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Tra zii ubriachi e recite si salvi chi può: chi sono i (tipici) siciliani a tavola a Natale

Dai mariti stressati agli zii ubriaconi, dai parenti complottisti alla nonna invadente, ecco il nostro ritratto dettagliato della tavola siciliana durante le feste natalizie

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 24 dicembre 2024

Una cena natalizia in famiglia

Ci siamo! Il Natale, nonostante i 25 gradi di media e i cristiani ca si fanno u bagno a Mondello, è arrivato.

Le lucine blu appese ovunque ca in lontananza ti fanno scantare che parono i Carabinieri pronti a fermarti e tu ti sei permesso di berti mezzo bicchierino di amaro, i mariti ca si rummuliano essendo costretti a montare pantagruelici alberi di Natale e addobbi, gli automobilisti impazziti che corrono per la caccia all’ ultimo regalo e posteggiano pure rintra i negozi.

E ancora, le esistenziali domande che mettono in crisi massare e massari su cosa cucinare per la cena e il pranzo di Natale, chi invitare e chi no, Savè accanto ad Asparino no ca poi si sciarrìano.

E naturalmente la programmazione che, oltre a "Mamma ho perso l’aereo", propone l’immancabile "Una poltrona per due" che, inutile che lo neghiate, lo vediamo ogni anno come fosse un rito propiziatorio, ne sono segnali palesi.

Un altro film tipico natalizio, che ho visto proprio pochi giorni fa, è "Parenti serpenti" del grande Mario Monicelli che, tra una risata amara e un "talè vero accussì è!", mi ha fatto riflettere su quelli che potrebbero essere i potenziali "personaggi" seduti alla tavola natalizia, e di cui, molto sui generis, ho provato a fare una carrellata riassuntiva.
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La recita del figlio
Non è un personaggio ma un fatto.

Ogni anno la scuola di vostro figlio/a/igli vi propone la recita scolastica, inerente sempre lo stesso tragico ritrito tema natalizio.

Con tutto il rispetto per le maestre elementari per le quali nutro un profondo rispetto, che ci vuole u fegato marcio pi cummattere chi picciriddi, pare che comunque la scuola un po’ goda nel complicare la vita ai genitori.

Per lo spettacolino, l’organizzazione sceglierà un luogo in cui il posteggio è praticamente impossibile, con traffico limitato, ZTL, solo mezzi euro 35 a panelli solari e tendenzialmente in un giorno feriale, possibilmente piovoso, in cui il tipico traffico natalizio sembra essere più congestionato del solito.

La mamma è già attivamente coinvolta due settimane prima nella preparazione del costume, della scenografia, nell’organizzazione e nel rinfresco facendo santiare tutto il corpo docente a un punto tale da rischiare una scomunica di gruppo.

Il papà, camurriando come mai in vita sua e urlando quanto ci siddia andare alla recita, anche perché il figlio alla fine fa la parte della palma colpita dal punteruolo rosso.

L'uomo esce trafelato dall’ufficio e tacchiando attipo pilota di formula uno e cornutiando diversi altri automobilisti e vigili urbani riesce a trovare posteggio tra una Smart che ha occupato lo spazio di un vagone ferroviario e un palo segnaletico di sosta vietata.

Lascia le chiavi del mezzo a un perfetto sconosciuto che lo rassicura qualificandosi come l’autorevole posteggiatore della zona con un "dottore non si preoccupassi ca ci penso io!", salvo poi sparire alla vista della prima pattuglia di forze dell’ordine.

Entra con l’occhi nisciuti i fora a spettacolo già iniziato, si accomoda accanto alla moglie e da quel momento subisce una trasformazione emozionale e comincia a piangere come un vitello orfano per la bravura del figlio, capace di interpretare perfettamente lo strazio e il dolore della palma che deve combattere contro la malvagità del punteruolo rosso.

Lo zio ubriacone
È lo zio simpatico, quello di bella, che fa le battute sconce con i numeri della tombola e che da piccolino ti faceva tastare il vino r’ammucciuni ai tuoi genitori.

