CINEMA E TV
Il "re delle location" ci svela Il Gattopardo (e non solo): i set delle serie girate in Sicilia
Abbiamo intervistato Ivan Ferrandes punto di riferimento di produzioni televisive e cinematografiche, tra cui Makari, Io Capitano, L’Arte della Gioia e Il Gattopardo
Negli ultimi anni, la Sicilia ha confermato di poter essere il luogo ideale per le grandi e piccole produzioni cinematografiche, incantando spettatori di tutto il mondo con i suoi racconti e luoghi suggestivi.
Tra le produzioni più recenti e di successo, Il Gattopardo spicca come una delle 10 serie Netflix più viste del momento. La storia, che riprende le vicende del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e con un precedente illustre come il film di Luchino Visconti, ha conquistato il cuore di milioni di spettatori, a 60 anni dalla pellicola originale. Il cast stellare, guidato da volti noti di Netflix, e una narrazione avvincente hanno contribuito al suo trionfo.
Fin dai primi secondi della serie, ciò che cattura immediatamente è la straordinaria ricostruzione di Palermo del 1860. Con le sue immortali cupole e luoghi simbolici, come Piazza Pretoria e la Cattedrale, la città diventa un'autentica protagonista della narrazione, facendo da sfondo a momenti cruciali e suggestivi.
Il location manager non solo seleziona le location perfette per le riprese, ma deve anche possedere una conoscenza approfondita del territorio e la capacità di anticipare le esigenze di produzione.
Tra i professionisti più rinomati in questo ambito in Sicilia, senza dubbio c'è Ivan Ferrandes, vero punto di riferimento per numerose produzioni televisive e cinematografiche, tra cui "Makari”, "Io Capitano", "L’Arte della Gioia" e, naturalmente, "Il Gattopardo".
«Io sono siciliano, di Trapani. Il mio lavoro è nato quasi per caso, 12 anni fa, grazie a una profonda conoscenza del territorio», racconta Ferrandes. «La mia prima esperienza è stata come assistente di produzione durante le riprese della serie Mediaset “I segreti dell’isola” di Ricky Tognazzi, una produzione girata in Sicilia tra Favignana, Siracusa e Trapani.»
Da quel momento si instaura anche una grande amicizia tra Ricky Tognazzi e Simona Izzo, favorita dai loro frequenti soggiorni nel trapanese. Sono stati proprio loro a dargli i consigli giusti per sfruttare al meglio le sue conoscenze del territorio, in un periodo in cui la Sicilia iniziava a diventare una meta prediletta per le produzioni cinematografiche.
In un periodo complesso come il post-pandemia, il lavoro di Ferrandes è stato cruciale per il successo di produzioni come “Makari”, la fiction Rai che ha riscosso enorme successo.
«L’abbiamo spinta e sollecitata e siamo riusciti, devo dire, a ottenere un risultato per la Sicilia più che positivo. Dopo il Covid siamo stati una delle primissime produzioni in assoluto a partire.
Eravamo in piena pandemia e abbiamo creato puntata per puntata, scena dopo scena, girando in sequenza per evitare che la serie non andasse in onda. Sapevamo che, da un momento all’altro, con un contagio la produzione poteva fermarsi», spiega Ferrandes.
Da quel momento si può dire che l’attenzione cinematografica sul territorio trapanese – che, prima del 2019, era considerato marginale – ha cominciato a sorprendere, incrementando anche il turismo in luoghi come la Riserva di Monte Cofano e la Baia di Santa Maria Rita, che Ferrandes considera tra i suoi luoghi del cuore.
«Sono riuscito realmente a portare lì parecchie produzioni, perché il mio lavoro è questo: promuovere i luoghi e, al contempo, valorizzare le bellezze della Sicilia. Ma è fondamentale che quei luoghi siano realmente disposti ad accogliere il cinema. Possiamo avere i luoghi più belli del mondo, ma se non sono facilmente accessibili, si creano enormi problemi e il mio lavoro non funzionerebbe».
Un esempio è il set utilizzato per lo sbarco dei garibaldini in “Il Gattopardo”, che dimostra quanto l’ultima produzione Netflix abbia saputo coinvolgere l’intero territorio siciliano, trasformandolo in un elemento narrativo centrale.
Il cuore della storia si svolge per lo più nella dimora del Principe di Salina, rappresentata esternamente da Villa Valguarnera a Bagheria. Gli interni della stessa villa sono stati sovrapposti a quelli di Villa Spedalotto, entrambe costruite nella stessa epoca e realizzate dallo stesso architetto per la famiglia Paternò, a soli 150 metri l’una dall’altra.
La sala da pranzo, invece, dove si svolgono molte dinamiche familiari, è stata ambientata all’interno di Palazzo Comitini a Palermo.
Altre location del capoluogo siciliano hanno avuto un ruolo significativo, anche se meno menzionate. Tra queste, Villa Wirz – una splendida dimora utilizzata come residenza di Tancredi – e la Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, scelta per il matrimonio tra Tancredi e Angelica. Il chiostro del convento, invece, è stato ambientato presso San Giovanni degli Eremiti.
