STORIA E TRADIZIONI
Rinasce a Palermo la "Cuba Soprana": tra il giardino romantico e la fontana (perduta)
È tornata a nuova luce Villa di Napoli a Palermo e anche la "cubola", il piccolo edificio arabo-normanno ove un tempo zampillava l'acqua di una graziosa fontana
Villa Napoli a Palermo
L'assessorato ai Beni culturali annuncia il completamento del restauro dopo tre anni di interventi che riportano all'antico splendore alcuni tratti della villa che fu della famiglia Ventimiglia e che al contempo mettono in evidenza le caratteristiche gotiche della torre normanna inglobata all'interno della villa sei-settecentesca.
Nel 2020 l'archeologo spagnolo Julio Palazon, insieme ad altri esperti connazionali e all'ausilio dell'ex dirigente della Sovrintendenza Lina Bellanca e colleghi, conduce un progetto di restauro, finanziato dai Beni Culturali anche per la campagna 2021 e 2022, per riportare alla luce antiche tracce di epoca islamica nel sito dell'antico “Genoard”, il “paradiso terrestre” dei re Normanni a Palermo.
«Certo l'avere recuperato, dopo un contenzioso durato oltre un decennio, il giardino romantico di Villa Di Napoli, dà indubbiamente, o piuttosto, restituisce a tutti un patrimonio verde sempre più raro in una città come Palermo e questo può e deve essere letto come segno del confidare nella forza e nella positività del ben agire.
Ma rimane negli occhi e nella mente di chi ne è custode, in nome e per conto di tutti gli altri, la ferita di un restauro ancora solo accennato, forse avviato ma lontano dall'essere conchiuso».
Oggi il restauro è terminato, il bene dal 2007 è patrimonio della Fondazione dell'orchestra Sinfonica Sicilia (Foss) e dipenderà da questa la prossima fruibilità.
Ma parliamo un po' di storia. La Cuba Soprana, cioè collocata più sopra, che si differenzia dalla Cuba Sottana, cioè collocata più sotto, ma entrambe site nella strada che porta a Monreale, cioè il Corso Calatafimi, detto anticamente "lo stadone di Mezzomonreale”, facevano parte entrambe di un vasto territorio riguardante la Conca d'oro palermitana, formata da immensi agrumeti e giardini di delizie muniti di splendidi edifici dai re Normanni per il loro diletto.
Sono collocate entrambe ad ovest del Palazzo Reale di Palermo.
La Cuba Sottana è sommariamente ancora visibile e immaginabile in tutto il suo splendore, mentre la Cuba Soprana è stata inglobata in una villa tardo-barocca e la sua lettura risulta ancora incompleta e difficile. Entrambi gli edifici furono probabilmente costruiti al tempo di Guglielmo II.
Che entrambi fossero indicati col nome di "Cuba" lo deduciamo da un atto del 1505 del re Ferdinando il Cattolico in favore di Giovanni Ventimiglia al quale concede: «Tres lenciae cum quadam turri dirupta in totum minabatur vocata Alfaina seu Cuba Suprana esistenti intus clausuram et territorium di la Cuba propre castrum regium palatium nostrae felicis urbis Panhormi».
Ma in un documento più antico, del 1420, riesumato dallo storico Nino Basile si evince che con il termine “Cuba” non si individua un edificio, bensì un giardino.
«Che il vasto giardino circondato da mura confinante con la città avesse comunemente il nome "Cuba", chiaro si rileva da un privilegio, ritengo inedito, del 7 marzo 1420, esecutoriato in Termini a 20 giugno dello stesso anno XIII ind. Con esso Re Alfonso, in considerazione dei grandi servizi prestati a Re Ferdinando dal cameriero Gometro de Quadro, concede a costui, durante vita, “il real giardino volgarmente chiamato la Cuba confinante con la città di Palermo".
Nella concessione del Real giardino della Cuba fatta in favore di Gometro de Quadro non facevano parte gli edifici in esso esistenti. Per tanto è da ritenere che il nome "Cuba" dato ai due edifici, provenisse dal nome comunemente dato al giardino in cui i due edifici sorgevano».
Il Basile indugia ancora sul termine Cuba riferendo che alcuni arabisti lo traducevano con il significato di “edificio quadrato”, cioè cubico, mentre molti scrittori e storici del suo tempo e ancora oggi, traducono il termine Cuba con “cupola” cioè edificio provvisto di una cupola.
In alcune ricostruzioni architettoniche ipotetiche della Cuba Soprana, infatti, molti architetti la immaginano sormontata da una cupola.
Lo stesso Basile suggerisce che se la Cuba soprana avesse avuto sul capo una cupola sarebbe stato un mausoleo e non un luogo di “sollazzo”. Ovunque sia la verità, a noi sta il compito di allargare lo spettro verso tutte le possibilità.
Nella concessione fatta nel 1505 a Giovanni Ventimiglia, messa in evidenza per la prima volta da Vincenzo Auria, si legge di una “turri dirupta” chiamata “Alfaina”, anche se in un articolo del 2022 della rivista di Studi e ricerche di storia dell'architettura si corregge il termine in “Aljama”.
