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Quelle "stratuzzi stritti" del borgo dei Ventimiglia: l'oro (nascosto) di Sicilia

Si erge prepotentemente agli occhi del turista. È un nome buffo da leggere, però nasconde una storia di notevole sostanza storica e non solo. Vi ci portiamo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 28 dicembre 2024

Montelepre

Cos'hanno in comune le parole "oro" e "lepre"? Il quesito lascia il tempo che trova, anzi incuriosisce gli attenti lettori. La parola in questione è monte.

Sì, Monte Oro e Montelepre. A metà percorso della A29 che collega Mazara del Vallo con Palermo, a una manciata di chilometri da Partinico, le indicazioni color verdastro (anche quelle schiarite) indicano la cittadina palermitana.

È un nome buffo da leggere, però nasconde una storia di notevole sostanza storica e… sociale.

L’ingresso in paese merita! Accompagnati dal fattore ambientale con “strati e stratuzzi stritti”, il turista sin dalle prime battute è coinvolto dalla magia di Muncilebbru.

E allora giunge il momento di svelare l’arcano, senza remora alcuna. Montelepre sorge ai piedi del Monte Oro (613 m.s.l.m.). Messi a tacere i cosiddetti "ritardatari dell’enigmistica", inizia il racconto di un comune - quello palermitano - avvolto dall’aura nobiliare dei Ventimiglia. Perché non iniziare dallo spazio verde? Colora immediatamente la nostra giornata.
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Dal parco urbano - voluto fortemente dalle amministrazioni precedenti - è possibile immettersi in una delle tante viuzze che “trasportano” i turisti verso la zona storica.

Da lontano, non molto, le campane suonano a festa. È il richiamo della religiosità alla massima attenzione. Lo spirito di osservazione spinge a vigilare su ogni possibile sorpresa, a partire da un curioso semaforo dalle dimensioni ridotte. Ha il suo valore. Sì, come le parole del signor Gaglio.

Uomo di spessore, cultura e tanta esperienza alle spalle, si lascia andare a un sibillino: "Montelepre è il paese più bello al mondo. Non lo cambierei con nessun altro".

Il pensiero suona come stimolo, sicuri di confrontarci con una realtà soddisfacente alle esigenze del turista! Gli obiettivi sono tanti, a tal punto da unire l’utile al dilettevole.

Dai panifici e bar sparsi lungo il viale principale si respirano odori e profumi conturbanti. Corrono voci di una sfincia buonissima condita con miele e cannella.

La visita rischia di prendere una piega (sp)-piacevole. Con estrema regolarità, le campane non smettono di suonare. Riparte la caccia alle architetture monteleprine.

La Torre Ventimiglia o Aragonese e le chiese sono gli obiettivi mirati da non perdere. Raggiunto il centro storico, le mura della torre esaltano la bontà strutturale dell’edificio.

Di epoca normanna, rappresentava l’unica fortezza riscontrata durante il vecchio passaggio della Trapani-Palermo. Si presenta a forma di parallelepipedo a pianta rettangolare e con terrazza merlata.

Di notevole caratura è la pietra, materiale utilizzato per la costruzione della facciata (p. informe) e degli angoli e vicino alle finestre (p. squadrate).

Nicchie, due bifore e una trifora abbelliscono quella principale (facciata). In epoche recenti sono state apportate delle modifiche al balconcino, torretta d’ingresso laterale e orologio solare (il resto è tutto da scoprire).

È espressa volontà aprire una "parentesi storica". Edificata da Giovanni Ventimiglia (1433), ebbe un diretto e crescente impulso economico locale. Le vecchie abitazioni costruite con materiale povero vennero sostituite da un perfetto impianto ortogonale.

La collocazione storica del borgo ha origini antichissime. Seppur affascinante, l’incontro/scontro con gli studi storici è fatto quotidiano, dovute alle numerose fonti ricavate. Epoca classica latina? Araba? Magari alla fusione delle due parole "mons" e "lepus", o addirittura derivante dall’arabo Muncilebbru.

Qual è la verità? Altre fonti danno luogo al periodo in cui Hyccara - alleata con i selinuntini, siracusani e catanesi - venne attaccata dagli ateniesi. Gli abitanti si rifugiarono alle pendici del Monte Oro ed ebbe luogo la fondazione di un nuovo paese. Dopo una serie di passaggi di proprietà (feudali), finalmente prese il nome attuale nel 1812.

Un fatto storico senza precedenti avvenne nel 1848, quando proprio nel piccolo comune venne organizzata una società segreta carbonara. La stessa aveva rapporti diretti con Giuseppe Mazzini.

Nei primi anni del ‘900 invece, molti giovani decisero di allontanarsi spontaneamente dal paese per evitare il servizio di leva.Tra questi, anche Salvatore Giuliano. Uno dei personaggi più controversi che la storia siciliana ha annoverato tra le sue fila.

Accantonato il lungo e dispendioso momento dedicato alle tappe fondamentali, il cammino riprende velocemente.

L’insaziabile “assaggino culinario” prevede un’ampia degustazione con i prodotti tipici del posto (formaggi, olio, cereali, olive) che assestano momentaneamente il nostro cammino. Finalmente, dopo aver provveduto a tutto, la Chiesa Madre o Maria Santissima del Rosario è il primo passaggio religioso “ufficiale”.

Si erge prepotentemente agli occhi del turista. Dove un tempo sorgeva la cappella dedicata a Santa Rosalia, nel 1685 iniziarono i lavori per la costruzione dell’edificio attuale.

Tra restauri, distruzioni e rimaneggiamenti vari, il 1862 è la data ultima che consegna il prospetto finale. L’interno offre una visione ricca di capolavori.

Tra navate (tre), con colonne monolitiche e archi romani, spicca la custodia della miracolosa icona del Santissimo Crocifisso. Inoltre, è possibile osservare le tele raffiguranti Mosè e l’Imperatore Costantino II, il coro e il pulpito ligneo.

Colti alla sprovvista da tanta magnificenza, altri luoghi di culto fanno parte del tesoro culturale monteleprino. Le chiese della SS. Trinità (dove viene preparata l’Urna del Cristo Morto). Fu dedicata ai "Caduti in Guerra". La Chiesa di San Giuseppe (aveva lo scopo di seppellire i defunti).

Quella di Santa Rosalia è adornata da dodici dipinti che raffigurano la vita della patrona di Palermo. Un ultimo spazio è dedicato alla casa-museo dove visse appunto Salvatore Giuliano. Lasciato il centro cittadino, con una leggera salita si raggiunge la zona periferica.

La struttura mantiene un profilo curioso, di piccole dimensioni e legata a un periodo storico impegnativo.

È stato detto, raccontato e scritto tutto in diversi libri. Forse, ancor oggi, molti ricalcano l’onta ripetitiva, dimenticando il resto. Montelepre è un trasporto continuo di curiosità. Piccole o grandi che siano, prova con fatica a uscire fuori dai canoni stabiliti "indirettamente".

Il turista vada oltre il concetto letto e respiri l’aria del cambiamento, per un possibile ritorno nel borgo delle lepri.
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