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Quelle cose che lasciano di stucco: e se Omero in realtà fosse Stesicoro di Himera?

Lo abbiamo studiato al liceo, Omero, autore dei poemi epici che ci hanno tenuti incollati ai libri. A insinuare il dubbio sulla sua identità è Michele Longo da sempre appassionato di grecità

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 6 aprile 2022

Il busto di Stesicoro all’interno di Villa Bellini a Catania (foto di Sabrina Portale)

E se Stesicoro di Himera fosse l’autore di Iliade e Odissea?

A insinuare il dubbio, è Michele Longo, da sempre appassionato di grecità che nel suo libro dal titolo “L’enigma Omero. È Stesicoro da Himera l’autore di Iliade ed Odissea?” edito da Armando Siciliano Editore nel 2007, lo afferma spiegandone una serie di “particolari coincidenze”.

Ma prima di addentrarci sulla questione proposta dal Longo, è opportuno evidenziare la figura di Stesicoro. Secondo i compilatori del Lessico Suda, egli era un poeta lirico, che per primo istituì un coro per il canto citarodico. In epoca bizantina, Stesicoro era collocato tra i poeti corali, al pari di: Pindaro, Bacchilide, Saffo, Anacreonte, Simonide, Ibico, Alceo e Alcmane.

La peculiare rilevanza che egli ebbe nella storia della citarodia, è da attribuire a due motivi. Il primo perché sostenitore della trattazione dei miti come parte essenziale, fu tra l’altro tra i primi con l’opera della Gerioneide ad introdurre il mito di Eracle, almeno in Sicilia. Il secondo perché è considerato uno dei primi ad aver portato dei rinnovamenti di ordine metrico - musicale con l'utilizzo della ripartizione triadica (triade strofica).
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Tra le opere a noi note vanno evidenziate, oltre la già citata Gerioneide, quella a dedicata a Elena, quando il poeta descrive la sua fuga da Sparta verso Troia, con il suo amato Paride; argomento che determinò a Stesicoro non poche complicazioni.

Infatti, secondo la leggenda, l'ira di Elena, fu causa per il poeta della perdita della vista. Pur di rabbonire gli animi di Elena e dei devoti della regina di Sparta, considerata creatura divina, Stesicoro dovette rimediare scrivendo un altro carme (secondo alcuni sono due), con una ritrattazione comunemente nota con il nome di Palinodia. Un componimento poetico consistente in una smentita delle offese rivolte ad Elena, considerata una sposa infedele.

Stesicoro in una Palinodia scagiona Elena dalla colpa di adulterio, narrando che a Troia con Paride giunse soltanto il suo simulacro, mentre la vera Elena sarebbe rimasta in Egitto presso il re Proteo. Nell’altra Palinodia il poeta afferma che non era salita sulle navi ne mai giunse alla rocca di Troia. I versi di quest’ultima versione, secondo quanto riportato da Platone, recitano: “No, non è vera questa diceria: non salisti su navi dai bei banchi, non giungesti alla rocca di Troia” (traduzione di Antonino Balsamo).

Ma ritornando alla domanda iniziale: è davvero possibile che Omero e Stesicoro siano la stessa persona? La tesi che propone Longo è suggestiva e gli indizi non mancano ad alimentare il dubbio a iniziare dalla cecità di entrambi.

Molti studiosi asseriscono che Omero non sia mai esistito tant'è vero che la sua figura è avvolta nel mistero. Di certo i suoi poemi provengono da ambienti delle colonie calcidesi d’Occidente e la città di Himera rientrerebbe in questo contesto territoriale.

In merito al periodo di riferimento è molto probabilmente che i due poemi siano stati composti al principio del VI secolo in un momento storico “in cui si cominciò ad avere familiarità con la scrittura e questo ci riporta proprio Stesicoro, l’unico citarodo di cui possiamo leggere le sue opere”. Così come, a tutt’oggi non è spiegabile come le raffigurazioni vascolari dei temi dedicati alle vicende narrate da Omero sono state rinvenute in occidente e in particolare in Sicilia, Magna Grecia ed Etruria.

Tra le coincidenze c'è anche quella dei rapporti di Stesicoro con la città di Locri, dove proprio in questo contesto culturale sono pervenute le prime testimonianze dell'autore dell'Iliade e dell'Odissea.

Ma le coincidenze non finiscono infatti, che dire del ruolo divino di Athena all'interno dell’Odissea? Di certo l’autore del poema deve essere vissuto in una città consacrata ad Athena e Himera era una di quelle secondo quanto ci riferisce Diodoro Siculo.

Altra questione da non sottovalutare è la descrizione nell’Iliade della pianura e della città di Troia. Qui le coincidenze con la colonia imerese appaiono straordinarie.

“Osservai che Himera, come Illio” dice lo studioso Michele Longo “si trova sulla collina che guarda il mare vicino e la pianura sottostante, posta tra due fiumi ed ai piedi di un massiccio montuoso. Inoltre, i due fiumi che bagnano Troia sono il Simoenta e lo Scamandro o Xanto; quelli che scorrono vicino ad Himera sono, il fiume Grande e il Fiume Torto. L’etimologia di Simoenta sembra rimandare alla parola simotes con il significato di curve ed il fiume che scorre sulla sinistra della collina di Himera si chiama Torto, dove prima della foce il fiume è caratterizzato da andamento curvilineo. L’altro fiume di Troia è lo Scamandro o Xanto; a Himera una contrada della pianura è chiamata Scialandro e in alcuni atti notarili del quattrocento, si evince che un tempo era chiamata Xilandru”.

Ma ciò che non convince Michele Longo è la posizione del mare della città di Troia. Secondo il racconto dell’Illiade Omero descrive la bellissima Elena, il re Priamo e i vecchi saggi troiani, che si trovano seduti presso le porte Scee dove riescono a vedere il campo navale acheo, durante il famoso duello tra Menelao e Paride.

Ma la collina di Hissarlik, il luogo dove per gli archeologi si troverebbe Troia, dista seimila metri circa dal mare Egeo ed altrettanto dall’Ellesponto, mentre la spiaggia di Himera e a meno di mille metri.

Secondo quanto scrive Longo “il poeta non conosceva la regione troiana e ha descritto dei luoghi lontani e sconosciuti basandosi sulla somiglianza di quelli a lui vicini e familiari, proiettando nel racconto epico idee e fatti del suo tempo”.

Di certo gli indizi e le coincidenze rimangono più che mai interessanti e decisamente affascinanti, anche se non costituiscono nessuna prova certa sulla vera identità di Omero, pur tuttavia la questione è degna di approfondimenti e di risposte.
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