CRONACA
Siamo Davvero pronti per la Fase 2? Un noto psicologo offre le chiavi di lettura più utili
Il peggio ci appare in parte come una cosa già passata e il futuro, quello che è stato definito “Fase 2”, sembra avvicinarsi sempre di più: ecco come prepararsi
Lo psicoterapeuta Calogero Lo Piccolo
Ma davvero abbiamo già elaborato la condizione che ci ha costretti in casa sino ad oggi? Come si sta preparando la nostra mente al nuovo corso delle cose? Quali le attenzioni da prendere per affrontare senza ricadute psicologiche questo momento?
Per rispondere a queste domande, l’ordine degli psicologi della Regione Siciliana, attento alle tematiche legate alla salute mentale sia in questa emergenza che in tempi più “normali”, si è avvalso della riflessione del consigliere dell’Ordine e stimato psicoterapeuta, Calogero Lo Piccolo.
Ecco quali sono i principali meccanismi da tenere in considerazione e anche qualche piccolo suggerimento utile che può facilitare un sereno ritorno alla normalità che, pian piano proveremo a riconquistare.
«I processi di elaborazione degli accadimenti non sono immediati, hanno bisogno di tempo e hanno bisogno di una distanza. Siamo ancora troppo immersi dentro le condizioni determinate dalla quarantena per poter pensare di avere avviato un qualche processo elaborativo», spiega il clinico.
Però è già tempo di cominciare a prepararsi, fortunatamente, ad una nuova fase, ad una cauta ripresa di contatto con le dimensioni sociali, ad una lenta fuoriuscita dalla condizione deprivata che ha caratterizzato questi mesi.
Ed è facile presumere che non sarà semplice. A parte la fatica fisiologica di un nuovo processo di adattamento, dovremo fare i conti con una molteplicità di emozioni contrastanti, presumibilmente. Da una parte il sollievo, dall’altra l’ansia e la preoccupazione. Niente ci potrà dire a breve che il pericolo contagio sia scampato, ed anche le modalità imposte sul distanziamento sociale, che proseguiranno, saranno lì a ricordarlo.
Nello stesso tempo, il lento riprendere una parvenza di normalità avrà certamente un effetto benefico. La condizione di deprivazione vissuta lascia delle scorie, inevitabilmente. E sarà utile darsi un tempo per smaltirle, senza avere troppe aspettative e, meno ancora, troppa urgenza. La gestione del tempo soggettivo e il rispetto dello stesso è l’elemento fondamentale per una più semplice transizione da un tempo sociale sospeso ad un altro.
In soccorso potrà certamente venire la capacità di ricominciare ad apprezzare le piccole cose riconquistate, che prima davamo per scontate. Fare una passeggiata al sole, ricominciare ad uscire dagli schermi, riappropriarsi delle sensazioni corporee in un senso più pieno. Come quando si comincia a venire fuori da una fase convalescente, in un misto di fragilità, timore e speranza».
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