STORIE
Realizza i suoi sogni lontano dalla Sicilia: la vita di Alessandro (a metà) fra 2 continenti
Originario di Augusta, subito dopo il diploma inizia a cercare chance lavorative fuori dall'Isola, terra che ama ma in cui non pensa di voler tornare. La sua storia
Alessandro Fichera
È iniziato tutto nel 2012, quando lavorava come elettricista per una grande azienda di costruzioni che si aggiudicò l’appalto per un importante progetto niente meno che a Singapore.
Così questa divenne la sua destinazione per seguire i lavori nel suo settore di competenza, non una scelta personale ma aziendale quindi, eppure immediatamente Alessandro si è ambientato in quell’universo così distante e ben diverso dalla sua terra d’origine.
Probabilmente questo suo spiccato spirito di adattamento deriva da quelle prime esperienze di lavoro che già dopo il diploma lo hanno portato a cercare chance al di fuori della Sicilia e del piccolo paese in cui è cresciuto...anche perché, come ammette lo stesso Alessandro, con la sua indole quel posto gli stava troppo stretto. Abitudini che nel tempo gli sono tornate utili, ripercorrendo a ritroso la sua storia.
A dirla tutta, un uomo così attento a quelle che dovrebbero essere le comuni regole del senso civico ma che più che sovente vediamo trasgredire, di un luogo come Singapore, così in ordine e pulito, dove la criminalità non si sa dove stia di casa, si è innamorato già dai primi passi che gli hanno visto calpestare quei luoghi.
Dopo alcuni anni dal suo arrivo, il progetto che aveva portato Alessandro sull’altro versante del mondo si è concluso ma, talmente soddisfatto della sua nuova vita lì, si è messo in cerca di un’altra occupazione che gli potesse assicurare ancora di restare. Badate bene però, non è che Alessandro si sia davvero fermato...
Oggi ha quarantacinque anni e, grazie all’azienda italiana per cui lavora, vive per metà anno a Singapore e per l’altra metà nelle Marche. A dirla tutta anche quando è in Italia, pur avendo la sua base d’appoggio fissa nel centro della Penisola, continua a viaggiare e a spostarsi per lavoro da una regione all’altra.
In più ha ancora parte della famiglia d’origine in Sicilia, quindi sono contemplate anche delle capatine sull’isola.
Come sentito dire a tantissimi dei siciliani che hanno lasciato questa terra, anche Alessandro la ama e la odia insieme: «La amo perché è il posto più bello del mondo senza se e senza ma - mi racconta - E la odio per colpa delle persone, perché sono i suoi abitanti che mi fanno vergognare di essere siciliano. Non abbiamo cura per la nostra terra, spazzatura dappertutto, posti nel centro città lasciati all’incuria più totale, strade con le buche, autostrade, traghetti, treni...A Singapore non ho mai visto un graffito o un sacco di spazzatura per strada, e le multe a chi osa abbandonare un mozzicone di sigaretta le fanno davvero».
Nonostante pregi e difetti lei, la nostra isola, Alessandro come quasi tutti i siciliani emigrati all’estero, la porta sempre nel cuore e in genere torna un paio di volte l’anno, sia per passare qualche giornata o settimana di ferie in estate al sole e al mare, e sia per ritrovare parte della sua famiglia e dei ricordi.
Non crede di ritornare in pianta stabile, i difetti che vede lo renderebbero impossibile. Forse quando sarà anziano e in pensione, quando magari la rabbia sarà diminuita e le cose, si spera, andranno un po’ meglio di adesso, valuterà se trascorrere dei periodi qui...adesso non ci pensa proprio.
Non è sposato e non ha figli, Alessandro, anche per questo riesce a vivere a metà tra due continenti così distanti, spostandosi di continuo in questa sua vita divisa tra Italia e Singapore. Lì ormai, dopo tanti anni, ha conosciuto diversi connazionali che sono pian piano divenuti prima conoscenti e poi amici, con cui condivide serate, aperitivi, domeniche ed eventi sportivi.
Un ritorno nella sua primissima casa forse sarebbe ancora più improbabile per questa ragione. Alessandro si è ambientato così bene a Singapore che, per certi versi, è un luogo più in sintonia con la sua persona di quanto lo sia mai stata l’Italia e la Sicilia.
Dopo mesi di assenza, ogni qual volta fa rientro nella sua casa asiatica, ricomincia a respirare quel profumo di progresso che lo fa sentire più a casa che qui, e allora ovunque scelga di restare, l’importante è che si senta appagato delle proprie scelte, senza alcun pentimento o sensazione di “frantumi” che spesso prova chi vive lontano dalle proprie radici che, nel suo caso, sembrerebbe sia stato capace di portare con sè.
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