ITINERARI E LUOGHI
Quei "paesi invisibili" nel cuore della Sicilia: l'altra Isola (che sfida l'abbandono)
Una riflessione profonda sulle sfide di un territorio che, nonostante le difficoltà, cerca ancora di riscattarsi. Il racconto di quei luoghi che vivono il calo demografico

Il borgo di Salaparuta
Nel piccolo paese belicino di Salaparuta, il libro è diventato nei giorni scorsi una riflessione profonda sulle sfide di un territorio che, nonostante le difficoltà, cerca ancora di riscattarsi. La città, infatti, è uno di quei luoghi che vive ogni giorno la sfida dell’abbandono e del lento ma costante calo demografico.
La presentazione dell’opera, organizzata in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della provincia di Trapani, la Soprintendenza e i Comuni di Salaparuta e Poggioreale, si è svolta in questa piccola realtà scelta come cornice per la sua analisi dettagliata e a seguire, una delegazione di architetti e ingegneri, guidata dall'architetto Giuseppe Verde, profondo conoscitore delle radici culturali, paesaggistiche e storiche del paese, ha visitato il territorio.
Il giro esplorativo ha preso il via dal cuore di Salaparuta, dove gli ospiti hanno avuto l’opportunità di immergersi nell’atmosfera resa dai beni architettonici e storici del paese.
Durante la giornata i partecipanti hanno potuto gustare i vini e i prodotti caseari del territorio: prelibatezze che sono il simbolo e l’orgoglio di una tradizione gastronomica che resiste e non si arrende alla crisi economica.
Il tour è proseguito poi a Poggioreale, dove il vecchio paese sembra ancora parlare con le sue pietre e raccontare storie della grandezza di un tempo passato. La visita si è trasformata in un’importante occasione di riflessione sulla ricostruzione delle abitazioni ma soprattutto delle infrastrutture pubbliche; un problema, quest’ultimo, che affligge da anni il territorio e che rappresenta uno dei principali ostacoli alla ripresa economica e al ritorno alla vita proprio in quei paesi che hanno subito i danni del terremoto.
«Ho scritto ‘I Paesi Invisibili’ per dare voce agli abitanti che vivono nelle aree interne d’Italia, soprattutto quelle che sono soggette a processi di desertificazione civica, dove scompaiono i servizi di prima necessità – dice Anna Rizzo - per raccontare effettivamente cosa accade alle persone quando scompare lo Stato; quando si vanno rarefacendo tutti i servizi essenziali e quelli che permettono una buona qualità della vita».
Un tema che pesa come un macigno sul futuro del territorio, su cui lancia l’appello e richiama alla responsabilità il Governo nazionale, il sindaco di Salaparuta, Michele Saitta. «Le lotte di Danilo Dolci, che hanno segnato la storia sociale di questo territorio, sono ancora oggi incredibilmente attuali. Allora si denunciava la mancanza di opere primarie, di infrastrutture, di una visione per il futuro.
Oggi, nel 2025, quella denuncia è ancora la nostra». Così, in sintesi, il primo cittadino di Salaparuta interviene con fermezza sullo stato di abbandono che, a oltre 57 anni dal terremoto del 1968, ancora caratterizza molte aree del Belìce.
«La nostra gente ha pagato un prezzo altissimo – aggiunge -. Dopo il sisma, ci era stata promessa la ricostruzione, lo sviluppo, la modernizzazione e la rinascita dei territori. Invece i finanziamenti per la ricostruzione sono arrivati a rilento, diluiti nel tempo e senza una programmazione seria e definitiva per mettere la parola fine alla ricostruzione degli immobili. Nulla invece è stato fatto per quanto riguarda gli altri aspetti, cioè sviluppo, modernizzazione e rinascita dei territori».
Il sindaco ha sottolineato come la carenza di infrastrutture e servizi fondamentali – dalle reti viarie alle strutture pubbliche, passando per i servizi idrici e fognari – ostacoli ogni reale tentativo di sviluppo economico e sociale: «È un problema endemico che continua a penalizzare i nostri giovani, le nostre imprese, la nostra voglia di fare.
Il Belìce non può più aspettare. Abbiamo bisogno di investimenti veri, di progetti concreti. Come amministrazione continueremo a batterci perché Salaparuta e tutto il Belìce non siano più terra di promesse dimenticate, ma di diritti finalmente riconosciuti. Basta misure tampone: è il momento di guardare avanti con coraggio e responsabilità».
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