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Un promontorio sul mare che nasconde misteri: l'altro "volto" del sito di Kamarina

Fondato dai greci dorici siracusani alla foce del fiume Ippari, oggi è un sito affascinante, anche se restano poche rovine e pochi reperti archeologici

Federica Puglisi
Giornalista
  • 10 agosto 2024

Un promontorio sul mare che nasconde un’agorà e un’area archeologica. C’è tanto mistero in questo antico sito della Sicilia orientale.

Se da una parte ci si può immergere nella bellezza della natura e farsi un bagno in una spiaggia dalla sabbia dorata, dall’altro si possono ammirare gli antichi resti di una civiltà antica.

Siamo a Kamarina, in provincia di Ragusa.

Fondato a inizio VI secolo a. C. dai greci dorici siracusani alla foce del fiume Ippari nel sud della Sicilia, oggi è un sito affascinante, anche se restano poche rovine e pochi reperti archeologici.

I suoi tesori, infatti, sono custoditi nel museo regionale realizzato sulla sommità della collina attorno al tempio di Atena.

Qui si possono ammirare la collezione di anfore commerciali di età arcaica, reperti faunistici e preistorici del territorio, ricostruzioni di alcune tombe della necropoli arcaica e ancora vasi dei corredi. Secondo quanto riportano le fonti storiche, Kamarina fu al centro di numerose battaglie per il suo dominio.
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Alla fine i siracusani la cedettero al tiranno Ippocrate di Gela, all’inizio del V sec. a.C., in base ad un accordo per la spartizione di queste zone della Sicilia orientale molto importanti per il traffico commerciale del Mediterraneo. Infatti Kamarina aveva una posizione strategica essendo su un promontorio e fungendo da vedetta per il suo entroterra.

Assunse poi negli anni a seguire un ruolo sempre più importante tra le colonie del tempo e ad ottenere numerose conquiste.

Subì l’invasione da parte di Annibale Magone, poi ancora dei siracusani di Dionisio I il grande e infine del dominio punico, intorno alla fine del IV secolo a.C., raggiungendo, per via del ripopolamento adottato da Timoleonte nel 339 a.C., la sua massima espansione urbanistica.

Con la dominazione romana il porto ebbe un ruolo importante ma dopo il sito si spopolò, fino alla distruzione nell’827 ad opera dell’esercito guidato da Asad ibn al-Furat nel corso della conquista araba della Sicilia.

Dei resti che oggi possono essere ammirati ci sono tombe arcaiche del VII secolo a.C. e ruderi poco significativi di un tempio dedicato a Minerva.

Lungo l’Ippari si può riconoscere il tracciato dell’antico porto canale. E poi ci sono resti di case e pavimentazioni probabilmente relativi all’antica città.

Molti resti poi si trovano al museo archeologico di Siracusa, frutto delle scoperte fatte da Paolo Orsi a inizi del Novecento.

Il parco si può visitare seguendo gli orari disposti per il mese di agosto e reperibili sulla pagina Facebook del sito.

Ma le scoperte sembrano non essere finite. Infatti è dei giorni scorsi la notizia che in via Capri, via Villaggio Flora e in via Villaggio Kamarina a Scoglitti sono state scoperte tombe risalenti all'antica necropoli settentrionale di Camarina.

Gli scavi condotti e coordinati dalla Soprintendenza di Ragusa sembrerebbero dimostrare che questo territorio del Ragusano conserva ancora molti resti da scoprire.
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