ARTE E ARCHITETTURA
Un (vero) giardino urbano nel cuore della Sicilia: la villa del barone che devi vedere
La sua storia comincia nella metà dell'800 quando diviene un giardino botanico. Ai primi del '900 invece si trasforma un hotel conosciuto in tutta Europa. La storia

Cartoline ilustrata Hotel des Temples
Tra le varie successioni di baroni, imprenditori e guerre, la villa oggi è frutto di quella che è stata la situazione storico-economica di Agrigento nel corso del tempo ma anche del ruolo che attualmente ricopre, quello di Agrigento Capitale della Cultura 2025.
In occasione di tale evento infatti, la villa è sede di una mostra-reportage che fa parte di un progetto: Countless Cities 2025-Biennale delle Città del Mondo, portato avanti da Farm Cultural Park.
Prima di approfondire gli aspetti attuali però, occorre immergersi nella sua storia per comprendere quel che è stato fin dalle sue origini. Il nome dell’edificio si deve al Barone Ignazio Genuardi, nato nella città più piccola d’Italia (Comitini,1819), che decise di far costruire la villa in contrada Colleverde e di utilizzarla come villa di campagna, tipica usanza dei nobili ottocenteschi.
Il barone, che era il più ricco possidente di Agrigento grazie ai suoi palazzi ma soprattutto alle sue miniere era la figura di riferimento nel panorama solfifero siciliano e non, ma a causa della crisi del deprezzamento dello zolfo e dell’ascesa imponente sul mercato minerario di altre nazioni tra cui Francia ed Inghilterra dovette dichiarare il fallimento e vendere la sua proprietà, che passò nelle mani della famiglia Ragusa.
Ed è proprio da questo momento in poi che quella di Villa Genuardi diventerà la storia di un luogo che cambia non solo esteriormente ma anche nel ruolo e nella funzione; infatti Enrico Ragusa imprenditore palermitano, una volta giunto ad Agrigento, trasforma villa Genuardi in un hotel, l’Hotel des Temples che diviene uno dei più importanti hotel d’Europa.
Egli essendo un appassionato di botanica inizia ad abbellire il terreno adiacente, con arbusti e piante tropicali e dà vita ad una struttura lussuosa costituita da sessanta camere.
Negli anni Venti però l’hotel venne ceduto alla famiglia Trippi e fu proprio Leonardo Trippi ad ampliare ulteriormente il giardino, oggi bene prezioso della città, e ad arricchirlo con piantagioni tropicali e subtropicali, diventando la più grande piantagione europea di Papaia.
Durante la guerra, questo luogo, cambia nuovamente la sua funzione poichè prima è occupato dai tedeschi che lo saccheggiano e nel 1943 dagli americani che ne fanno il loro quartier generale.
Dopo anni di saccheggiamenti e guerre che ne determinarono degrado e incuria, l’Assessore Regionale agrigentino La Loggia si adopera per farlo acquistare dalla Regione Siciliana, anche perché nel sottosuolo adiacente alla struttura vi era un’importantissima fonte di ricchezza e cura, l’acqua termale.
La gestione della sorgente, teoricamente dove essere compito dell’azienda Autonoma delle Terme della Valle dei Templi di Agrigento cosa che poi realmente non avvenne. Tra vari eventi storici e infinite vicissitudini, si arriva ad oggi.
La villa oggi, è sede della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, ospita corsi di Laurea legati ai beni culturali del polo territoriale di Agrigento dell’Università degli studi di Palermo ed ha un giardino che rappresenta la bellezza di quel che è ed è sempre stato.
Oltre agli alberi di ulivi, mandorli e un grande carrubo scavato dai segni del tempo, vanno citati anche i fichi d’India, i melograni, le palme, i pini, i cipressi, l’aloe, l’arancio, il rosmarino, la lavanda, l’alloro, l’oleandro e molte altre specie che rendono lo spazio esterno una riserva di odori e biodiversità.
All’interno invece, è l’arte che ne fa da padrona poiché si possono ammirare passato e presente; il passato è rappresentato da vari tipi di guttus, piccoli vasi risalenti al V secolo A.C, che contenevano liquido versato a goccia a goccia (il nome deriva dal latino “guttae”, significa “gocce”) attraverso un beccuccio; venivano utilizzati per servire il vino ma erano anche legati al rito funerario poiché ci sono state numerosi ritrovamenti nelle Necropoli.
Il presente invece è costituito dall’atmosfera di Varanasi che emerge grazie al reportage fotografico (visitabile gratuitamente) di Andrea Marchegiani che racconta la vita della città indiana e la sacralità del fiume Gange come luogo attorno al quale ruota la dimensione del quotidiano e della spiritualità.
Tra cambiamenti e storia, tra passato e presente, tra mandorli e aranci amari, Villa Genuardi rappresenta un luogo di scoperta e ristoro che è possibile votare nella lista dei “Luoghi del cuore Fai" e che vale la pena di essere conosciuta.
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