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Se ci entri ti senti in una (bella) fiaba: il castello in Sicilia a strapiombo su una valle

Le sue mura sembrano fondersi con la struttura naturale del territorio. Tra le sue stanze si possono sognare serate danzanti in compagnia dell’aristocrazia locale

Viviana Ragusa
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  • 28 dicembre 2023

Il castello di Marineo

Da sempre simboli di forza, potere e stabilità, i castelli sono tra le mete più ambite dai turisti di tutto il mondo. Varcare la soglia di questi edifici o, semplicemente, ammirare la maestosità della loro struttura dall'esterno, permette di proiettarsi con la fantasia in un’altra epoca storica o in un ambiente tipico delle fiabe.

Nelle stanze dei castelli si può dare sfogo alla propria immaginazione, sognando balli, serate in compagnia dell’aristocrazia.

In Italia ci sono circa 20.000 castelli e, tra questi, 200 si trovano in Sicilia, tutti testimoni di storie diverse e dal passato più o meno glorioso. Una di queste strutture imponenti si trova a Marineo ed è stata costruita molti secoli fa.

Come descritto nella documentazione redatta da lui stesso nel 1268, Carlo I d’Angiò fece costruire diverse fortezze sul territorio dell’Isola. L’obiettivo del sovrano era quello di affermare la sua potenza con degli edifici dalle caratteristiche che richiamassero i concetti di imponenza e stabilità.
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Proprio per questi motivi, il territorio di roccia calcarea che oggi corrisponde a quello del comune di Marineo era perfetto. Lì Carlo d’Angiò poté erigere un castello a strapiombo sulla Valle dell’Eleuterio, con delle mura che sembrano fondersi con la struttura naturale del territorio.

Nei secoli successivi il castello fu spesso luogo di conflitti e subì diversi danni, riparati nella seconda metà del XVI secolo grazie al figlio di Carlo V.

Gilberto avviò i lavori di ricostruzione subito dopo la fondazione di Marineo, facendo abbattere le mura difensive e dando alla struttura una destinazione diversa.

Il castello si sviluppa su diversi livelli: nei sotterranei sono state rinvenute alcune incisioni raffiguranti animali e figure umane collegate all’attività dell’allevamento. Il piano terra, invece, era quello dedicato alla servitù. In questo livello oggi si possono osservare i resti della cucina, come i ruderi di un forno e un foro da cui si intravedono i sotterranei.

Da questo piano inferiore si poteva accedere al giardino, in cui spesso si facevano passeggiate e si osservavano i bambini giocare spensierati.

Inoltre gli spazi esterni venivano utilizzati per l’agricoltura e l’allevamento, con granai, pollai e magazzini. Osservando la struttura quadrangolare dall’esterno, è visibile la scala che collega al piano superiore, con lo stemma della famiglia al centro delle due ali simmetriche.

Proprio qui è stata posta una lapide con il seguente testo: "Don Franciscus a Bonomia vir ingenio et rebus gestis clarissimus Capacis Cifale et Marinei dominus Carolo quinto Imperatore anno domini 1553 spe futuri magni oppidi centum domos hic condidit post cuius obitum don Gilbertus filius regnante Philippo eiusdem Caroli filio anno domini 1559 aedem patris spe ducentas alias domos et hoc castrum construxit".

Varcando questa soglia, si accedeva al piano riservato alla nobiltà, con un salone dotato di un camino e con alcune parti del soffitto che conservano ancora alcune decorazioni dell’epoca.

Una parte di questo piano superiore era dedicata alle sale di rappresentanza. Dal 2003 il castello Beccadelli Bologna di Marineo è la sede del Museo Archeologico Regionale della Valle dell’Eleuterio.

Nelle varie sale sono custoditi reperti storici risalenti a varie epoche e che testimoniano diverse civiltà che si sono susseguite nei territori del comune siciliano. Dell’epoca preistorica è stato trovato ben poco, mentre la maggior parte dei reperti si riferisce alle colonie puniche, all’età ellenistica, all’epoca romana e a quella medievale.

Anche se la collezione è già molto vasta, le ricerche continuano e nuove scoperte sono sempre possibili.
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