ITINERARI E LUOGHI
Un tesoro sotterraneo a Palermo: cosa c'è nella cripta "segreta" della Cattedrale
Vi portiamo alla scoperta di un luogo nascosto, a uso sacro, ricavato sotto la cattedrale, nel cuore della città. Ancora poco noto, il suo valore storico è immenso
"La processione degli apostoli", particolare di un sarcofago presente nella cripta sotto la Cattedrale di Palermo
Si tratta di un ambiente suggestivo; un luogo nascosto, sotterraneo, a uso sacro e cimiteriale, ricavato sotto la cattedrale in corrispondenza delle absidi. Accoglie 23 sarcofagi d’epoca tarda romana e paleocristiana, riutilizzati nei secoli successivi come tombe di alti prelati, finendo per assumere nuovi e complessi significati ideologici.
Si accede al cimitero ipogeo dall’interno della Cattedrale; l’ingresso è accanto alla cappella di Santa Rosalia, dove è custodita l’urna d’argento con le reliquie della Patrona di Palermo: basta seguire le indicazioni.
Attraverso una scaletta, si accede all’ampio locale sotterraneo, realizzato in conci di calcarenite. È diviso in due navate e presenta volte a crociera, sostenute da tozze colonne di granito con capitelli corinzi sommariamente scolpiti.
Vicino alle scale di accesso alla cripta si trova l’altare, realizzato adattando la lastra che ricopriva i resti del corpo di S. Cosma e riutilizzando del materiale a mosaico proveniente dalla sovrastante chiesa, dopo i pesanti interventi di Ferdinando Fuga.
Nel XVIII secolo insieme ad alcuni sarcofagi preesistenti ne furono allocati nella cripta altri (provenienti dalla cattedrale). Nel 1848 Alessandro Casano diede loro la disposizione definitiva (quella attuale), operando alcune modifiche alla cripta (scelta successivamente molto criticata da altri studiosi).
Le tombe dei prelati sono dunque sarcofagi finemente scolpiti e in alcuni casi pesantemente rimaneggiati. I coperchi non sono mai pertinenti, sono stati aggiunti in epoca posteriore, quando i sarcofagi sono stati riadoperati a uso funebre per i vescovi.
Uno dei primi sarcofagi vicino all’ingresso d’accesso alla cripta è quello, molto semplice dell’Arcivescovo Giannettino Doria (1573-1642), che fronteggiò la terribile epidemia di peste del 1624, rinvenne le ossa di Rosalia sul Monte Pellegrino e fu promotore del culto dell’eremita normanna e della sua rapida elezione a Santa e Patrona indiscussa della città di Palermo.
Essenziale è anche il sarcofago di Gualtiero Offamilio, morto nel 1190: un semplice blocco con una fascia di decorazione a mosaico. Offamilio secondo la tradizione fece edificare la Cattedrale di Palermo in competizione con il sovrano Guglielmo II (che nello stesso periodo faceva erigere il Duomo di Monreale).
All’occhio del visitatore catturano subito l’attenzione alcuni manufatti sepolcrali come quello in marmo bianco del III secolo d.C. - riutilizzato per l’Arcivescovo Ugone (morto nel 1150) - che ha una impostazione molto comune nel mondo romano: due geni alati, distesi quasi per tutta la lunghezza che reggono un medaglione con il ritratto a mezzobusto del defunto (con tunica e toga) e ai piedi le maschere teatrali della commedia e della tragedia, rivolte in senso opposto.
In basso una figura femminile ammantata, che rappresenta la Magna Mater regge con entrambe le mani una cornucopia, mentre la figura maschile nuda nella parte superiore del corpo rappresenta l’Oceano. La presenza di due grifoni, legati al culto di Apollo e Dionisio, è molto comune in diversi sarcofagi della cripta: di solito hanno la funzione simbolica di guardiani del sepolcro.
Di fronte il sarcofago di Ugone troviamo la tomba dell’Arcivescovo Pietro Tagliavia d’Aragona (morto nel 1558). Si tratta di un manufatto cristiano, che rappresenta i 12 apostoli (sei per lato), vestiti con una lunga tunica: incedono solennemente in processione, indossando i calzari.
Si snoda per tutta la lunghezza del sarcofago una fascia in forma di tendaggio con incise stelle a sei punte, ognuna posta al centro tra due apostoli (Daniele, 12,3) Al centro del sarcofago vi è la Croce, simbolo del Cristo, sormontata da una corona di alloro all’interno della quale doveva trovarsi il monogramma IHS, oggi scomparso in seguito alla devozione dei fedeli che ne hanno staccato piccole parti per adorarle come reliquie.
