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"TerrAcqueo": Palazzo Reale ospita la prima grande narrazione artistica sul Mediterraneo

Un'esposizione unica nel suo genere che unisce importanti reperti archeologici alla dimensione della multimedialità e alla fotografia odierna del Mediterraneo

  • 17 settembre 2020

La mostra "TerrAcqueo" a Palazzo Reale di Palermo, visitabile fino al 31 gennaio 2021, è la prima grande esposizione che coniuga i due elementi, Terra e Acqua, in un connubio indissolubile che è stato, e che sarà, elemento distintivo del Mediterraneo.

In linea con le più moderne "narrative exhibition" in "TerrAcqueo" sono i frammenti che compongono la mostra a "raccontare" al visitatore la storia del Mediterraneo unendo, nella fattispecie, da un lato l'archeologia antica, con pezzi importantissimi provenienti da diversi siti anche nazionali, dall'altro la visione moderna offerta dal reportage realizzato dal giornalista Claudio Vulpio e dalla fotografa Lucia Casamassima.

L'obiettivo è quello di donare allo spettatore una chiave non solo di lettura del passato ma soprattutto di visione dell'oggi per una prospettiva futura, più consapevole, in linea con le ultime attività culturali realizzate dalla Fondazione Federico II che promuove, attraverso l'arte, l'accoglienza e la multi culturalità.
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La mostra, fortemente voluta dal presidente della Fondazione Federico II, Gianfranco Miccichè, e dal direttore generale, Patrizia Monterosso, rappresenta anche un omaggio alla figura di Sebastiano Tusa, studioso e archeologo di fama internazionale prematuramente scomparso lo scorso marzo 2019 (di cui ricordiamo il suo testamento culturale).

"TerrAcqueo", è frutto della sinergia di tanti operatori che in mesi più difficili del solito, a causa della pandemia che ha fatto slittare anche l'apertura della mostra, hanno creduto in un progetto che oggi si configura come la prima grande narrazione sul Mediterraneo ripercorrendo, a tappe, la sua storia da diversi milioni di anni fa ad oggi.

Una consistente sezione multimediale, infatti, arricchisce il percorso espositivo conferendo grande dinamismo e contemporaneità nella fruizione per il visitatore.

Entrando nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale si viene accolti in una dimensione immersiva realizzata grazie a video proizioni e sonorità che bene rendono l'ingresso in quello che è stato definito dallo stesso Vulpio il più grande "condominio del mondo".

Ad accogliere il visitatore l'imponente Atlante Farnese, realizzato nel II secolo d. C. proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MAANN), che sostiene il mondo tra capo e collo, simboleggando, nell'allestimento realizzato da Stefano Biondo, direttore del Centro Regionale per la Progettazione e per il Restauro, la responsabilità, come un memento, che oggi tutti abbiamo, ognuno nel proprio piccolo, verso il bacino del Mediterraneo.

Nelle otto sezioni (Un mare di Soria; Un mare di Migrazioni; Un mare di Commerci; Un mare di Guerra; Un mare da Navigare; Un mare di Risorse; Archeologia subacquea tra passato e presente; e Il Meditterraneo.Oggi) che compongono l'esposizione si possono ammirare 324 reperti tra cui rostri, elmi, monete, àncore e anfore, ognuno con un significato legato alla narrazione, reperti che vengono anticipati dall'esplicativo "solido interattivo" (realizzato da Teichos) che permette di vedere come, in milioni di anni, sia cambiata la configurazione terrestre del Mediterraneo, i numerosissimi siti di scavi archeologici diffusi su tutto il territorio lambito dalle sue acque e la prospettiva della configurazione che, secondo le previsioni degli scienziati, si realizzerà entro il 2100.

Tra i reperti più importanti c’è la Nereide su Pistrice, databile ai primi decenni del I secolo d. C., statua che presenta la peculiarità di non rientrare in schemi confrontabili, circostanza che esclude la possibilità che possa derivare da un modello ellenico del IV-III secolo a. C. di derivazione 'scopadea'.

Un altro spaccato di vita è rilevato dal Louterion ritrovato nel relitto di Panarea III, il reperto è importante perchè conferma la presenza a bordo di altari destinati a riti propiziatori connessi alla navigazione, riconducendo alla natura umana che da sempre nei percorsi rivolti verso l’ignoto si affida alla preghiera.

Prezioso e in ottime condizioni si potrà ammirare il Cratere del Venditore di tonno, databile alla prima metà del IV secolo a.C. in un’area che si è inclini a localizzare in Sicilia, il cratere svela una scena di grande attualità quella della vendita a taglio del tonno, ricorrente anche nei mercati rionali odierni, testimonianza della perpetuazione delle antiche tradizioni fino ai nostri giorni.

Una riflessione a parte merita la parete che ospita i 12 rostri risalenti alla Guerre Puniche recuperati negli ultimi anni, importantissima scoperta realizzata dall'archeologo Sebastiano Tusa, illustre studioso scomparso prematuramente a cui la Sicilia, e non solo, deve molto per il contributo scientifico e culturale che ha donato alla sua terra. Per la prima volta vengono esposti insieme così tanti esemplari di rostri.

La parete che li sostiene è quasi un'installazione artistica contemporanea a parte, inserita nel resto della mostra: è possibile ammirarli in tre dimensioni scoprendo le parti restaurate, ovverro scrostate dalle inclusioni che nei secoli si sono stratificate, e anche quelle, invece, lasciate integre.

Nel percorso espositivo sono compresi anche due schermi che proiettano in loop le prime immagini cinematografiche subacquee realizzate dalla casa di produzione Panaria Film montate nei docufilm "Tonnare" (1947) e "Tra Scilla e Cariddi"
(1948).

Chiude il percorso espositivo la sezione “Il Mediterraneo. Oggi”, un viaggio lungo otto mesi in 17 Paesi che ha dato vita al reportage realizzato dal giornalista Carlo Vulpio e dalla fotografa Lucia Casamassima. Il visitatore si troverà immerso, è il caso di dire, tra due pareti fotografiche, animate dal video animation creator Luca Daretti.

È come ripiombare nel presente: non solo attraverso i suoi 46 mila chilometri di litorale - quello è solo l’affaccio sul mare - ma anche nel suo “spazio dilatato” cioè in quelle aree interne e distanti dalle rive mediterranee – in Africa e in Asia, ma anche nell’Europa balcanica – che vivono in diretta relazione con tutto ciò che avviene in questo luogo unico.

L'ingresso alla mostra è contingentato, nel rispetto delle norme anti Covid-19, da lunedì a giovedì (dalle 8.30 alle 14.30); venerdì (dalle 9.00 alle 16.00); sabato (dalle 8.30 alle 16.30); domenica (dalle 8.30 alle 9.30 e dalle 11.30 alle 14.30).

Sono disponibili diverse formule d'ingresso: 7 euro (solo mostra), 13.50 euro (Cappella Palatina, Giardini Reali e mostra), 18 euro (Cappella Palatina, Appartamenti Reali, Sala Re Ruggero, Cappella Neogotica, Torre Pisana, Giardini Reali e mostra)

I biglietti si possono acquistare online sul sito web dedicato alla mostra o direttamente alla biglietteria di Palazzo Reale.
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