Arriva almeno un paio d’ore prima tuppuliando con i piedi perché impegnato a sorreggere una o due cassette di bottiglie di vino in pietra del suo amico di Villafrati che lo fa artigianalmente, che pari suchi i frutta come cala, e che te ne puoi bere quanto vuoi che chisto mali un te ne fa!

Per avvalorare la sua tesi stappa subito un bottiglia e, chiamati a raccolta nipoti grandi, cugini, fratelli, sorelle, suocere, cognati e magari pure il vicino di casa, propone tutta una serie di brindisi alla salute di questo o quello e con rime e filastrocche varie di dubbio gusto, urlando "talia che bello!".

Già all’antipasto è talmente perso che riesce a sostenere una conversazione con il cane di mannara domestico, il quale lo guarda impietosito.

Il parente politico e/o complottista
Lui viene esclusivamente per testare il tuo livello di sopportazione.

Appena ti vede ti placca all’angolo e, tuppuliando di continuo sulla spalla, ti provoca una sub-lussazione clavicolare facendoti venire voglia di spezzargli le dita per giocarci a Shangai.

Comincia a parlare a ruota libera di come questa classe politica non meriti nulla, che si stava meglio quando si stava peggio e che comunque, nonostante quello che dice la storia, che si sa essere manipolata, quando c’era "lui" si poteva lasciare la porta di casa aperta e i treni arrivavano sempre in orario.

Già stai sudando e maledicendo le feste, guardi speranzoso lo zio ubriacone che alza il bicchiere e ti sorride come a dire "ta po spirugghiare tu" e speri, allora, che con quest’ultima minchiata nostalgica sul ventennio abbia finito di sproloquiare.

Ma eccolo che ricomincia con le teorie dei microchip e l’autismo nei vaccini, con il finto sbarco sulla Luna, le scie chimiche che controllano il meteo e altre solenni minchiate che debbono per forza essere vere, perché lui le ha lette sul web da una fonte attendibilissima che rende note notizie che i poteri forti "non cielo dikono".

Dopo una mezz’ora buona il tuo cervello va in blocco di protezione per evitare danni neurologici permanenti.

La nonna
Arriva ca carta da 50 euro e il solito pigiama felpato grigio, a rombi e aderentissimo che "un si sape mai metti caso agghiri in ospitali…".

Non importa sei hai 16 o 45 anni, lei prenderà la guancia tra pollice ed indice e strattonando con una forza che mai avresti immaginato in una ottuagenaria parte con "u picciriddo… mi ca si fattu granni… ma a zita? T’ha facisti una zita bella assistimata?".

O, nel caso in cui tu sia già fidanzato, "E quindi? Quand’è che vi sposate? Ha fari u picciuttunazzu per sempre?".

O se per caso sei sposato: "E quann’è che fati un picciriddu?" e così via in una escalation interminabile.

Siede sempre a capotavola e, dato che non riesce a muoversi bene e avi i rulura, viene servita e riverita con le porzioni migliori, ha tutte le attenzioni, e fa in modo che lo zio ubriacone non dimentichi mai di riempirle il bicchiere.

Al momento in cui giunge l’ora di giocare a tombola chiede 82 volte se è uscito il numero 82 perché l’Amplifon ha le batterie scariche e ddi cornuti dell’ASL non gliele hanno ancora passate.

Ma nonostante questo si trasforma in una belva assetata di sangue, pretendendo un controllo da parte di Equitalia in caso di vincita di qualcuno, in caso contrario lanciandosi sulle monetine urlando "il mio tessooorrooo!".

L’asociale
Mischino non è colpa sua… lui le carte proprio non le capisce, un c’attigghiano, non sono cosa sua, ci ha provato ma ha sempre inesorabilmente fallito.

Non capisce le regole, non sa farsi i conti, scambia una carta per un'altra e se per caso un parente "esperto" lo affianca durante il gioco si sente come braccato da un avvoltoio.

Lo vedete vagare desolato da un punto a un altro della casa mentre tutti si fanno i cianchi e vucìano al tavolo da gioco, accarezza il cane di mannara domestico che lo biasima, è un’ incompreso, un'anima solitaria vittima della parte oscura del Natale.

