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Tiravano fuori il servizio buono, a tavola i maccheroni: cos'era (in Sicilia) "u cunsolo"

Un rito antichissimo in Sicilia ancora oggi usato anche Oltreaceano, che si collega a un momento molto particolare della vita, in cui si riunisce tutta la famiglia

Giovanna Caccialupi
Perito chimico industriale
  • 19 novembre 2023

Siciliani a tavola (foto tratta da "La voce di Bagheria")

Al ritorno dal funerale, in casa del defunto, vennero portati cibi già preparati dai parenti più stretti. Assieme alle stoviglie del servizio buono e il tovagliato, riccamente ricamato, e in proposito la cugina Teresa, non fidandosi della compitezza dei commensali, frappose fra la tovaglia e le stoviglie un foglio di plastica trasparente per proteggere i suoi preziosi ricami da macchie e sbrodolamenti vari.

Orazio il marito di Teresa e nipote del defunto, tenendo una zuppiera appoggiata sul fianco sinistro, girava intorno alla tavola e riempiva continuamente i piatti, un mestolo dopo l’altro, insistendo affinché mangiassero ancora qualcosa.

Maccheroni fatti in casa, grondandi sugo con pezzi di salsiccia. Vantava il cibo, ne elencava la bontà.
-“ mangiati, mangiati, u viditi comu si mori!
- Mangiati, mangiati, ca sulu chistu ni resta…


Sembrava un venditore che volesse a tutti i costi sbarazzarsi di merce scadente. Sul profumo del cibo, prevaleva l’odore della naftalina. Tutti i vestiti del lutto e il tovagliato ne erano impregnati.
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A capotavola, le figlie del defunto, accanto i mariti e i nipoti, tutti vestiti di nero. Rosa la figlia maggiore del defunto, grassa, la pelle del viso unta, raccontava ansante, tra un boccone e l’altro, ancora una volta “comu fu”, e i sintomi, le cure, le espressioni dei medici, tutto arricchito con nuovi particolari e digressioni che la portavano molto lontano dall’inizio del racconto. Spesso, si
interrompeva:
- “ma chi stava dicennu?”
Allora, qualcuno,le ripeteva le ultime sue parole e lei:
- “No! Prima di diri chistu!”
Ricominciava da capo, per perdersi e per l’ennesima volta ripetere:
- “ ma chi stava dicennu ?”

Intanto Orazio, continuava a servire con una allegria eccessiva, grossolana: Mariacatena, l’altra figlia, ossuta e giallognola, non si dava pace, perché non avevano potuto vestire il defunto con l’abito che lei riteneva più adatto: era stato trovato macchiato
- “ u ficimu iri maluvistutu”
Si sentiva in colpa per non avere avuto la giusta cura degli indumenti del padre che abitava con lei:
- “ ma comu potti essiri, ca non mi ni accuggiu…
I maligni trovarono normale la non efficienza di Mariacatena, notoriamente trascurata nella cura
della casa:
- ca cettu, si i robbi i sarbati lurdi, lurdi i truvati…..
Anche Rosa, si senti’ responsabile di non avere vigilato abbastanza sulla capacità di massaia della sorella.
- mi lu avia a fiurari ca tu sarbasti u vistitu lurdu…
Qualcuno insinuava che anche la somministrazione delle medicine non era stata precisa ne come quantità ne come orari.
-Cettu, ommai avia novant ‘anni, non puteva campari assai, ma idda , a cura non a fici precisa….
- i soddi da pensioni però, si pigghiava ….

Tra una portata e una barzelletta sboccata di Orazio, iniziò una contesa: i figli maggiori delle due sorelle, adolescenti, coetanei, nati a distanza di 12 giorni, volevano stabilire subito a chi sarebbe toccato l’orologio con la catena, l’anello con la testa di cavallo, e un ferma cravatte con una gondola incisa.

Rosa, asseriva che spettassero al proprio figlio perché portava il nome del nonno. Mariacatena era certa che toccassero al proprio , perché il maggiore tra i due. Non c’erano altri beni da spartire, anche se Rosa era convinta che la sorella nascondesse qualche risparmio del padre. Il gruzzolo ufficiale era servito per i funerali.
- U papa’ avia na bella pinsioni, non po essiri ca si spinneva tutta, macari ca fu malatu!
- Sicuru acchiccosa ristava e tu ti pigghiasti, ammeci i mintevi di canzata e ora ni spartiumu…
- Propriu picchi tu ti sabbasti i soddi du papa’, ora i cosi ci toccunu a me figghiu…
-Orba di l’occhi, non mi pprufittaiu mai di un centesimo…
- I mariti, storditi dal vino che Orazio continuava a versare, erano insonnoliti ed assenti, anche
quando le mogli cercavano di coinvolgerli nella discussione.
- E tu nenti dici? Si non fussi pi mmia ti facissi spugghiari a casa …
- Si to marito non dici nenti, voli diri ca tu hai tortu…
- Me maritu, sempri fissa a statu…
- Macari to marito, non dici nenti…
- E chiddu è cchiù fissa di to marito…
Quando il cugino Saverio, uomo di pace, propose di vendere orologio, bracciale e fermacravatta e
poi dividere in parti uguali, venne sgridato da tutti.
- Chi vinniri e vinniri, chiddi sunu u ricordu du nannu…
-Allura facitili stimari, e si spattunu….
- Poi videmu….ci amu a pinsari bonu…..

- Non c’è chi pinsari, chiddi su di me figghiu….

Intanto Teresa, aveva preparato il caffè, Orazio posava le tazzine già piene, davanti ad ogni commensale, senza chiedere , metteva tre cucchiaini di zucchero e mescolava veloce, ma la naftalina predominava ancora.
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