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Si chiamano Erei e sono un vero capolavoro: un panorama (intatto) della natura siciliana

Le zone dell’ennese e del nisseno nascondono veri e propri tesori da "pubblicare" sotto forma d’immagini e racconti. Vi portiamo alla scoperta dei Monti Erei

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 18 agosto 2024

Monte Altesina (foto di Davide Mauro)

"Cosa ti manca della Sicilia? Lu silenziu di li… muntagni".

Perché stravolgere la splendida considerazione di Camilleri? Colpa dei Monti Erei e dei misteri che avvolgono questa catena montuosa. Nonostante i siciliani (compreso i turisti) vadano matti per il mare, non mancano gli ambienti "montanari".

La cantilena da sempre recita così: Madonie, Nebrodi e Peloritani. Sbagliato.

I Monti Sicani, Erei, Iblei e, se possiamo, anche i Monti di Trapani e quelli di Gibellina (in questo caso trattasi di colline) fanno parte della ricca collezione siciliana.

Di origini difformi, gli Erei confermano quanto sia ancora inesplorato l’entroterra siciliano. Le zone dell’ennese e del nisseno - oltre alle caratteristiche ambientali - nascondono veri e propri tesori da "pubblicare" sotto forma d’immagini e racconti.

Percorso un tratto dell’autostrada A19 che da Palermo raggiunge la città di Catania, a un certo punto gli scenari cambiano volto. Eh, sì! Gli sguardi attenti notano una sorta di trasformazione.
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La fusione tra il Mar Tirreno e il cielo è un lontano ricordo.

Per quanto sia impagabile la bellezza delle coste siciliane, si entra in un territorio dalle forme e colori sensazionali. Zone desertiche in tinta paglia, forme rotondeggianti e… rilievi oggetto di studio. Manca poco e diventiamo i protagonisti “momentanei” degli “Heraei Montes” (in latino).

È un gioco di caratteristiche, che da sempre contraddistinguono la parte centrale e settentrionale della provincia di Enna. Per molti rappresenta il confine geografico che spezza in due la regione.

Un muro naturale con stradine, tornanti e il passaggio ferroviario nel bel mezzo di un contesto geologicamente instabile.

Ed ecco improvvisamente spiccare la vetta madre, quella di maggior riflesso dell’intera area: il Monte Altesina (1193 mt.).

La mancata orografia (compresa la serie di dorsali a pendii ripidi e coronate “spesso” da placche rocciose) è stata da sempre fonte di discussione.

Di chi precisamente? Chi sono costoro che hanno vivacizzato l’opinione pubblica per verificare o meno l’esistenza di questa catena montuosa? Tra un passaggio e l’altro è giusto dare atto e conoscenza.

Meglio approfondire durante un riposino (non guasta mai), magari "vivacchiando" con la mente alla ricerca del Simeto o prendendo spunto dell’intero patrimonio naturalistico.

È doveroso andare per gradi, seguire una logica consapevole. Nell’antichità classica furono (i Monti Erei) abbastanza celebrati.

Ebbero risalto insieme al laghetto di Pergusa (menzionato da Ovidio). Il primo a trattare la questione fu l’erudito Antonino Mongitore nel XVII secolo. Addirittura l’Altesina fungeva da raccordo tra le grandi regioni presenti nel periodo arabo: la Val Demone, la Val di Mazara e quella di Noto.

Tra i geografi (moderni) di spicco che hanno manifestato un certo distacco troviamo il Gambino e il Bertacchi. Se il primo si è "permesso" d’identificarli con il nome di “monti incerti” (in forma minuscola), il secondo addirittura li ha accompagnati al nome di Monti Sicani.

Anche lo studioso Ravelli si è limitato con un semplice ricordo. È curioso l’intervento “bizzarro” del geografo tedesco Fischer (Theobald?). Un vecchio cultore (vissuto nel XIX sec.) di ritocchi, storpiature e dimenticanze (volontarie) anche e durante i suoi approfondimenti orografici siciliani.

Addirittura si permise di eliminare i Monti Erei. Infatti li sostituì con i Monti Centrali. Di fronte a un impianto storico abbastanza incerto, una delle poche e valide soluzioni è quella di soffermarsi ad ammirare.

Il silenzio, fonte indiscussa di ricchezza, produce emozioni. Gli sguardi penetrano dentro un paesaggio unico.

Ne fanno parte i siti dichiarati Patrimonio dell’Unesco come Villa Casale. Poi, senza dimenticare l’area archeologica di Morgantina, le città di Nicosia e Piazza Armerina e il borgo di Sperlinga.

Gli Erei vanno vissuti in stretta relazione con l’ambiente circostante. Abbozzare un paragone è superfluo, inutile. Nonostante la provincia di Enna perde annualmente i suoi pezzi (emigrazione), i panorami rimangono intatti.

Perché solo chi ascolta la voce del mare e quella della montagna può comprendere la forza del mondo (William Wordsworth).
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