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Ha 29 anni e nella ricerca è già al top: Chiara ora studia nuovi farmaci contro il cancro

Dopo la morte del padre sviluppa una passione forte per la medicina e l’attività di ricerca. Oggi ha un curriculum importante e una borsa di studio Post-Doc AIRC

Jana Cardinale
Giornalista
  • 3 dicembre 2024

Chiara Zichittella

Chiara Zichittella ha 29 anni, è marsalese, ed è una ricercatrice della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, oltre ad essere una volontaria nella sua città e a Palermo.

La sua è una passione forte per la medicina e per l’attività di ricerca, maturata in modo determinante in seguito alla morte del padre, nel 2010, quando frequentava ancora il liceo Classico.

«Nonostante i miei studi non ho avuto difficoltà a intraprendere un percorso scientifico – dice – e nel 2017 ho conseguito la Laurea triennale in Scienze Biologiche a Palermo, mentre nel 2019 quella magistrale, con 110 e lode, in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare».

Recentemente al Liceo Scientifico di Marsala, nel corso delle Giornata della ricerca, ha incontrato i ragazzi per raccontare il suo percorso, il tirocinio e il suo interesse per la materia, nato da subito dopo il lutto familiare, che l’ha invogliata a impegnarsi per trovare una cura al cancro.
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Chiara ha un curriculum importante, nonostante la giovane età, e ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Oncologia e Chirurgia Sperimentali, il titolo più alto al livello accademico.

Vincitrice di una Borsa di studio Post-Doc AIRC, al Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata (Bi.N.D.) - Sezione di Biochimica, presso l’Università degli Studi di Palermo, si prefigge di contribuire a trovare una cura per comprendere il meccanismo di resistenza che mette in atto la cellula al colon retto che non risponde alla terapia convenzionale; aiutare, quindi, i pazienti che mostrano una chemioresistenza primaria.

«Io mi occupo di studiare nuovi farmaci al laboratorio di Genetica e Biologia Molecolare, adesso con la borsa Airc, ma prima di dottorarmi sempre all’Università nella sezione di Biochimica al Policlinico».

Il suo sogno è continuare nell’ambito della ricerca per tutto il tempo necessario alla gavetta e successivamente abilitarsi per la qualifica di professore associato e continuare la carriera universitaria, dopo il concorso per ricercatrice.

Tante le attività svolte anche da volontaria in piazza, in occasione dell’azalea della ricerca o dei cioccolatini dell’Airc, occupandosi anche delle Notti dei Ricercatori, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei.

«Abbiamo allestito vari stand in cui avvicinare la comunità e coinvolgere in determinate emozioni anche i bambini, per istruirli sulla prevenzione a partire da un’alimentazione corretta.

Nel mese di novembre un’altra iniziativa importante è stata Cancro io ti boccio con attività di prevenzione dell’Airc nelle scuole a Monreale e che ripeterò anche a Marsala. Vogliamo far conoscere il mondo dell’Airc e del volontariato, tutto ciò che riguarda i tumori e l’importanza di non fumare, di una sana alimentazione e dei corretti stili di vita».

Il desiderio di Chiara è quello di contribuire con le proprie scoperte ad aiutare chi sta male, ma nel complesso tutta la comunità. «Spero che il farmaco che sto testando venga utilizzato in clinica».

Nel tempo ha partecipato a più congressi e seminari e ha vinto anche alcuni premi per la migliore pubblicazione; ha assistito altri ragazzi per il tirocinio magistrale come supervisore, ricoprendo un primo ruolo di relatrice di tesi, riuscendo a essere inserita nelle commissioni.

«Mi auguro che in Italia si capisca quanto è importante la ricerca e quanto siamo penalizzati. Purtroppo è pensiero diffuso anche tra la gente che il ricercatore sia meno importante del medico e questo mi dispiace tanto, perché se non c’è la ricerca non ci può essere una cura. Il nostro slogan, infatti, è ‘la ricerca è la cura, la cura si chiama ricerca’ e senza di essa non c’è futuro».

Una motivazione forte a contribuire a far sì che l’Italia riconosca l’importanza della ricerca e la finanzi, perché allo stato attuale le borse Airc sono difficili da ottenere.

«Ho vissuto il problema sulla mia pelle, a casa, e oggi so che anche se si crede che una cosa sia impossibile bisogna tentarci e perseverare, e ai giovani dico di fare in assoluto quello che a loro piace, come ho scelto di fare io, seguendo la mia passione, e un lavoro che non mi pesa, nonostante i sacrifici.

Queste borse per noi sono un privilegio, e riceverle è un finanziamento che ci consente di portare avanti la nostra carriera. Solo l’Airc e la Fondazione Veronesi finanziano la ricerca contro il cancro.

Mi piacerebbe trasmettere il messaggio dell’importanza dei fondi che l’Airc riceve e soprattutto di non arrendersi. Andiamo incontro a tanti sacrifici: la nostra vita è fatta di congressi, convegni, viaggi all’estero. Se non avessi vinto la borsa Airc sarei comunque andata all’estero. Avevo già preso dei contatti, sempre per contribuire al mondo della ricerca».

Recentemente Chiara è salita sul palco del Teatro Impero di Marsala, in occasione del Premio 91025, dedicato alle eccellenze della città e assegnato alla delegazione locale di volontarie dell’Airc, per portare la sua testimonianza sull’attività svolta e sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’argomento.
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