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Santa Rosalia e il piatto dei cento scudi d'argento: a Palermo è il giorno dell'offerta

Il 7 dicembre 1624 fu donata l’offerta simbolica che il sindaco della città depose dopo avere rivolto a nome di tutti i cittadini la supplica e l’atto di affidamento

  • 7 dicembre 2019

La basilica di San Francesco d'Assisi a Palermo

Ogni anno, il giorno 28 novembre avviene l’apertura della Cappella dell’Immacolata Concezione che si trova all’interno della Basilica di San Francesco d’Assisi a Palermo. Con questa celebrazione iniziano i “festeggiamenti“ con la presenza del sindaco della città, del rettore della Basilica e del Barone Curti (discendente della famiglia De Leonardi) e di una folta moltitudine di cittadini.

Il 7 dicembre 1624, per la prima volta fu donata l’offerta simbolica di 100 scudi d’argento che il sindaco della città depose in un ricco vassoio davanti l’immagine della Vergine Maria dopo avere rivolto a nome di tutti i cittadini la supplica e l’atto di affidamento.
Accadde, infatti che nell’anno 1624, la città di Palermo fu colpita dalla peste.

Il pretore, Vincenzo del Bosco Duca di Misilmeri, di sua iniziativa, stabilì di nominare Santa Rosalia protettrice della città ma per evitare le lamentele Santa Chiesa che si riteneva scavalcata, ordinò che “in perpetua si offrisse alla Madonna di Trapani un cereo di rotoli 50 e all’Immacolata di San Francesco un donativo di 100 onze d’argento”.
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La devozione dei Palermitani nei confronti dell’Immacolata, era già molto antica, come si evince dai documenti che attestano celebrazioni di Messe all’altare dell’Immacolata della Basilica di San Francesco a Palermo già dalla prima metà del 1400. Nel 1646, fu commissionata dal Senato palermitano con il contributo finanziario della famiglia De Leonardi, il nuovo simulacro argenteo dell’Immacolata, realizzato da maestranze della città, che in seguito, ogni anno, nel giorno 8 dicembre fu condotta in processione fino alla Cattedrale.

Fino alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, il simulacro restava in Cattedrale fino alla Domenica successiva all’8 dicembre dove, dopo le solenni celebrazioni di quel giorno, verso mezzogiorno si riportava nella basilica. Il trasporto del simulacro fu affidato alla confraternita del “Porto e Riporto” dell’Immacolata, fondata nel 1726 da alcuni artigiani devoti all’Immacolata che in precedenza venivano denominati “Vastasi” (dal greco Bastazo, ossia portare). Alla mezzanotte, grazie ad un rivilegio concesso da Papa Clemente XIV del 1770, veniva celebrato l’Ufficio Divino e la Messa come alla notte di Natale.

Anticamente, per tutta la notte tra il 7 e l’8, il popolo palermitano si recava in pellegrinaggio alla Basilica di San Francesco portando torce realizzate con l’arbusto di “ampelodesma“ , che venivano ammassate sul sagrato della chiesa e bruciate. Il falò era denominato “Mazzuni”. Verso l’alba arrivavano le varie Confraternite della città portando ciascuna una piccola statua dell’Immacolata sopra un fercolo di modeste dimensioni. Erano le cosiddette “Varicedde”, accompagnate da “Ciarameddi”, tamburi e perfino la banda musicale.
Parte del popolo, preferiva rimanere a casa a festeggiare la “nottata” dell’Immacolata mangiando sfincione e giocando a carte e a tombola.

Tra la fine dell’Ottocento e la metà degli anni ’50, l’Immacolata argentea che invece è custodita in Cattedrale, la domenica successiva all’8 dicembre, in ricordo forse del “Riporto” che si effettuava dopo i giorni di permanenza del simulacro nella stessa Cattedrale, si recava di primo mattino in processione ricambiando la visita, fino alla Basilica di San Francesco per poi ritornare in Cattedrale nuovamente.
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