LIBRI
«Tornate nei paesi e arrabbiatevi di più»: l’appello di Franco Arminio ai ragazzi siciliani
Se fossero i paesi a salvare le città e non viceversa? In giro per l’entroterra siciliano, il poeta e paesologo invoca il ritorno al sud e ai piccoli centri abitati di montagna
Il poeta e paesologo Franco Arminio
Per questo ha inventato la paesologia, una disciplina per studiarli e dedicare loro una forma di attenzione che non sia nostalgica, orientata al passato, a quello che sono stati ma che guardi al loro presente e al loro avvenire. Un’attenzione carente persino da parte di chi li abita: tutti si occupano delle città mentre dei paesi non si cura nessuno, «se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto», scrive ancora.
Per presentare il nuovo libro e leggere le sue poesie approda, manco a dirlo, soprattutto nei paesi. In Sicilia è stato a Tremestieri e, dopo un lungo viaggio in macchina tra le curve della statale che hanno messo a dura prova la sua ipocondria, a Gangi che, come tutti i paesi, ha perso negli anni moltissimi abitanti, prevalentemente giovani.
E quando una ragazza ventenne, dal pubblico, gli chiede cosa possono fare i giovani per i paesi, risponde «tornate, appropriatevi dei posti, chiedetevi cosa fare in quel palazzo, in quella casa disabitata, prendeteli, aprite le porte chiuse e arrabbiatevi di più».
Confida nei ragazzi che però fanno fatica a trovare una dimensione collettiva. «Non hanno fiducia - ci dice - nel fatto che se discutiamo, insieme, possiamo smuovere qualcosa. Dall’altro lato la politica deve guardare di più. Man mano che se ne vanno i giovani migliori, nei paesi resta un’umanità malmessa. Per evitare che i paesi siano manicomi all’aperto, governati dalla chiusura e dagli “scoraggiatori militanti”, la politica deve conoscere e valorizzare la parte buona, facendola crescere.
In questi anni non ci sono state politiche vere per il sud. L’Italia è l’unica nazione dell’occidente che ha una spaventosa differenza di opportunità tra nord e sud e nessuno più si scandalizza del patrimonio immenso che stiamo perdendo».
Erano gli anni ‘80, periodo del terremoto in Irpinia, quando Franco Arminio cominciava a occuparsi della “questione dei paesi”, dal suo comune di Bisaccia in provincia di Avellino, in cui ha sempre continuato a vivere. In questi anni, impegno civile contro lo spopolamento e poesia si sono sostenuti a vicenda mentre la sua popolarità cresceva anche grazie ai social, attraverso i quali negli ultimi mesi ha reso pubblici indirizzo e numero di telefono barattando poesie con formaggio, vino, salumi e cioccolato.
Ora la pandemia, mostrando i limiti della città - densità abitativa eccessiva, inquinamento dell’aria - ha portato alla ribalta i suoi temi cari e sono arrivate le voci di famosi urbanisti e architetti, come il milanese Stefano Boeri, a unirsi alla sua nell’ipotizzare un modo diverso di abitare e nell’auspicare un ritorno ai piccoli borghi, uno spostamento dalle città troppo piene ai paesi troppo vuoti, sfruttando la straordinaria ricchezza del patrimonio urbanistico, artistico e culturale che abbiamo in tutte le regioni d’Italia.
Arminio oggi è anche consulente per le aree interne del Ministro per il sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano. «L’Italia sta meglio se redistribuisce i suoi abitanti sul territorio. La pandemia ha reso più che mai evidente come ogni luogo abbia i suoi problemi e le sue opportunità - dice. - Nei paesi c’è spazio, c’è aria pura, c’è la terra: cose preziose per il tempo che verrà. Si tratta di organizzare meglio i servizi, studiare le strategie di sviluppo locale più adeguate per il posto. I paesi non sono affatto creature morenti. Io credo che la tendenza verso lo spopolamento poco alla volta si esaurirà e anzi si attiverà una tendenza opposta».
Potrebbero essere quindi i paesi a salvare le città e non viceversa. «E se anche è un’utopia - conclude - è un’utopia a cui dobbiamo credere».
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