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Un viaggio nelle 5 case più infestate della Sicilia: il (vero) horror e dove trovarlo

Vi prendiamo per mano e (nel periodo giusto) vi portiamo alla scoperta di luoghi dove si dice dimorino spettri e dove si avvertono suoni e presenze inquietanti

Balarm
La redazione
  • 23 ottobre 2024

La "casa delle tre sorelle" a Siracusa (foto di Rossella Papa)

Nella Sicilia Orientale c’è una strana villa, un’antica masseria appartenuta alla nobile famiglia dei Giacarà - formata da intellettuali e militari - e conosciuta con il nome de La casa dei tre tocchi o "La casa delle tre sorelle": un posto che fa paura, e non a caso è la casa di fantasmi più famosa di Siracusa.

È solo una delle case infestate che conosciamo in Sicilia. Alcune sono molto note, altre invece defilate. In città come Palermo un tempo si vociferava di interi quartieri infestati. Tutte però hanno un fattore comune: sono spaventose.

Tornando alla "casa dei tre tocchi" una prima leggenda si riferisce ai Baroni di Fontane Bianche, che vivevano qui con la figlia fino a quando una sera dei ladri si introdussero in casa per rubare, e, colti sul fatto, uccisero i due baroni, tagliarono la testa alla bambina e la gettarono dentro il pozzo. Qualcuno racconta che nelle notti in cui la luna è colma di lume si vede la testa della ragazzina, nel cerchio d’acqua del pozzo, che piange e strepita come un’ossessa.
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Un’altra leggenda riferisce che intorno al 1800 l’unica figlia dei proprietari della casa si fosse innamorata di un militare di ventura, contro l’opposizione del volere paterno. I due amanti morirono, uccisi o per loro scelta.

Più dentro la storia vera, pare, il racconto delle tre sorelle che abitavano la villa. Erano brutte, le ospiti della casa, sole al punto tale da non riuscire a trovare marito, segregate a una solitudine atroce che le fece morire non senza una maledizione lanciata a tutti coloro i quali passavano nei loro pressi: chi non avrebbe bussato alla porta tre volte in segno di rispetto avrebbe finito i suoi giorni per morte violenta.

Della prossima casa infestata ne parla addirittura Pirandello ne "La vita nuda", uscito nel 1922 per i tipi di Bemporad. Tra i suoi racconti ce n'è uno che parla proprio di fantasmi. Siamo ad Agrigento, e la descrizione del luogo, per chi vive in questa parte della Sicilia è immediatamente riconoscibile.

La novella ha per titolo La casa del Granella, e la cosa curiosa è che la casa è ancora lì, intatta, con le persiane chiuse, i balconi ammalorati, e con la stessa atroce solitudine del racconto. Negli ampi magazzini al pianterreno, tra le enormi pareti di tufo, emergono bellissimi archi.

Pirandello, con tutta probabilità, deve aver scritto traendo spunto da un pettegolezzo che collocava fra quelle pareti la presenza di "spiriti infernali", come lui li descrive, e questa fantasia non ha smesso di assurgere a verità popolare, conclamata nella forma di un convincimento lapalissiano, per cui i fantasmi esistono e sono lì e non c’è verso che se ne vadano a un’altra casa che non sia la loro.

Più di un trentennio addietro, le stanze della casa del Granella furono adibite a classi di una scuola elementare; un sito provvisorio, circoscritto ai bambini del quartiere, e, difatti, dopo pochi anni l'immobile tornò chiuso.

Ma a sentire qualcuno quella scuola ebbe vita breve proprio a causa dei fantasmi, e qualche maestra e un bidello lamentarono senza imbarazzo fenomeni sospetti: porte che si aprivano da sole, folate di vento inspiegabili, rumori che non avevano un’origine precisa.

Per la prossima storia dell'orrore ci spostiamo a Mascalucia. Già di per sè ha un nome enigmatico e surreale, possiede il fascino stesso di un comune vivace e popoloso nei pressi di Catania che per molti anni è stato luogo di villeggiatura estiva e che con il tempo ha assunto una sua fiera identità municipale, ricca di orgoglio e di tradizioni.

È qui che prende avvio e si conclude un mistero senza tempo, uno di quei misteri che fanno davvero paura. secondo la leggenda dei fenomeni paranormali che insistono varcata la soglia di quel recinto: la repentina sensazione di freddo, i rumori e i lamenti che fanno eco tra le mura, e non per ultimo l’avvistamento di alcune figure spettrali.

Di notte, al buio, perché nella luce del sole agli spiriti succede la condizione del degrado, cui si era tentato di provvedere con alcuni lavori di restauro in seguito all’acquisto dell’immobile, ineluttabilmente conclamato da un violento incendio che alcuni anni fa ha colpito la struttura. E però la bellezza fatica a cedere, e l’eleganza svetta contro l’ignominia del tempo.

Se a Cefalù si chiedono notizie di Aleister Crowley, la Bestia 666 – scrittore, esoterista, fondatore del moderno occultismo e creatore di una religione magia fondata sulla magia sessuale e sulla via della mano sinistra -, gli abitanti cedono al colloquio ma si fanno vaghi, e le informazioni sulla vecchia casa del mago si smentiscono con sottilissimo dolo.

Chi dice sia di fronte al cimitero, chi sulla strada che porta a Gibilmanna, e chi infine in contrada Santa Barbara, dove in effetti si trova. Si imbocca una salita, tra rifiuti e incolture, fino ai ruderi di quella che è stata l’Abbazia di Thélema, antica dimora di pratiche rituali e orge violente.

Il tempio crowleyano fu abbandonato e cadde nell’oblio, salvo un documentario girato da Kenneth Anger insieme al sessuologo Alfred Kinsey e allo scrittore Fosco Maraini, cui si devono i rarissimi scatti delle pitture pornografiche che erano state ricoperte per volontà delle autorità ecclesiastiche dell’epoca.

A Palermo invece non era infestata solo una casa ma interi quartieri. Secondo un’antica tradizione gli abitanti del Borgo e della Kalsa credevano che gli “spiriti” fossero angeli scacciati dal Paradiso e costretti a vivere sulla terra.

Nelle case si teneva sempre un lume acceso, per rischiarare il buio e tenere così lontani gli spettri che, durante il giorno dimoravano nei vecchi palazzi disabitati, solitari e abbandonati, dove nessuno osava mai entrare e di notte, col favore delle tenebre, venivano fuori e vagavano, alla ricerca di un corpo in cui incarnarsi.

Spesso queste presenze inquietanti si manifestavano con fischi, strani stridori, suoni di campanelli e con un forte rumore di grosse catene. Se si diffondeva la voce che una casa era infestata dai fantasmi difficilmente il proprietario sarebbe riuscito ad affittarla.
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