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Tra le dune di un'oasi paradisiaca in Sicilia: qui c'è un angolo di natura incontaminata

Nelle giornate di calma piatta, il silenzio prende il sopravvento e armati di buona volontà è possibile accedere ad alcuni itinerari facili da percorrere. Ecco quali

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 12 agosto 2022

Ci sono momenti in cui sovviene un leggero distacco dalla storia (selinuntina) mirando verso il mare alla ricerca di un’oasi paradisiaca.

L’archeologia prende il sopravvento e poi, spegne momentaneamente le sue luci e cede il passo alla natura, quella bistrattata e disprezzata spesso dall’uomo.

La presenza della riserva orientata del fiume Belice (foce) e le dune limitrofe esprimono un raro esempio di natura incontaminata.

È una zona di specie protette che coglie al balzo una posizione non indifferente. Immersa in 241 ettari, assiste impotente all’unione tra il fiume Belice (partendo da Piana degli Albanesi seppur si divida in destro e sinistro) e sfocia in un dipinto blu chiamato Mediterraneo.

La riserva fu istituita il 14 marzo del 1984 grazie al DD.AA.RR nr. 83 e successivamente, ripresa tra il 1987e il 1988.

Sull’ampiezza circolano diverse misure che attestano un’inesatta collocazione. Alcuni documenti limitano l’intera area in riserva vera (A) pari a 129 ettari e altri 112 che fanno parte della preriserva (B).
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Un paesaggio costiero che aggancia due province (Trapani e Agrigento) lungo circa 5 km che parte da Marinella e percorre una zona fantastica sino al promontorio di Porto Palo.

Una relazione col mondo antico, dove il paesaggio caratterizzava l’intera costa siciliana che ha subito negli anni una profonda modifica. Il cemento ha coperto parte dell’ambiente e deturpato l’immagine cristallina dell’oasi.

Nelle giornate di calma piatta, il silenzio prende il sopravvento e armati di buona volontà è possibile accedere ad alcuni itinerari facili da percorrere.

Giunti al casello 11 provenienti dalla SP 56 è possibile ammirare il “ponte di ferro”. Dopo la dismissione della linea ferroviaria Castelvetrano-Porto Empedocle, è diventato il simbolo di una tratta dimenticata dal giorno della sospensione definitiva (1986).

La struttura è "invecchiata", colpa della ruggine e dei segni del tempo ma lascia spazio alla bellezza visiva sopra gli ultimi metri percorsi dal fiume Belice prima di raggiungere il mare. È la perfetta sintesi di un rapporto con la flora e fauna presenti nel luogo.

Un incontro possibile, dando spazio ai rumori e suoni incantevoli provenienti dal suo interno. La presenza di piante erbacee riempie e consolida gli spazi. Esse sono dotate di particolari organi sotterranei (bulbi e rizomi) per accumulare acqua. Una flora di tipo palustre che comprende diverse specie di piante di origine paludosa.

Sono presenti il giglio di mare (Pancratium maritimum), la canna (Arundo donax), il giunco, lo zigolo, il ravastrello (Cakile maritima), l’acacia, la santolina (Santolina chamaecyperissus), l’erba medica marina (Medicago marina).

E ancora la scilla marittima (Urginea maritima), il tamericio (Tamarix gallica) e il papavero cornuto (Glaucium flavum). Riescono a creare una simbiosi perfetta con le dune perchè sono pioniere e colonizzano le stesse per un successivo consolidamento della zona.

Nella preriserva cambiano i particolari grazie alla crescita di una macchia sempreverde.

È caratterizzata dalla presenza di specie vegetali tipiche del paesaggio mediterraneo, come l’olivastro (Olea europaea), il lentisco (Pistacia lentiscus), l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides), il cappero (Capparis spinosa), l’asparago spinoso (Asparagus acutifolius), il carrubo (Ceratonia siliqua) e la palma nana (Chamaerops humilis). Anche la fauna ha trovato terreno fertile e stabilito il loro habitat definitivo.

Una ricca avifauna comprende diversi tipi di insetti e uccelli. Tra questi, è possibile trovare l’airone, il martin pescatore, il fratino, la folaga, la galinella d’acqua, il gabbiano, l’anatra e il cuculo.

Vi si trovano anche invertebrati quali molluschi bivalvi e alcuni rettili come il ramarro, la lucertola e la biscia dal collare. Sulle dune sabbiose trovano il loro ambiente ideale alcune specie di artropodi quali gli ortotteri Brachytrupes megacephalus e Ochrilidia sicula, il coleottero Pimelia grossa e lo scarabeo Geotrupes marginatus.

Periodicamente si verifica la presenza di tartarughe marine (Caretta caretta) che in questa zona depositano le uova. Una perfetta manifestazione per antonomasia di quel binomio "auspicato" da tutti.

Purtroppo, spesso, a mancare è proprio uno dei due componenti e di facile intuizione: l’uomo. Quando impareremo a rispettare l’ambiente che ci circonda e riusciremo a viverlo con profonda ammirazione, forse, cambieremo le sorti della nostra vita e quella degli altri esseri viventi.
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