AMARCORD
Qui i bambini studiavano (e dormivano) all'aperto: quando Villa Giulia era una scuola
In pochi forse sanno che all'interno del meraviglioso giardino pubblico c'era una scuola all'aperto, senza strutture e con i "banchi a zaino" donati dal Comune

Villa Giulia, ingresso da via Lincoln
In una relazione del 15 febbraio 1909 il dottor Addario di Palermo, rispondendo a domande rivoltegli da suoi colleghi sulle possibili cause della diffusione di tale malattia, descriveva accuratamente gli effetti del tracoma sui pazienti:
«Il tracoma o congiuntivite granulosa è una malattia a decorso eminentemente cronico di parecchi anni, con frequenti recrudescenze acute e subacute (durante le quali è contagiosissimo); che attacca frequentemente la cornea sotto forma di panno, il quale induce la perdita parziale o totale della vista [...]».
Il dott. Addario individuò la causa della malattia in un «germe vegetale appartenente alla classe de' fermenti» presente sovente negli escrementi umani e animali. Il dott. Addario fece allora una riflessione interessante.
Nella sua relazione diceva infatti: «I paesi sprovvisti di fognatura, in cui le case non posseggono neanco i più elementari pozzi neri, in cui difetta l'acqua, in cui le strade non sono basolate e permettono perciò il continuo sollevarsi della polvere inquinata; vanno endemicamente soggette al tracoma».
Continuava ancora: «Nelle migliori città della Sicilia, quali Palermo, Catania, il tracoma infierisce quasi esclusivamente nei rioni, in cui le strade non sono basolate, in cui manca la fognatura, in cui spesso manca l'acqua corrente».
Qui mi viene spontaneo un parallelismo temporale con l'attuale incuria da parte dei cittadini nei confronti del territorio in cui vivono e con l'abbandono da parte del Comune delle periferie, ma non è questo l'argomento principale dell'articolo, forse.
Grazie anche a relazioni puntuali come quelle del dott. Addario, a cinquant'anni dall'Unità d'Italia, e specialmente dopo la Prima guerra mondiale, le città Italiane si munirono di diversi istituti (ad esempio ospizi, sanatori, e scuole all'aperto) per combattere la tubercolosi, malattie cutanee, assistere i bambini rachitici ecc., come già scrissi in altri articoli sul tema.
A Palermo nel 1922 nacque la Scuola all'aperto di Villa Giulia, proprio all'interno del meraviglioso giardino pubblico per la cura della tubercolosi. Questa scuola non possedeva né strutture né edifici, i bambini, muniti di "banchi a zaino" donati dal Comune, «ricevevano le lezioni all'aperto, in giornate di bel tempo, da aprile a luglio».
Un anno dopo la creazione della Scuola all'aperto, si istituì sempre all'interno del giardino di Villa Giulia anche una Colonia antitracomatosa per volere dell' Unione italiana di assistenza all'infanzia (UIAI), nata a Roma e diretta allora dalla contessa Nora Balzani.
Già nel 1924 la Colonia antitracomatosa prese in cura 60 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni che non erano stati accolti al "Solarium" e che avevano frequentato l'ambulatorio municipale oculistico di piazza Bellini (attuale ambulatorio municipale oftalmico) perché affetti da tracoma "incipiente, follicolare, capillare e misto".
I bambini a Villa Giulia studiavano, mangiavano, praticavano ginnastica, facevano passeggiate, dormivano all'aperto.
Nel 1926 il dott. Pietro Valenza, promotore dell'elioterapia e fondatore dell'Istituto di puericultura "Solarium" di Palermo, nei pressi di Sant'Erasmo e precisamente accanto allo Stand Florio, praticò ad un gruppo di 12 bambine della colonia di Villa Giulia la cura con i "bagni di sole" registrando ottimi risultati.
La cura per il tracoma era la seguente: «tre sedute al giorno, sempre prima a palpebre rovesciate, e poi a palpebre chiuse per ciascuna, aumentando ogni giorno la durate delle sedute di 5 minuti, così da arrivare da 5 a 30, ossia a 60 minuti al massimo per ciascuna irradiazione dell'occhio e di tutto il corpo».
La Colonia antitracomatosi di Villa Giulia probabilmente terminò la sua funzione intorno agli anni Trenta del Novecento. Anni in cui si capiva l'importanza di investire sulla sanità pubblica.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia solo un'altra parola vale quanto questa: perché un "suca" è per sempre