ITINERARI E LUOGHI
Ricostruito (quasi) da zero dopo un terribile terremoto: dov'è il gioiello barocco di Sicilia
È una delle attrazioni più rappresentative della città di Ragusa, ma forse non tutti sanno che un tempo sorgeva da un'altra parte rispetto a dove lo vediamo adesso
Duomo di San Giorgio a Ragusa
Un tempo, secondo le fonti storiche, l’edificio cultuale sorgeva nel lato orientale del versante ragusano. Tuttavia, in seguito al terremoto del 1693, venne riedificato nell’omonima e attuale piazza. Dopo il devastante fenomeno sismico, rimasero intatte una sezione della "Cappella maggiore", parte della facciata e le piccole cappelle.
L’incantevole struttura, in chiaro stile Barocco, fu pianificata nel XVIII secolo dall'ingegnere Rosario Gagliardi, annoverato tra i principali esponenti dell’architettura barocca siciliana. Inoltre, essa appare preceduta da una grande scalinata ottocentesca che ne accentua la maestosità.
Come infatti osservato da André Chastel, esperto d’arte, "nel suo amore per il movimento, il Barocco ha suscitato una civiltà delle scale… codesta predilezione per le scalinate, i gradini, le salite all’aria aperta mi pare rivelatrice di un intento particolare nel trattare le piazze e le strade, i vuoti urbani, gli spazi comuni delle città come un vasto interno ambientato,articolato, decorato con la stessa cura di una galleria o di una navata".
Sulla cuspide, per di più, figura l’incisione numerica 1775, indicante la data di conclusione dei lavori che hanno interessato la facciata. Siamo, altresì, a conoscenza che il Gagliardi, dotato di straordinaria creatività, orientò la chiesa verso il lato sinistro della piazza antistante.
Tale soluzione, oltretutto, era dettata dal proposito di rendere visibile, dietro l’imponente facciata, la maestosa cupola che il progettista avrebbe di lì a poco costruito.
Ad ogni modo, la tradizione riferisce che fu realizzata nel 1820 dal capomastro ragusano Carmelo Cultraro. Ciononostante, a seguito di recenti indagini, la paternità dell’opera è stata ascritta all’architetto Stefano Ittar.
Quanto alla parte interna del corpo edilizio, essa è sapientemente articolata in tre navate le quali, a loro volta, sono separate da una serie di poderosi pilastri in pietra.
I capitelli dei medesimi si attribuiscono agli scultori Giambattista Muccio e Giorgio Nobile, entrambi originari di Ragusa. Ai lati delle navate laterali, invece, si scorgono molteplici opere d’arte e sontuose cappelle. Alcuni dipinti raffigurano dettagliatamente il martirio di San Giorgio e diversi eventi annessi alla sua vita terrena.
Di un certo rilievo anche il prezioso Organum Maximum che, composto da ben 3668 colonne, risalta nella navata centrale.
Non passa in secondo piano la cancellata in ghisa, ideata nel 1890 dall’artigiano acese Angelo Paradiso. Formata da 28 colonne a base quadrangolare, risulta essere abbellita dalle sculture di San Giorgio e da due stemmi che rimandano agli emblemi del Santo.
In ultimo, desta particolare curiosità notare come il complesso edilizio riproduca vistosamente i canoni architettonici che si riscontrano nell’Europa del Nord. Basti pensare, a titolo esemplificativo, alle chiese londinesi di Nicolas Hawksmoor e a quelle di Johann Balthasar Neumann.
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