ITINERARI E LUOGHI
Qui c'era un "fiume di latte", lì un tesoro nascosto: cinque posti (leggendari) in Sicilia
In Sicilia, forse più che in altre terre, viene offerto uno dei migliori scenari per scoprire i luoghi attraverso le sue leggende, storie in bilico tra verità e mito
Isola di Ortigia (foto di Fausto Schiliró Rubino)
In Sicilia, forse più che in altre terre, viene offerto uno dei migliori scenari per scoprire i luoghi attraverso i suoi miti: leggende, storie in bilico tra verità autentica e presunta, riti culturali e folcloristici alcuni di questi sono in grado di provocare nel visitatore grande suggestione ed emozione.
Viviamo nella culla di culture che si sono sovrapposte e hanno lasciato un po' dovunque tracce da seguire, orme da calpestare ancora lasciate di generazione in generazione da varie popolazioni, dagli antichi Fenici ai Greci, i romani e i bizantini, fino ai normanni per poi continuare via via ad altri più vicini.
Partiamo quindi seguendo un percorso, limitato ad alcuni di questi miti - altrimenti faremmo una lettura enciclopedica – in questo nostro crocevia di miti, leggende e tradizioni sacre e profane, avvolte nelle spire millenarie che affondano nelle nostre radici, nelle profane credenze popolari.
Ippotòo abbandonando sua figlia Egesta in mare, manco a farlo apposta, viaggiò su una barca spinta dal vento approdata in un isola dove trovò asilo e sposò il dio dei fiumi Crìniso, dalla cui unione nacquero i due figli Alcésti e Eolo.
Andiamo a Siracusa, facciamo un giro dentro la bellezza barocca affacciata sul mare, il mito greco per antonomasia tra il teatro e l’area archeologica, il castello roccaforte sulla costa ma il suo mito è femmina e annega nell’acqua.
Mentre ci si trova davanti alla fonte d’acqua dolce di Aretusa ad Ortigia ci si può lasciare affascinare oltre che dal luogo, dalla legenda che narra di una ninfa, Aretusa appunto, devota a Diana che nel bosco si bagnò nelle acque del fiume Alfeo - figlio di Oceano e Teti – che si innamorò di lei e assunse fattezze da uomo per circuirla.
La ninfa in fuga pregò la sua dea Diana di nasconderla che per salvarla la trasformò in nebbia e poi in acqua, aprendo una voragine nella quale Aretusa precipitò per scorrere sottoterra fino a riemergere in un luogo meraviglioso che somigliava ad un paradiso nel quale lo stesso Alfeo la raggiunse mescolandosi alle sue acque per non separarsene mai più.
In Sicilia l’Etna è la casa della leggendaria "fata o Maga" Morgana la più famosa dell’immaginario collettivo esoterico: salendo dalle falde del Vulcano più alto d’Europa la leggenda racconta che quest’ultima si trasferisce in Sicilia tra l'Etna e lo stretto di Messina dopo aver condotto qui il fratellastro Artù.
Su questa costa i marinai non attraccano a causa delle forti tempeste, ma dalle acque Morgana esce con un carro tirato da sette cavalli trasformando il mare in uno specchio cristallo che riflette immagini della costa e delle città ingannando i naviganti, che naufragano nelle braccia malefiche della fata.
L’aneddoto proviene da un fenomeno ottico che accade nello stretto di Messina dove con particolari condizioni atmosferiche le coste sembrano sospese nell'aria così lo sembra Messina o viceversa, Reggio Calabria verso Capo Peloro, nello stretto.
Andiamo a Catenanuova in provincia di Enna nella contrada Cuba, dove si racconta l’aneddoto niente che di meno del Fiume di Latte!
In un’antica masseria una lapide sotto il balcone è posta in memoria di un evento che ricorda che in quella che fu una stazione di posta pernottarono il poeta tedesco Wolfgang Goethe con l’amico e pittore Crisoforo Kneip e la coppia regale formata da re Vittorio Amedeo II di Savoia - re di Sicilia dal 1713 - e la reale consorte la regina Anna d’Orlèanns.
Accadde per uno strattagemma del cavaliere Ansaldi da Centùripe, proprietario della masseria-albergo, che desiderava ospitare i reali: quando il re e la sua corte stavano per transitare nei pressi della masseria, il cavaliere ordinò di versare nel torrente vicino tutto il latte che avevano munto quel giorno, così quando il re passò li vicino rimase esterrefatto e incredulo, e assaggiò addirittura l’acqua che sapeva di latte appunto.
Il cavaliere Ansaldi rivelò e ammise la storia insieme alla volontà di ossequiare il re che accetto l’invito e addirittura nominò il cavaliere Capitano onorario delle Guardie reali.
Nella piccola Villalba, siamo nel Nisseno, si racconta del "tesoro di Pizzo Lauro" un monte vicino al paese in provincia di Caltanissetta sul quale sembra sia stato sepolto un tesoro d’oro talmente vasto da "potere ricoprire" l'intera Sicilia.
Per arrivare al tesoro, ovviamente cosa non facile, bisogna superare l’incantesimo e non finire nel burrone dove alla fine sono precipitati tutti coloro che ci hanno provato e nessuno vi è mai riuscito, così come nessuno si è salvato e le loro anime sono condannate dallo stesso incantesimo a restare li imprigionati, afflitti con lamenti che si possono udire nelle notti di tempesta, bloccati fin quando qualcuno non sarà così bravo da recuperare il tesoro e liberare le povere anime!
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