STORIA E TRADIZIONI
Tra saloni e giardini, a Palermo c'è un tesoro da scoprire: l'istituto Florio Salamone
L'istituto è una sorpresa: col giardino di circa 15mila mq, spazi ampi, la meravigliosa cappella di fine Ottocento intitolata a Santa Lucia e la splendida sala concerti
L'Istituto dei Ciechi "Florio - Salamone" di Palermo
Un istituto ad essi dedicato era già stato previsto dalla Compagnia di Gesù nel 1655, allorché il padre gesuita Francesco Drago costituì una Confraternita di persone cieche sotto il titolo dell'Immacolata Concezione.
Ma, dopo l'espulsione dei Gesuiti dalla Sicilia nel 1767, le funzioni della Confraternita vennero sospese per riprendere nel 1805 al loro rientro e continuando fino al 1860.
In seguito, nel 1871, sorse la Scuola municipale per i ciechi nella quale l'avvocato Antonino Morvillo prestava gratuitamente i suoi insegnamenti. Quell'anno Ignazio Florio junior aveva acquistato questa proprietà alle falde del Monte Pellegrino e vent'anni dopo fu realizzato il convitto anche per suo desiderio, essendo egli entrato a far parte di un Comitato Promotore del progetto fondato nel 1881 da Camillo Finocchiaro Aprile, che all'epoca era Assessore comunale alla Pubblica Istruzione.
Il 15 luglio 1891 nacque così, insieme al supporto di altri diversi benefattori ed all'impegno dell'avvocato Antonino Morvillo (nominato in quel periodo Assessore comunale alla Pubblica Istruzione), l'Istituto Florio-Salamone per l'accoglienza e l'educazione dei ragazzi indigenti non vedenti di entrambi i sessi, all'epoca "Scuola Educatorio ed Ospizio dei Ciechi Ignazio Florio". Dedicandola così al suo primo benefattore, la struttura già l'anno dopo cominciò ad ospitare i primi 22 ragazzi: 11 maschi e 11 femmine.
L'istituto è un'autentica sorpresa: un bel giardino di circa 15mila mq, spazi ampi, la meravigliosa cappella di fine ottocento intitolata a S. Lucia, la splendida sala concerti con un organo sovrastante che sporge sulla cantoria della chiesa, la lavanderia, le targhe marmoree con i nomi dei benefattori e l'indicazione delle loro donazioni, l'immensa libreria in Braille, l'album delle foto storiche dell'istituto e tante altre incredibili scoperte, come la doppia striscia colorata dipinta sul terreno che è collegata ad un app sullo smartphone degli ospiti per guidarli nel percorso.
L'Istituto è un vero tesoro per la nostra città ed è ancora funzionante, con varie attività: riabilitative, sanitarie, ricreative, sportive, assistenziali, socio-culturali, ma anche di sostegno ed integrazione scolastica con servizi vari come la mensa o il trasporto. Il tutto articolato sia come convitto con pernottamento che come semi convitto. Via Angiò è la vecchia strada che collega via Monte Pellegrino a via Autonomia Siciliana, molto transitata prima della realizzazione di via D'Amelio, alla quale oggi risulta più o meno parallela.
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