D’epoca molto tarda (V-VI secolo d. C.) è il sarcofago dell’Arcivescovo Simone Beccadelli (morto nel 1465) promotore della più imponente trasformazione urbanistica della Palermo del Quattrocento. Sulla tomba sono raffigurati due geni alati, in piedi, che reggono una grande corona con lo stemma del defunto prelato.
Di particolare bellezza è la tomba in marmo bianco dell’arcivescovo Giovanni Paternò (morto nel 1511). Il sarcofago, che è del III-IV secolo d.C, è stato modificato: i due geni alati sorreggono infatti un medaglione dove vi è lo stemma della famiglia Paternò di Catania, mentre in origine doveva contenere il ritratto del defunto.
Sotto il medaglione due putti alati, con lunga tunica (uno ha in mano una palma), incitano i galli al combattimento. Ai lati scene di libazione eseguita da vari personaggi.
Sul coperchio cinquecentesco vi è il ritratto marmoreo del prelato, in abiti vescovili, il capo con la mitra adagiato su un paio di cuscini. La scultura del Vescovo è opera di Antonello Gagini, incaricato di realizzare anche la grandiosa tribuna marmorea della cattedrale, smembrata e dismessa dopo i lavori del Fuga.
Interessante è il sepolcro di Federico d’Antiochia (unico laico della cripta, morto nel 1256): sul coperchio una statua lo rappresenta come cavaliere in armatura, che dorme poggiando il capo sulla mano. Federico era figlio naturale dell'imperatore Federico II e di Maria (o Matilde) d'Antiochia, nato durante la crociata del padre in Siria.
La decorazione del sarcofago (d’epoca paleocristiana) mostra il Cristo benedicente nel cameo centrale, mentre le due figure l’angelo a sinistra e la Vergine con il libro (in preghiera) a destra, rappresentano l’episodio dell’Annunciazione. A destra e a sinistra lo stemma con l’aquila della famiglia Hohenstaufen.
Il sarcofago dell’Arcivescovo Nicolò Tedeschi (morto nel 1445), che viene datato alla seconda metà del IV secolo d.C. rappresenta sulla fronte una scena di corteo nuziale romano di difficile interpretazione; mentre la tomba dell’Arcivescovo Cesare Marullo (morto nel 1588) raffigura la scena di caccia al cinghiale calidonio.
Un paio di sepolcri d’epoca romana sono sarcofagi strigilati, ossia con decorazione a scanalature ondulate che ricordano lo strigile (un utensile a forme di “esse” usato nel mondo antico dagli atleti per detergere il sudore.) Questo tipo di decorazione venne adottata nei sarcofagi romani a partire dal III secolo d.C.
Strigilato è per esempio il sarcofago detto a colonnine laterali, che accoglie due corpi (usanza diffusa nel medioevo): vi sono sepolti l’arcivescovo Francesco d’Antiochia (morto nel 1320) e l’Arcivescovo Paolo Visconti (morto nel 1473). Al centro del manufatto è raffigurato il frontone di un tempio con un portone a battenti: nel mondo pagano indicava il mondo degli Inferi, nella visione cristiana rappresenta il passaggio dalla vita alla morte; l’uomo non può sapere cosa sia l’aldilà.
In un altro sarcofago la porta a battenti è socchiusa, per mostrare a chi guarda che si apriva dall’esterno: privilegio dei romani delle classi elevate nelle loro cappelle funebri.
Nel sarcofago del VI secolo in tufo calcareo dell’Arcivescovo Nicodemo (ultimo vescovo ortodosso di Palermo, che visse a cavallo tra il periodo islamico e la riconquista normanna e morì nel 1083) le strigilature cominciano dall’estremità leggermente ovali fino a diventare concave al centro, dove è scolpito il simbolo cristiano dell’agnello con la croce. Sul coperchio a doppio spiovente è riprodotta al centro a bassorilievo una mano benedicente, lateralmente due croci di tipo greco.
Di alcuni sarcofagi non si hanno purtroppo notizie certe.
La cripta, che val bene una visita, è aperta al pubblico tutti i giorni: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 14.30, sabato dalle 9.30 alle 18.00, domenica dalle 9.00 alle 13.00.
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