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Un'opera d'arte "diffidata" e tacciata di omofobia: la querelle tra due artisti siciliani

Momo Calascibetta ha ritratto artisti, galleristi e curatori dentro dei loculi esposti a Palermo. Tra gli altri anche Francesco Pantaleone ritratto come una donna

  • 24 maggio 2019

L'opera "diffidata" all'interno della mostra "Cenere" di Momo Calascibetta

Una riflessione sul sistema dell'arte contemporanea siciliana ed il suo rapporto con il potere. Questo è il senso della mostra "Cenere" (approfondisci qui) esposta al museo d'arte contemporanea di Palermo che ha sede a Palazzo Riso. La mostra gira da un anno circa e sono state nove le tappe che hanno preceduto quella palermitana, e certo l'artista Momo Calascibetta e il curatore Andrea Guastella non potevano immaginare che sarebbe arrivata una diffida ad esporre una delle 19 opere. A inviare la missiva è stato un gallerista molto noto: Francesco Pantaleone, ritratto, anche lui, dentro un loculo con suo marito.

«Io sono un artista satirico - racconta a Balarm Momo Calascibetta - e in questo momento storico ho ritenuto opportuno raccontare vizi e godimenti dell'arte contemporanea in Sicilia, ho ritratto diversi galleristi, artisti e curatori. I 19 loculi dove ritraggo molti esponenti, tutti si sono molto divertiti perché il senso è quello di una celebrazione ironica. Sono tutti dentro dei loculi cimiteriali come se questi personaggi fossero stati già seppelliti, è un gioco e chi vuole intendere intenda, l'intenzione non era quella di offendere nessuno, casomai creare una riflessione».
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Dopo l'arrivo della diffida a poche ore dall'inaugurazione della mostra, l'artista ha scelto di coprire l'opera in questione con un pannello di polistirolo listata a lutto con su scritto: "Arte diffidata".

«Esiste una lobbie a Palermo intoccabile formata da pochi, - aggiunge Calascibetta - tutti gli altri è come se non debbano apparire, ho voluto rappresentare questa situazione dove tutti si lamentano ma nessuno si muove. Per l'opera in particolare sono stato tacciato di essere omofobo». Momo Calascibetta garantisce che la questione non finisce qui, anche perché la mostra ha altre tappe in programma in Sicilia e poi volerà verso Milano.

«Io stesso risulto tra i soggetti ritratti nella mostra e anche la direttrice del museo che ospita la mostra a Palermo Valeria Li Vigni è ritratta. - spiega Andrea Guastella curatore di "Cenere" - è una mostra autoprodotta non ci sono gallerie dietro l'artista, quindi risponde in prima persona non abbiamo avuto tempo di organizzare una strategia. La mostra è stata inaugurata, l'opera coperta, ma questa è la manifestazione visibile di quello che può determinare il sistema sull'opera di un'artista. È un'opera celebrativa, il soggetto ritratto aveva una corona in testa come se fosse un Re. Abbiamo tolto anche i bozzetti e i disegni e risponderemo nei modi giusti. siamo dispiaciuti che si sia ritenuto offesa, ma gli stessi riferimenti che Pantaleone crede riferiti solo su di sè sono riscontrabili in tutte le altre opere, non ci sono riferimenti all'omosessualità».

L'opera tacciata di essere omofoba ritrae Francesco Pantaleone vestito da donna con suo marito. «Io lavoro con l'arte contemporanea da 16 anni - racconta a Balarm Francesco Pantaleone - ho sempre difeso la libertà di pensiero dell'arte, però da tanti anni sono attivo anche col Palermo Pride. Nell'immagine sono stato ritratto come donna e secondo me è uno stereotipo e offendeva, non solo me, ma tutti gli omosessuali. L'idea che la società deve avere di un omosessuale non deve essere quella di essere ritratto come una donna, ma come un uomo, l'ho trovata omofoba, e ho voluto tutelare la mia immagine, ma non solo anche quella di mio marito, ritratto come un bambinello e la mia famiglia. Non è una censura ma una difesa dagli stereotipi. Io sono ironico e autorironico ma un uomosessuale non si trucca, non vive di vizi, è uno stereotipo volgare che sembra di riportare indietro il dibattito di 50anni, e non lo posso accettare da un artista. È un aspetto della mia vita in questo momento storico e politico in Italia che deve avere massimo rispetto e, gli artisti, dovrebbero essere dei paladini della diversità e non delle persone che se ne fanno beffa cadendo in degli stereotipi maschilisti e fascisti».
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