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Tra i vicoli (oscuri) di Agrigento: un nuovo itinerario segue la "pazzia" di Pirandello

Un turismo "distaccato" dalla massa. Il pensiero pirandelliano è uno dei motivi per i quali la città di Girgenti merita una visita tra le sue meravigliose stradine

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 3 giugno 2024

Via dell'Arte (Agrigento)

"E il copione? Dov’e’ il copione? Dentro di noi, signore. Il dramma è dentro di noi".

Il pensiero pirandelliano è uno dei motivi per i quali la città di Girgenti - oggi Agrigento - merita una visita tra i suoi vicoli lungo l’itinerario (appunto) pirandelliano. Perché gli umani muoiono, i personaggi no.

Il capoluogo di provincia, abbandonato in uno scenario problematico, è la maschera perfetta che nasconde pregi e difetti, culture e architetture, gradini e murales. Entra in scena una "forma diversa" per raccontare i "pezzi" di storia che i visitatori inseguono lontano dalla routine.

Un turismo "distaccato" dalla massa, che afferra i concetti spassionati, ironici e pazzi seguiti dall’autore.

L'archeologia - protagonista di Akragas - lascia posto alla letteratura di fine Ottocento e inizi Novecento. Agrigento si tinge di misteri da scoprire e valorizzare.

Perché "La vita non si spiega, si vive".
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Tutte le strade portano alla via Atenea. È il cuore pulsante della movida e dello shopping agrigentino. Da essa si diramano tante piccole vie e tra queste inizia il nostro itinerario.

Il caos è cancellato dalla "Via degli Artisti".

Gradini colorati, simbolo di un cambiamento senza disperdere i "concetti antichi". Il rinnovamento passa dalla libera naturalezza, dove "È meglio avere dubbi che false certezze". I murales sono espressioni da custodire delicatamente.

Tra le tante "salitelle", da non sottovalutare, la via Neve rappresenta uno dei punti storici immancabili. Si prosegue fino alla Cattedrale di San Gerlando e poi, a Santa Maria dei Greci. Il contesto è vissuto nel silenzio tombale, del turista incuriosito e le faccende “passate” da afferrare.

A Santa Maria è presente l’Antiquarium. Immagini ed esperienze vissute da Pirandello, raccontate nelle sue opere. Bisogna rifiatare un attimo, riprendere in mano il filo del discorso e scendere verso…il Teatro Pirandello.

«La vita, mia cara, è un palcoscenico dove si gioca a fare sul serio».

Una delle ultime stradine prima di raggiungerlo è il vicolo Teatro. Stretto, ingarbugliato, incastonato nelle tortuose sceneggiature della vita. Alcuni passettini ancora e finalmente si raggiunge l’edificio.

I lavori iniziarono nel 1870. Dovette intervenire l’architetto Basile per raggiungere un compromesso. Costruttori e amministratori litigarono continuamente sull’arco armonico.

Finalmente, dopo tanti anni, nel 1880 fu aperto al pubblico. Inizialmente prese il nome della regina Margherita e poi, a dieci anni dalla morte del filosofo, le autorità agrigentine deliberarono il “cambio nominativo”.

Dal prospetto (su due livelli) in stile neoclassico con tre coppie di colonne ioniche, si passa agli interni. Nell'atrio si notano due lapidi marmoree (dedicate al drammaturgo). Dolcemente, dopo aver preso visione dei particolari, è giunto il momento di entrare in scena. Vorremmo salire sul palco come "atto d’amore".

In un attimo costruiamo una relazione, un atto di comunione. Un rito sacro. Diventiamo i protagonisti delle commedie, delle novelle. Alziamo i toni, li abbassiamo e rimaniamo in silenzio.

Attendiamo un cenno, mentre tutto profuma di spettacolo. La stanchezza non affligge i nostri animi tormentati. Manca ancora qualcosa e difatti, in contrada Caos - a quattro km dal centro cittadino lungo la statale, Casa Pirandello rappresenta la nuova conquista.

Infanzia e adolescenza vissute in un luogo calmo. Era il periodo del colera e bisognava fuggire dal contagio.

Sono presenti diverse postazioni. Tra allestimenti dedicati alle opere e alla vita, l’obiettivo è quello di comunicare con i visitatori. Un modo per interagire con l’ascolto. Fuori, a pochi metri dall’abitazione, un breve percorso porta dritti alla tomba. Dritti al pino, dove decise di essere seppellito. Lo stesso che, dopo una tromba d’aria, lo danneggiò definitivamente.

Oggi si trova sezionato. Lungo il tragitto si respira l’aria siciliana. Il Mar Mediterraneo è il vero confidente. Non è pazzia.

Si scorge Porto Empedocle, il porto, la modernità. I passi mostrano i due lati della medaglia. Gli ambienti cambiano, non possono mescolarsi.

Adesso tutto è terminato. Il viaggio è concluso. Pirandello ha tracciato una linea di confine tra maschere e volti. Agrigento mostra i lati migliori e prova a cancellare parte delle sue disgrazie, dei tormenti, di Piazza Ravanusella che da tempo, purtroppo, attende una risposta.

Ma quella è un'altra storia.
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