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Un premio "Per l'umanità" a un intero equipaggio: hanno salvato 50 migranti

"Noi salviamo tutti quelli che si trovano in difficoltà in mare, ci è capitato di soccorrere anche un ragazzo uscito con il surf: in acqua non ci sono carte d’identità"

  • 3 agosto 2019

La nave Accursio Giarratano

«Stanco. Mi sento stanco di cose belle e quindi va bene». È questa la definizione di se stesso che fa Gaspare Giarratano, armatore della “Accursio Giarratano”, il peschereccio saccense che pochi giorni fa ha salvato in mare la vita di 50 migranti.

«Nella notte abbiamo sentito delle voci - racconta Carlo, figli di Gaspare e capitano della nave - abbiamo illuminato il mare e ci siamo accorti dell’imbarcazione. Abbiamo passato loro un secchiello per svuotare la barca piena acqua e un po’ di viveri. Qualcuno ha provato a salire a bordo e allora ci siamo allontanati».

La scelta di soccorrerli l’ha presa in pochi secondi e così sono rimasti a vigilare l’imbarcazione in attesa dei soccorsi. Che sono arrivati 18 ore dopo. «Eravamo a 100 miglia da tutto e nell’arco di 24 ore il meteo sarebbe peggiorato - racconta Vincenzo Dimino, direttore di macchina - per loro siamo stati l’isola».

La storia dell’Accursio Giarratano - che porta il nome del figlio di Gaspare scomparso a soli 15 anni per una malattia - è lunga e d’altronde non è neanche la prima volta che salva vite in mare. Lo ha già fatto lo scorso novembre segnalando un’altra imbarcazione con migranti. E non solo.
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«Noi salviamo tutti quelli che si trovano in difficoltà in mare - spiega l’armatore - ci è capitato di soccorrere anche un ragazzo uscito con il surf e disperso». «In acqua - gli fa eco Vincenzo Dimino - non ci sono carte d’identità o fedine penali: tutti in mare possiamo avere bisogno di aiuto».

Una cosa però Gaspare ci tiene a sottolinearla: «Noi siamo pescatori dignitosi, non facciamo politica». E d’altronde pare che la cosa che più li spaventa adesso sia la strumentalizzazione del gesto. Molti, ad esempio, hanno soprannominato il figlio Carola Giarratano. Eppure quando camminano per strada nella loro Sciacca la gente li ferma e li ringrazia, sui social i concittadini si sono detti orgogliosi di questi uomini e i loro cellulari pare non abbiamo mai smesso di squillare in questi giorni.

Un orgoglio cittadino che è stato riconosciuto anche dal Sindaco che, durante una serata dedicata a Primo Levi dal titolo “Questo è un uomo” ha donato, al capitano e a tutto l’equipaggio, un pubblico riconoscimento per il coraggio e l’umanità dimostrata. «Sentendovi raccontare l’accaduto si vede nei vostri occhi che avete agito con semplicità, quasi senza rendervi conto della straordinarietà del gesto - sottolinea Francesca Valenti, sindaco di Sciacca - Ci sentiamo più sicuri sapendo che il mare è solcato da gente come voi».

E non è neanche l’unico riconoscimento che hanno ricevuto: a questo si aggiunge quello ricevuto dall’Ars e dal Sindaco di Palermo Leoluca Orlando che gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Anche la Mediterranea Saving Humans ha deciso di premiare il gesto dei saccensi con una donazione di 10 mila euro che la famiglia Giarratano donerà totalmente in beneficenza.

Cosa resta? «La consapevolezza di aver agito secondo la nostra coscienza - dice il capitano della nave - è stato commovente vedere la Guardia Costiera prendere in carico i migranti che ci salutavano con le mani sul cuore». Da oggi in poi, però, tornare in acqua non sarà la stessa cosa. «Non so quanti di noi, dopo questa esperienza – conclude Carlo Giarratano - riusciranno a riposare la notte pensando che nel buio ci possono essere uomini in cerca di aiuto».
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