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Sotto la Sicilia c'è un "tesoro liquido": ecco quali sono le nuove scoperte contro la siccità

Ci si muove per far fronte alla carenze idriche che hanno afflitto la nostra regione esasperando non solo aziende ed agricoltori, ma anche comuni cittadini

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 27 luglio 2024

Monti Iblei

Nel corso delle ultime settimane si è parlato tanto di siccità. Le carenze idriche che hanno afflitto la nostra regione nel corso degli ultimi mesi hanno infatti esasperato non solo aziende ed agricoltori, ma anche comuni cittadini, ospedali, scuole e gli stessi uffici amministrativi dei nostri territori.

La situazione risulta più preoccupante in alcune aree rispetto altre, ma è anche vero che siamo ancora solo nella prima metà dell’estate e che le piogge paiono un miraggio lontano.

La crisi idrica potrebbe affliggere nel corso delle prossime settimane ancora più città, coinvolgendo anche il capoluogo – Palermo – che già negli scorsi giorni ha percepito sopra di sé la minaccia di un razionamento ancora più massiccio dell’acqua, almeno nei territori periferici. E a complicare ulteriormente la situazione ci sono le notizie inerenti i modelli climatici, che asseriscono come il Mediterraneo stia vivendo l’estate più torrida di sempre ed è destinato a divenire ancora più caldo.
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Non tutto sembra però perduto.

Nel sottosuolo della Sicilia, mentre in superficie la carenza d’acqua comincia a farsi sentire sempre più, gli scienziati hanno individuato una grande riserva d’acqua dolce al di sotto dei Monti Iblei, che almeno in teoria potrebbe aiutare la nostra regione a resistere meglio alla crisi in atto.

Questa riserva ammonterebbe a 17 milioni di metri cubi di acqua. Una somma ingente, che deve aggiungersi alle altre riserve idriche sotterranee che secondo gli scienziati sono presenti nel nostro territorio e che non sono mai state interessate da prelievi.

Questa scoperta è stata effettuata da alcuni ricercatori dell’Università di Malta, che hanno collaborato con diversi esperti dell’INGV e con i docenti dell’Università Roma Tre.

Secondo i calcoli degli studiosi, questo tesoro liquido si troverebbe a notevoli profondità, tra i 700 e i 2.500 metri. Essa sarebbe composta d’acqua fossile, che è stata rinvenuta durante alcune spedizioni alla ricerca di idrocarburi.

Con i dovuti trattamenti, quest’acqua potrebbe essere usata per fini agricoli, ma ci sono diversi ostacoli affinché possa essere utilizzata nel breve periodo. Essendo salmastra, quest’acqua deve essere infatti lavorata affinché i sali e gli idrocarburi presenti vengano eliminati.

Inoltre, sarebbe estremamente costoso e difficile scavare un pozzo che riesca ad attingere questo prezioso liquido ad oltre 1000 metri, sotto una delle catene montuose interessate più importanti della Sicilia, coinvolte nel processo di realizzazione di un Parco nazionale naturale. Anche se si cominciasse ad utilizzare quest’acqua, inoltre, non si potrebbe consumarla tutta.

Attingendo dalle falde sotterranee, ci sarebbe infatti il rischio di avvicinare sempre di più il cuneo salino verso l’entroterra, portando le pompe a portare in superficie acqua di mare.

Con il termine "cuneo salino" gli scienziati definiscono quel movimento dell’acqua di mare che la porta a introdursi fra le rocce porose del sottosuolo, fino a diversi chilometri di distanza dalla costa.

Interessato comunque a sfruttare quest’acqua per allievare le sofferenze dei contadini siciliani è Nello Dipasquale, deputato che ha annunciato la presentazione di una prossima interrogazione parlamentare all’Ars per favorire nuove indagini.

«Il momento storico che stiamo vivendo ci invita a cercare nuove soluzioni. Il governo regionale ha il dovere di provare ogni strada per evitare l’aggravarsi della crisi».

Si dichiara favorevole ad agire il capogruppo del Pd all'Ars Michele Catanzaro, critico nei confronti del governo della regione.

Più scettici sono invece i geologi e gli ambientalisti siciliani, che consigliano al governo di attuare delle politiche di miglioramento dello stato di salute delle condutture idriche della nostra regione, prima di cominciare a pompare acqua dalle nuove riserve sotterranee.
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