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Una giornata al Parco archeologico di Selinunte: qui si "arricrìano" occhi e spirito

Un momento vissuto all’insegna dell’abbandono totale della quotidianità per immergersi nel mondo antico che ha segnato pagine interessanti di questa colonia megarese

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 6 maggio 2022

Grazie all’impegno dell'Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana è stato possibile visitare gratuitamente per una giornata i parchi archeologici e musei regionali. Una volontà dettata dal voler dare la possibilità di vivere appassionatamente dei luoghi incantevoli.

Il parco archeologico di Selinunte è stato letteralmente invaso da ben 2363 visitatori. Appassionati, curiosi, stranieri e locali che hanno assistito a uno scenario di ineguagliabile bellezza storico-archeologico.

Un momento vissuto all’insegna dell’abbandono totale della quotidianità per immergersi nel mondo antico che ha segnato pagine interessanti di questa colonia megarese. Si è avvertito un colorito e acceso dibattito tra i turisti presenti, cercando di disquisire con dei paragoni tra i vari parchi e lasciandosi trasportare dalle guide presenti.

Un modo per vivere sensazioni uniche. Durante l’ingresso verso la passerella per la visita del tempio E ( Hera), un immenso afflusso si è concentrato in massa di fronte allo stesso.
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La bellezza ha saziato l’appetito dell’attento osservatore rimanendo ammaliato di fronte a cotanta maestosità. Il suddetto tempio è quello meglio conservato, in virtù di una ricostruzione avvenuta tra mille polemiche. Appartiene al periodo di transizione tra dorico arcaico e periodo classico. Entrando al suo interno, incredibilmente l’occhio rimane folgorato dalla grandezza delle sei colonne sul fronte e le quindici sui lati lunghi.

Se potessimo concentrare un’intera visita al tempio citato, sicuramente lo faremmo. Nel mezzo dei gruppi organizzati e sparuti visitatori, bisogna incamminarsi verso il tempio F e G per non rimanere impelagati col tempo a disposizione. Alcune decine di metri separano i templi e la differenza è nota e ampiamente visibile.

Probabilmente dedicato a Dionisio (F), rappresenta il tempio più meridionale della collina orientale. Tra i cenni storici da menzionare, senza dubbio la grandezza dovuta alle sei colonne di fronte e quattordici sui lati. Rappresentava un’evoluzione degli schemi arcaici molto allungati alle proporzioni più equilibrate.

Scattare delle foto è doveroso, altrimenti rimarrebbe quell'amaro in bocca per un presunto errore commesso. Sembra che siano collegati l’uno con l’altro ma, il tempio G ha caratteristiche diverse rispetto al precedente. Dedicato probabilmente ad Apollo, era di ordine dorico e rappresentava in grandezza il secondo tempio dopo quello di Zeus Olimpio di Agrigento grazie alle 8 colonne poste di fronte e 17 sui lati.

Durante le visite personali, spesso evitiamo d’intrufolarci nel mezzo dei blocchi e non assaporiamo il contatto diretto con la storia. Invece, la possibilità di addentrarsi è data da alcune rientranze e questo ci permette di vivere degli aspetti visivi intensi. Gli ultimi due templi sono totalmente crollati, tranne una colonna del tempio G ( detto fuso della vecchia) ricostruita. Un leggero venticello proveniente da ovest spinge verso due soluzioni. La prima dritta all’uscita e la seconda, verso il museo.

Optare per la seconda assume un significato squisitamente importante: si continua con la visita. Sono presenti diversi reperti e sommati a quelli che si trovano collocati presso il Museo Archeologico Regionale Salinas di Palermo, evidenziano l’importanza rivestita dal sito. Una volta terminato, ci sarebbero un paio di indicazioni da seguire.

La prima è quella di salire verso la collina di Manuzza con visita dell’Agorà e delle necropoli di Manuzza e quella in località Bagliazzo - Galera. Purtroppo, dopo l’alluvione che ha investito la città di Castelvetrano e Selinunte, il direttore ha deciso di chiudere temporaneamente il percorso.

Quindi, non rimane altro che l’accesso dopo alcune centinaia di metri di cammino verso l’Acropoli. Affrontando con le dovute pinze la salita, finalmente si giunge alle mura. Da lassù lo scenario propone delle immagini invitanti che regalano paesaggi fantastici. Il mare è leggermente mosso e riscaldato dal calore del sole.

La spiaggia
vuota è rinvigorita dalla presenza di piccoli stormi di uccelli che popolano il parco. Un ultimo tratto di salita e si entra nella zona dell’Acropoli. Lo sguardo volge dritto al tempio C. Di ordine dorico, rappresenta uno dei templi più antichi di Selinunte. Dopo l’ anastilosi ( ricostruzione fedele), rimase in piedi un lungo tratto del colonnato nord. Restaurato, dopo 12 anni sono state tolte le impalcature.

Nella facciata erano scolpite 10 metope ad altorilievo che risaltavano il vigore plastico. Quello che rimane di esse, si trova presso il museo Salinas di Palermo. Il tempo stringe inesorabilmente ma la convivenza con l’aspetto storico merita ancora il suo spazio necessario. Da una foto scattata in lontananza, è possibile scorgere i ruderi dei templi A e O.

Anch’essi meritano di essere osservati e scoperti nella loro importanza. Rimangono pochi avanzi; il basamento, qualche rocchio e l’ara - furono costruiti tra il 490 ed il 460 a.C. Nel tempio A ( dedicato ai Dioscuri) è presente un pavimento a mosaico con la raffigurazione della dea fenicia (Tanit). Il tempio O era dedicato a Poseidone e non, ad Atena.

Entrati nella seconda area sacra, è possibile scorgere un sacello (Megaron) forse destinato alle offerte dei fedeli. Alla sua destra ecco il tempio B in cattive condizioni. Rappresenta la modesta rinascita religiosa della città.

Dopo il tempio C, segue quello D dove sono state rinvenute alcune metope all’interno di un tempietto (Y). La visita andrebbe consolidata con una discesa verso il santuario della Malophoros e la collina occidentale della Gaggera. Anche in questo caso, l’alluvione ha causato dei danni e tolto una possibilità unica a molti visitatori.

Quindi, bisogna alleviare la delusione momentanea e procedere con una camminata verso la porta nord. Un viale tra rovine, silenzio e vegetazione. Un albero dalle dimensioni particolari e le forme strane prova a simboleggiare la magnificenza del luogo e controlla il passaggio di ogni singolo turista.

Da un lato, le campagne selinuntine con pascoli e vegetazione. Dall’altra, il profumo dei fiori ( lu maiu) afferra lo sguardo e lo trascina verso il mare. La passeggiata non è terminata e tra fortificazioni e mura rimette in sesto quell’animo leggermente scosso dalle mancate visite.

Questa volta sembra che sia giunta l’ora del ritorno e mestamente chini il capo e ti avvii verso il parcheggio. I passi sono pesanti ed il motivo sembra riconducibile alla conclusione della visita. Rimane impresso un luogo magico, immenso e coltiva “ quasi speranza” per le future generazioni.

Ti lascia un messaggio, un monito di assoluta veridicità. Quale?

«Selinunte non è una classica tappa di passaggio ma un lussureggiante arrivederci alla prossima visita».
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