Villa Tasca ha ospitato alcune suggestive scene esterne della dimora dei Salina a Donnafugata, con il suggestivo giro sul laghetto tra Angelica e Concetta, contribuendo a rendere l’atmosfera di queste sequenze unica.
Per ricreare invece Donnafugata, la produzione ha scelto di utilizzare una delle piazze più suggestive della Sicilia: Piazza Duomo a Siracusa.
«Abbiamo girato in lungo e in largo per diversi mesi. Abbiamo visitato tutti i paesi della Sicilia, anche i più sperduti, e in alcuni abbiamo trovato ciò che cercavamo, dal punto di vista artistico. Palazzo Adriano per esempio era una location perfetta ma non è stata scelta per le grosse difficoltà riscontrate a livello logistico. Quando arriviamo in un posto, dobbiamo disporre di luoghi dove dormire e di spazi per tutti i mezzi, soprattutto quelli tecnici. A Palermo, per esempio, il nostro campo base partiva dal Foro Italico e arrivava fino alla Cala».
È inutile negare che la versione Netflix sia una trasposizione che sta attirando pareri sia positivi sia discordanti, soprattutto in confronto al film di Visconti. Per alcuni, si tratta di un film intoccabile della cinematografia mondiale, capace di rendere immortali personaggi, costumi e luoghi.
Il solo pensiero di dover immaginare l’iconica scena da ballo tra Angelica e il Principe di Salina in un luogo diverso da Palazzo Gangi – con il suo barocco e le sue maioliche, che lo rendono ancora oggi una delle mete più visitate (seppur occasionalmente) dagli amanti del cinema – può risultare difficile.
Come ci ha raccontato Ivan, l’idea iniziale di riprendere quei luoghi c’era: «Li abbiamo guardati, li abbiamo rivisti, valutati. Alla fine, le scelte sono ricadute su altri luoghi che non replicavano quelli di Visconti. È stata una scelta anche artistica: delicata, a volte dettata semplicemente da scelte di regia, altre volte influenzata da contaminazioni che, purtroppo, nel tempo si sono riscontrate in molti luoghi.»
La scelta è poi ricaduta su Palazzo Biscari a Catania, che ha ospitato il primo ballo della serie – quello della liberazione – mentre il secondo, quello tra il Principe e Angelica, è stato girato a Roma, al Grand Hotel Plaza.
Infatti, oltre alla Sicilia, "Il Gattopardo" ha avuto ambientazioni girate a Roma come il Grand Hotel Plaza, il Teatro dell’Opera di Roma e Villa Parisi, oltre alle scene richieste dalla trama a Torino.
Una vera "sfida" quella di collegare Roma e Sicilia, che, come racconta Ivan, ha richiesto un lungo periodo di scouting. La parte romana ha iniziato a essere esaminata all’inizio del 2022, mentre quella siciliana è partita ad agosto 2022; le riprese sono iniziate a maggio 2023. In sostanza, c’è stata una ricerca durata più di un anno e mezzo per far combaciare le due ambientazioni.
Così come Roma può travestirsi da Sicilia, anche la Sicilia può diventare meta di produzione per ambientare altre location, come nel caso di “Io Capitano”, film di Matteo Garrone candidato come miglior film straniero agli Oscar del 2023.
«Abbiamo effettuato le uniche riprese italiane sulle coste marsalesi e su quelle di Favignana, raccontando per tre settimane, attraverso le riprese in mare, il viaggio che hanno compiuto i due protagonisti dalla Libia fino alle coste italiane.
Questa è stata una delle riprese che porterò nel cuore, perché Matteo Garrone non adotta una classica metodologia cinematografica come avviene su qualsiasi altro set, ma riesce a coinvolgere l’intera troupe, insieme a tutti gli attori, nella realtà, facendo rivivere agli attori ciò che avevano veramente vissuto, poiché li ha fortemente voluti e selezionati tra coloro che avevano realmente compiuto il viaggio. Così abbiamo condotto una ricerca minuziosa su tutti i centri di accoglienza presenti in Sicilia».
Ferrandes ha inoltre collaborato con Martin Scorsese per il documentario sui naufragi dell’antichità. Il progetto, che si propone di svelare storie e leggende legate ai naufragi che hanno segnato il Mediterraneo, è il frutto di un'intensa attività di ricerca e di una collaborazione profonda tra esperti storici, marinai e tecnici cinematografici «Abbiamo effettuato riprese a Ustica, Taormina e Palermo nel 2024. Spero di rivederlo presto in Sicilia per concludere il progetto», rivela.
Tra i luoghi che restano particolarmente impressi nel cuore di Ivan c’è l’Abbazia di Santa Maria del Bosco. «Abbiamo girato “L’arte della gioia”, un’altra bellissima serie in costume diretta da Valeria Golino e attualmente in onda su Sky. Devo dire che anche quella è una serie veramente bella, capace di celebrare la Sicilia attraverso le sue location, le ambientazioni e i paesaggi incantevoli».
Guardando al futuro, Ferrandes si dice entusiasta dei prossimi progetti: «Stiamo lavorando a due nuove produzioni. Una partirà a maggio e l’altra, una grande serie internazionale, inizierà a settembre. Palermo, Trapani e Bagheria saranno le protagoniste», portando ancora una volta la Sicilia sotto i riflettori del mondo.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|