STORIA E TRADIZIONI
Se tra i re magi c'era una regina: il mistero in una pala d'altare custodita a Palermo
È importante tornare a rivedere le stesse cose, anche le più scontate, per scoprire se possono raccontarci qualcosa di nuovo. Come in questo caso
La Pala d'altare con l'adorazione dei Magi a Palazzo Abatellis
Non per i dipinti di Antonello da Messina, né per l'affresco del Trionfo della morte, quelli lasciano sempre senza parole, ma per un dettaglio di una pala d'altare del XVI secolo sulla quale non mi ero mai soffermato prima d'ora perché tratta una tematica molto comune: l'adorazione dei magi.
Nel Vangelo di Matteo è narrata l'adorazione dei magi. Sapienti re venuti da Oriente per omaggiare con dei doni (oro simbolo di regalità, incenso simbolo di divinità e mirra simbolo della morte terrena) il re dei Giudei, ovvero il bambin Gesù.
Nel campo dell'arte gli artisti si sono divertiti a rappresentare questa scena in tanti modi diversi. I tre re venivano rappresentati sin dalle origini come uomini anziani, o di mezza età, in fila uno dietro l'altro reggenti un dono tra le mani.
Altre volte, a seconda del luogo d'origine dell'artista, vengono raffigurati ora in groppa a dei cammelli ora a dei cavalli. Gli abiti che indossano possono apparire orientali o occidentali.
I tre magi potevano rappresentare simbolicamente anche le tre età dell'uomo o, in base alla loro descrizione fisionomica e al colore della pelle, perfino l'intero mondo sino ad allora conosciuto. Sovente due dei magi hanno la barba, l'altro invece presenta un volto giovane e femmineo.
Sono stati tramandati i loro nomi: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, ma è difficile scoprire la loro provenienza. Gaspare viene rappresentano di solito come un re anziano che porta l'oro, Melchiorre di poco più giovane porta l'incenso e Baldassarre ad un certo punto della storia comincia ad essere rappresentato di colore e porta la mirra.
Nell'adorazione dei magi della scuola di Anversa realizzato all'inizio del XVI per la chiesa di San Domenico a Palermo e oggi sito alla Galleria regionale di Palazzo Abatellis c'è un particolare “unico” credo nel suo genere. La minuzia dei particolari tipica della pittura fiamminga si registra nei dettagli degli abiti e degli oggetti oltre che nell'utilizzo dei colori.
La pala è divisa in tre parti. Iniziando dalla parte di destra si può isolare la figura di San Giuseppe con un copricapo verde, un mantello rosso, una tunica bianca e il bastone nella mano destra. Dietro di lui una scena campestre che rimanda alla futura fuga in Egitto.
Al centro è rappresentata la vergine Maria in un ambiente interno signorile seduta mentre regge il bambino che riceve i doni da due re magi. Nell'ultima parte a sinistra si vede l'ultimo re magio che indossa un mantello turchese e un abito rosso. Regge nella mano sinistra un dono e nella destra uno scettro. Sul capo indossa un cappello rosso con tre piume, Il colore della sua pelle è nero e, cosa più particolare, ha un orecchino all'orecchio destro ed è una donna.
Che ci fa una donna al posto di un re magio? A questo non so rispondere, però posso dirvi che non è l'unico caso in cui si inscena una tale variante rispetto alla storia tramandata. Ad esempio nell'Adorazione dei Magi di Lorenzo Monaco, pittore toscano del XIV secolo, si vede uno dei re magi con evidenti tratti femminili.
Lo stesso può dirsi nell'Adorazione dei Magi di Filippo Lippi, in quella di Stefano da Verona, in quella di Benozzo Gozzoli e in quella di altri, dove compare sempre un giovane re magio dai tratti femminili.
Alcuni studiosi hanno visto un anacronismo in tale espediente identificando la donna che omaggia Gesù con la regina di Saba che omaggia re Salomone, sta scritto infatti in Isaia 60,6 «Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore».
Ordunque, la donna della pala d'altare di Palermo potrebbe essere effettivamente la regina di Saba, avendo essa uno scettro tra le mani? Chissà, agli esperti l'ardua sentenza.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
STORIA E TRADIZIONI
Lo sfarzo a Palermo, poi il furto e la crisi: i gioielli perduti di Donna Franca Florio