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Quando l'Unità d'Italia fu sancita nel sangue dei siciliani: Bronte e l'inizio del brigantaggio

La Sicilia rivaluta anche la figura di Nino Bixio per la strage nella città di Bronte: ora non è più un eroe dell'Unità d'Italia. Il racconto di questa vicenda storica

  • 1 agosto 2020

Un pannello dipinto da Onofrio e Minico Ducato di Bagheria (1955)

Bronte è una cittadina del catanese famosa per una qualità particolare e molto gustosa di pistacchio. Bronte è altresì famosa per il celebre racconto "La Libertà" di Giovanni Verga inserito tra le Novelle rusticane che descrive le rivolte avvenute in paese durante periodo risorgimentale. Il suo scritto racconta dunque uno dei fatti di sangue più drammatici dell'Isola: la Strage di Bronte.

Siamo nel 1860, Garibaldi sbarca con suoi Mille nel porto di Marsala con l'obiettivo di conquistare la Sicilia e unificare il Regno. Nell'entroterra dell'isola intanto si registra un forte malcontento dei contadini e della borghesia nei confronti dei latifondisti. Nella cittadina di Bronte, si concentrano numerosi manifestanti provenienti dai territori vicini che appiccano il fuoco ad alcuni edifici pubblici e abitazioni di nobili.

Fu l'inizio di un susseguirsi di violenze che scaturisce in una caccia all'uomo che portò alla morte di 15 persone tra cui nobili, il notaio e il prete del paese, ufficiali militari e anche il barone di Bronte con la moglie e i due figli. La sommossa e il massacro si svolgono al grido di "Viva Garibaldi!", "Viva la libertà!" e "Viva l’Italia!".
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Preoccupato per i disordini, Garibaldi manda il suo luogotenente Nino Bixio a placare le rivolte e riportare l'ordine nel paese prima che il condottiero arrivi con il suo esercito. Giunto sul luogo Bixio giudicò, in un processo sommario durato meno di quattro ore, 5 persone condannandole alla pena capitale.

La sentenza viene eseguita mediante fucilazione la mattina successiva: per ammonizione, i cadaveri sono lasciati esposti al pubblico insepolti. Molti di loro sono estranei alla vicende, alcuni addirittura considerati incapaci di intendere e di volere. A questo primo processo ne seguì un altro altrettanto persecutorio e vessatorio nei confronti di coloro che avevano arrecato oltraggio ai grossi proprietari terrieri e agli inglesi della ducea. Il processo che si celebrò presso la Corte di Assise di Catania si concluse con 37 condanne esemplari di cui 25 ergastoli. Giustizia era stata fatta!

Le vicende di Bronte rappresentano una tragica anteprima di quanto l’intero Mezzogiorno avrebbe sperimentato durante il “Grande brigantaggio” tra il 1861 e il 1865. L'espressione indica una serie di rivolte che si scatenarono nel Mezzogiorno contro il nuovo Stato unitario che furono represse con inaudita violenza dall’esercito italiano.

Solo negli ultimi decenni i fatti di Bronte sono stati rivalutati non come un atto militare garibaldino ma come una vera e propria strage di innocenti. A questo proposito, due anni fa il comune di Rometta nel Messinese, ha dato il via alla battaglia contro i garibaldini cancellando via Nino Bixio oggi chiamata Via delle vittime della strage di Bronte.
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