Il suo dopocena è costituito da un tipico film natalizio o, se si è preventivamente attrezzato, un libro, attaccandosi al cestino dello scaccio ed alla bottiglia dell’amaro.

Ogni tanto prova a proporre un gioco alternativo come Risiko o Trivial, ma viene messo brutalmente a tacere.

Il salutista e/o critico culinario
La zia Ascania, da quando ha preso il 26esimo gatto, ha deciso di diventare totalmente vegana, e si è pure informata benissimo su come l’industria dell’agro-alimentare ci stia avvelenando tutti, che ormai lo sanno tutti.

Mentre mangia i suoi anelletti al forno con il seitan al posto ru capuliato, non mancherà di fare argute e sottili osservazioni, a tipo "ma come vi spercia di mangiare dei cadaveri?", "ma non lo sapete che le proteine animali fanno venire le malattie rare?", "Secondo uno studio dell’Università della Sucania i grassi animali modificano il DNA, per questo uso solo margarina".

E mentre stai addentando una fetta di quel salamino stagionato bello piccante che lo zio ubriacone ha portato sempre da Villafrati assieme al vino sentirai i suoi occhi addosso mentre ti sussurra che "sei senza cuore".

Se la zia Ascania diviene anche critico culinario (di cui abbiamo già parlato) affermando che il tofu sarebbe meglio prenderlo a filiera Km0 e da soia di Pachino, che si sa, come a Pachino nuddu a sapi fare a Soia, e che il vino BIO senza solfiti andrebbe servito nel calice da 8 cm sopra e 12 sotto e non da 5 sopra e 8 sotto che è più adatto al rosè, guardi il cane di mannara chiedendogli se c’è posto nella cuccia con lui.

Ma quello non ti degnerà di uno sguardo e andrà dallo zio ubriaco che non gli lesinerà bocconi di sgarrubbo.

L’integralista cattolica/o
Dal momento in cui arriva fino alla fine guarda l’orologio per essere sicura/o di non arrivare in ritardo alla messa che padre Gioacchino un ci risse avutro.

Alle 09.30 sintonizza ala TV su TeleMaria, alle ore 10.30 comincia ad agitarsi perché si sta ancora al primo e si rischia di non fare in tempo.

Alle 11.00 ha già messo il cappotto, alle 11.30 avvisa tutti che tra 30 minuti nascerà Gesù bambino e si piazza in capo u presepe pronta a mettere la statuina nella mangiatoia.

Alle 11.45 comincia a sbraitare che si devono preparare che bisogna andare alla funzione che padre Gioacchino li aspetta tutti.

Nella migliore delle ipotesi viene mandata a cuogghiere luppina e andrà da sola fino in chiesa, nella peggiore le sarà concesso di ascoltare la messa in TV accanto allo zio ubriacone, che ormai completamente avvinazzato russa come un megalodonte, ma con l’ausilio delle cuffie per non disturbare gli altri componenti della famiglia.

U picciriddu scassaminchia
Appena entra in casa, con il suo sguardo di pura malvagità mascherato sotto un maglione natalizio con le renne e un cappello con pon-pon, esplora l’ ambiente per capire subito come devastarlo.

In pochissimi minuti lo vedrete sudato come un fabbro medioevale, in canottiera, che corre urlando per la casa arrampicandosi sui muri e cercando di cavalcare il cane di mannara domestico che pietosamente cercherà aiuto e preferirebbe essere in una fabbrica di fuochi d’artificio che non lì con quell’essere.

Il piccolo lucifero comincia a giocare con la tua preziosissima collezione di vinili usandoli come dischi volanti, accende e spegne la tua amata consolle di gioco, pretende di mettere la TV a volume altissimo su un canale che trasmette cartoni animati demenziali h24 senza poi neppure vederli.

Cerca di accendere un fuoco da campo sul preziosissimo tappeto persiano che hai visto intrecciare a mano di presenza durante il viaggio più bello della tua vita e cominci a convincerti che sotto sotto le politiche cinesi sullo sfruttamento del lavoro minorile potrebbero non essere del tutto errate.
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