguito dall’Ammitata di Santi, il tradizionale pranzo preparato per la Sacra Famiglia.

La musica della banda accompagna, poi, un rito collettivo in cui si mangia pignolo, petra mennula, cubbàita di giuggiulena, cassateddre di ricotta, dolci tipici che per devozione vengono offerti dalle famiglie.

L’ultimo giorno dei festeggiamenti si distribuiscono tre panuzzi per ogni famiglia ricordando così quanto il Santo Patrono dell’isola sia protettore non solo dei lavoratori e della famiglia ma soprattutto dei poveri.

Sono giorni di gioia e coinvolgimento in cui sacro e profano si mescolano armonicamente. I tradizionali giochi, i balli e gli spettacoli che allietano la serate regalano a ognuno, e in particolare agli emigrati nella terraferma e all’estero, che quasi annualmente tornano in questa occasione, la consapevolezza del valore profondo che ha il legame con la propria terra.

L’inizio della primavera alle Egadi è proprio segnato da questa festività, sicuramente la ricorrenza più importante per la comunità di Marettimo, fatta di riti antichissimi che si tramandano da padre in figlio e che caratterizzando un ponte generazionale che sembra resistere anche ai nuovi stili di vita della modernità e che accomuna il senso dell’appartenenza di tutta un’intera comunità.

Il prossimo San Giuseppe sull’isola che mancherà è u Zu Peppe Bevilacqua, scomparso a 100 anni: era lui il cerimoniere dell'antico rito dell'Alloggiate e l’animatore dell’intera ricorrenza.

Era uno dei volti più noti dell’isola, la memoria storica, il volto delle celebrazioni con la tradizionale ‘tuppuliata’ della Sacra Famiglia nel portone della chiesa.

U zu Peppe era uno dei figli dell’isola e ne rappresentava l’identità e lo stesso legame che ogni marettimaro ha con le sue origini.

Una figura che sicuramente resterà per sempre nei cuori della comunità egadina. Come San Giuseppe, che sarà sottoposto a restauro per splendere tra la sua gente ancora di più e a lungo.
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