MISTERI E LEGGENDE
Santa Rosalia e il piatto dei cento scudi d'argento: a Palermo è il giorno dell'offerta
Il 7 dicembre 1624 fu donata l’offerta simbolica che il sindaco della città depose dopo avere rivolto a nome di tutti i cittadini la supplica e l’atto di affidamento
La basilica di San Francesco d'Assisi a Palermo
Il 7 dicembre 1624, per la prima volta fu donata l’offerta simbolica di 100 scudi d’argento che il sindaco della città depose in un ricco vassoio davanti l’immagine della Vergine Maria dopo avere rivolto a nome di tutti i cittadini la supplica e l’atto di affidamento.
Accadde, infatti che nell’anno 1624, la città di Palermo fu colpita dalla peste.
Il pretore, Vincenzo del Bosco Duca di Misilmeri, di sua iniziativa, stabilì di nominare Santa Rosalia protettrice della città ma per evitare le lamentele Santa Chiesa che si riteneva scavalcata, ordinò che “in perpetua si offrisse alla Madonna di Trapani un cereo di rotoli 50 e all’Immacolata di San Francesco un donativo di 100 onze d’argento”.
Fino alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, il simulacro restava in Cattedrale fino alla Domenica successiva all’8 dicembre dove, dopo le solenni celebrazioni di quel giorno, verso mezzogiorno si riportava nella basilica. Il trasporto del simulacro fu affidato alla confraternita del “Porto e Riporto” dell’Immacolata, fondata nel 1726 da alcuni artigiani devoti all’Immacolata che in precedenza venivano denominati “Vastasi” (dal greco Bastazo, ossia portare). Alla mezzanotte, grazie ad un rivilegio concesso da Papa Clemente XIV del 1770, veniva celebrato l’Ufficio Divino e la Messa come alla notte di Natale.
Anticamente, per tutta la notte tra il 7 e l’8, il popolo palermitano si recava in pellegrinaggio alla Basilica di San Francesco portando torce realizzate con l’arbusto di “ampelodesma“ , che venivano ammassate sul sagrato della chiesa e bruciate. Il falò era denominato “Mazzuni”. Verso l’alba arrivavano le varie Confraternite della città portando ciascuna una piccola statua dell’Immacolata sopra un fercolo di modeste dimensioni. Erano le cosiddette “Varicedde”, accompagnate da “Ciarameddi”, tamburi e perfino la banda musicale.
Parte del popolo, preferiva rimanere a casa a festeggiare la “nottata” dell’Immacolata mangiando sfincione e giocando a carte e a tombola.
Tra la fine dell’Ottocento e la metà degli anni ’50, l’Immacolata argentea che invece è custodita in Cattedrale, la domenica successiva all’8 dicembre, in ricordo forse del “Riporto” che si effettuava dopo i giorni di permanenza del simulacro nella stessa Cattedrale, si recava di primo mattino in processione ricambiando la visita, fino alla Basilica di San Francesco per poi ritornare in Cattedrale nuovamente.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
Spunta all'improvviso e sembra il paradiso: dov'è (in Sicilia) la spiaggia con un record
-
ITINERARI E LUOGHI
È un sogno per i turisti (di mezzo mondo): in Sicilia c'è uno dei borghi più belli d'Europa
-
ITINERARI E LUOGHI
In Sicilia c'è uno dei posti più belli al mondo: si torna a nuotare nei laghetti di Cavagrande