STORIA E TRADIZIONI
Qui sorgeva l'antica città siculo-greca: a Tusa apre il "Lapidarium", come visitarlo
Il complesso di Santa Maria delle Palate a Tusa, in provincia di Messina, all'interno del Parco Archeologico di Tindari, si arricchisce di nuove bellezze da esplorare e conoscere
Il parco archeologico di Tindari (foto Facebook Nino Travagliante)
«Il lapidario - così lo descrive testualmente Wikipedia - è genericamente una raccolta di pietre, sassi, rocce. Per significato traslato vengono così chiamati gli ambienti dove collezioni di tali reperti sono custoditi, frequenti nei musei, soprattutto in quelli di storia naturale o archeologici (quindi si applica anche a pietre scolpite, lavorate, frammenti architettonici, iscrizioni su pietra)».
Il Lapidarium è aperto al pubblico dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle 16.30. L’ingresso, con prenotazione attraverso l’apposita app, è gratuito.
Il museo, attraverso le testimonianze e le epigrafi esposte, conserva la memoria documentale che scandisce le tappe storiche dell’antico centro, dal momento della fondazione avvenuta alla fine del V secolo a.C., a quello della distruzione ad opera di eventi tellurici, databile al IV sec. d.C. e, ancora oltre, quando la città divenne sede vescovile, fino all’invasione araba della Sicilia.
Il locale è stato reso funzionale come spazio espositivo a conclusione di un percorso che include e valorizza anche il passaggio coperto tra la Chiesa di Santa Maria delle Palate e l’Antiquarium, secondo un’idea progettuale di Museo Diffuso.
«Si tratta di quaranta epigrafi rinvenute negli anni Settanta all'interno del sito archeologico - spiega il direttore del parco Salvatore Gueli - questo lapidarium amplia la collezione che si è resa possibile grazie all'operato del professore Scibona. È difficile - aggiunge - rinvenire così tante epigrafi in una stessa area».
«Le epigrafi greche e latine, incise o dipinte su pietra, che sono esposte nel lapidarium - conclude il direttore - è frutto di un inteso rapporto di collaborazioni sul territorio tra enti che, a diverso titolo, si sono succeduti nella gestione del sito di Alesa nel corso degli ultimi anni, tra questi la Soprintendenza di Messina, il Parco Archeologico dei Nebrodi Occidentali, il Polo Regionale di Messina per i Siti Culturali, il Museo delle Tradizioni Silvo-Pastorali di Mistretta, il Parco Archeologico di Tindari. Proprio per queste relazioni, che rimangono attive, il Lapidarium di Alesa si candida a ricoprire un ruolo centrale nella divulgazione della conoscenza e valorizzazione di tutta l’area».
«Un museo costituisce un importante elemento identitario per il territorio in quanto restituisce dignità ai luoghi. Le testimonianze esposte, selezionate tra quelle ad oggi scoperte, raccontano – dice l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà - 400 anni di vita e di storia civica e religiosa della città di Tusa, che è stata dapprima colonia greca, poi romana e infine tardo antica.
L’inaugurazione di spazi museali che raccolgano la storia e le testimonianze dei luoghi rientra – sottolinea l’assessore Samonà - in una politica di rafforzamento dell’identità su cui il Governo regionale sta molto puntando nella consapevolezza che solo la coscienza della propria storia può rafforzare il senso di appartenenza e il rispetto dei luoghi».
Lo spazio espositivo è stato allestito secondo un itinerario cronologico, nel quale le epigrafi trovano una loro logica collocazione con funzione, oltre che scientifica, anche didattica e divulgativa, supportata da un efficace apparato esplicativo mediante pannelli e didascalie.
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