Nella rivista tale toponimo, che indica la torre della Cuba Soprana, è indicato come di origine araba, ma ho potuto leggere lo stesso termine nel volume “L'ebraismo in Sicilia” dove indica qualcosa di diverso, ovvero non il nome di un edificio ma di un alto funzionario, un magistrato che gli ebrei chiamavano proprio “Aliama” e quindi il luogo del toponimo potrebbe indicare il palazzo di un alto funzionario ebreo sito fuori dalla città antica.
Ovviamente potrebbe semplicemente trattarsi di una forma di omonimia, ma chissà, magari qualcun altro più competente di me può allargare il campo di ricerca.
Parliamo dell'edificio. L'originale Torre Normanna, trasformata in seguito in forme più rinascimentali fu inglobata all'interno della villa tra il XVI e il XVII secolo, come era solito che accadesse per molte altre torri inglobate in altre ville palermitane sorte tra la Conca d'oro e la Piana dei Colli, una a caso Villa Niscemi.
Nel XVI secolo la proprietà passerà a Cola Galletti, mentre è del XVII secolo lo scalone esterno di ingresso. Nel XVIII secolo la proprietà passerà da don Vincenzo Rao e Torres a Carlo Napoli al quale si devo il nome attuale della villa. È del XVIII secolo anche la decorazione del piano nobile realizzata da Vito D'Anna e la cappella di Santa Rosalia.
A causa della caduta degli intonaci di Villa di Napoli nel 1920, Nino Basile mette in evidenza nella sua pubblicazione Palermo Felicissima quanto ancora esisteva dell'antica torre e soprattutto le aperture con archi ogivali. «Nel tratto antistante il lato occidentale della Cuba si è inoltre posta in luce una struttura muraria attribuibile alla stessa fase di vita del padiglione e legata funzionalmente ad un profondo pozzo».
Addirittura durante gli scavi condotti agli inizi degli anni Duemila, sono emerse tre rocce dolomitiche, probabili tracce di una costruzione antecedente alla Cuba, ma ancora da definire, tuttavia anch'esse ritenute a stretto contatto con il sistema di canalizzazione dell'acqua. A circa duecento metri a est della torre normanna è sita la "cubola" un piccolo edificio normanno in conci di tufo, quadrato e con quattro archi ogivali, uno per lato, e una graziosa cupola rossa in cima.
Da una stampa ottocentesca si nota che un tempo ospitava una fontana zampillante. Il giardino della Cuba, facente parte dell'immensa area della Conca d'Oro, viene indicato col nome di “Viridarium Geonard” in una illustrazione del XII secolo inserita nel Liber ad Honorem Augusti di Pietro da Eboli.
In questa immagine, a sinistra, è riscontrabile una torre merlata in cantoni di tufo, notoriamente interpretata come parte del castello della Cuba Sottana.
Ma se si osserva bene l'illustrazione pare che la torre poggi sopra un altro corpo, non facilmente riconoscibile, ma dato che è stata riscontrata l'esistenza di un'altra costruzione sotto la pavimentazione della Cuba Soprana, chissà che l'attribuzione della Cuba Sottana in riferimento a questa illustrazione non possa essere messa in discussione, ancora di più avendo osservato che in realtà il giardino della Cuba comprenderebbe entrambi gli edifici arabo-normanni della Cuba Sottana e della Cuba Soprana.
Tra le specie vegetali illustrate nella pagina è rintracciabile una palma da dattero, un ulivo e altri alberi sopra i quali si vedono vari uccelli. In libertà sembra passeggiare perfino un grosso felino. L'atmosfera paradisiaca che dovettero rappresentare i giardini medievali di Palermo certamente aveva il suo fulcro nella natura, in qualche modo rappresentata anche nelle essenziali geometrie degli edifici.
Forse se avessimo tentato di proteggere negli anni più la natura che i materiali, capiremmo meglio di cosa hanno goduto questi principi e re nel corso dei secoli, ma come ogni cosa, è dagli errori che bisogna imparare. L'estensione del giardino è stata visibilmente sacrificata per favorire l'urbanizzazione della "città nuova" di Palermo.
Ciò che ne rimane oggi è soltanto una strisciolina che tuttavia ci da modo di continuare a preservare una parte fondamentale del patrimonio della nostra città essendo presenti nel giardino specie arboree preziose come quelle del Ficus Magnoloides, dell'Araucaria eterophilla e l'Erythrina viarium, oltre ad un bell'agrumeto.
Per quanto concerne i restauri interni alla villa, sono stati recuperati oltre alla cappella di Santa Rosalia che presenta un bell'affresco della santa, altri affreschi interni e anche il pavimento in maioliche, preservato dove possibile e riprodotto sull'originale dove inevitabile, porte, finestre e cancellata d'ingresso.
Il recupero del patrimonio cittadino è stato seguito non solo dai giornali come è giusto che sia, ma da un'intensa “attività social” da parte della gente comune, segno inequivocabile della rinascente sensibilità nei confronti dell'arte e della cultura del nostro territorio.
La preservazione delle nostre radici sarà la linfa del nostro futuro.
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