AMARCORD

HomeNewsCulturaAmarcord

Qui gli abiti di lusso li pagavi (anche) a rate: chi si ricorda il "Fuso d'Oro" a Palermo

Non tutti potevano permettersi quei capi così belli ma anche così costosi. Vi raccontiamo la storia di questo negozio attraverso i ricordi di chi c'era. La storia

  • 6 dicembre 2024

Il Fuso d'Oro a Palermo (foto da Facebook di Fulvio Caruselli)

Non è solo la storia di un negozio ma è anche la storia di uno stile e di un'epoca che hanno reso i portici in centro un punto di riferimento per i palermitani e non solo.

Siamo in una Palermo che accoglie le cose buone e chi vive in pieno boom economico è amante del bello. E in città dove si può andare per acquistare un capo elegante? La risposta è sicuramente sotto i portici di via Ruggero Settimo, da Fuso d'oro - Marzotto.

Un negozio di grande eleganza gestito dai fratelli Barone aperto nel 1960. Grandi marchi, merce di gran qualità e uno stile ricercato, rappresentano l'eleganza di quel posto che molti ricordano.

Ci aiuta a comprendere meglio un commento social di Ignazio Buitta che spiega: «Il Fuso d'Oro-Marzotto viene inaugurato nel dicembre del 1960. In quell'occasione venne esposta la famosa Carrozza d'oro dei Butera, oggi visibile a Palazzo dei Normanni sede della Regione Siciliana»

Intorno al '72 "Fuso D'oro" stipula una convenzione con il Cral della Sicilcassa che consente l'acquisto dei capi con pagamento a rate. In questo modo si possono scegliere con calma quei capi così irresistibili ed avere un guardaroba di tutto rispetto.
Adv
Il negozio è vestito con una raffinata moquette dove primeggiano abiti e camice per uomo, pantaloni a zampa in coordinato con la giacca per donna e pellicce all'ultima moda esposte in vetrina.

Il colore molto venduto, in quegli anni, è il color tabacco per entrambi i sessi. E a proposito di quello che si può acquistare leggiamo il ricordo di Elisabetta Bennet con «i tailleurs, guanti e scarpe decolletè Fuso d'oro acquistati da mia madre».

Non tutti possono permettersi quei capi in lana cachemere così belli ma anche così costosi. Ed ecco che giunge un dolce ricordo di Cettina Algozzini: «Fuso d'Oro, il ricordo di un gesto di grande amicizia che dura ancora. La mia migliore amica mi fece provare un cappotto, dicendomi che era per un'amica che aveva la mia taglia e invece era per me che ne avevo uno un po' vecchiotto. Eravamo giovani e belli».

Era una città pulita e ordinata dove la passeggiata sotto i portici di via Ruggero Settimo è la cosa che ama fare di più chi vuole fare due passi al centro e indossare un outfit diverso dagli altri giorni.

Uno spot pubblicitario recita così: «Tutto l'abbigliamento da Fuso d'Oro per l'uomo elegante, per la donna à-la-page (all'ultima moda ndr), per il bambino moderno. Tutte le confezioni Marzotto, tutte le confezioni italian style, tutta la vostra fiducia merita Fuso d'Oro».

«C'erano tre persone importanti in questo negozio immenso ​​​​​​ - scrive Matteo Lo Nano nel gruppo "Palermo di una volta" - Alfredo Chianchiano, responsabile del reparto capispalla "abiti" con il suo collaboratore Vincenzo Rizzuto e il vetrinista numero 1 Gino Messina. Una squadra vincente».

Ed è proprio il figlio di Chianchiano che ricorda la ristrutturazione del negozio solo qualche anno dopo. «Nel '65 - scrive Pippo Chianchiano - fu rinnovato con nuove tecnologie, l'ingresso era rotondo e si apriva automaticamente appena il cliente accennava ad entrare. Era tutto in plastica. Il vecchio arredamento venne acquistato da Tessilcora di via Cavour per arredare il loro negozio appena aperto».
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI