STORIA E TRADIZIONI

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Quando a Palermo arrivarono colombi bianchi insanguinati: la battaglia di Misilmeri

A ricordo indelebile questo episodio storico del 1861 fu scelto come stemma araldico del Comune di Misilmeri una torre civica, sormontata da corona ducale e sorvolata da un colombo

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 17 aprile 2022

Fu la capacità di assorbire e di mischiare diverse tradizioni, araba e nord-europea, latina e greca, il segno distintivo della conquista normanna in Sicilia. Utilizzando abilmente queste tradizioni, il conte Ruggero si trasformò da avventuriero senza terra in uno dei sovrani più potenti del mondo. All’inizio dell'XI secolo c'erano diversi gruppi di avventurieri provenienti dalla Francia settentrionale che si guadagnavano da vivere facendo i mercenari nell’Italia meridionale.

Fra loro, Roberto, detto il Guiscardo, e il fratello più giovane Ruggero, entrambi figli di Tancredi d’Altavilla, riuscirono a prendere possesso di importanti territori in Calabria e in Puglia. Per gli arabi in Sicilia era un momento difficile. Il potere sull'isola era frammentato tra diverse famiglie impegnate a formare emirati indipendenti a Mazara, Girgenti e Siracusa, e dal Nord Africa ci si poteva aspettare ben poco appoggio.

Fu in particolare Ibn al-Thumna, emiro di Siracusa, Noto e Catania a chiedere l’aiuto dei Normanni contro il rivale, nonché cognato, Ibn al-Hawwās - che a sua volta governava su Castrogiovanni e Girgenti - e a innescare quel processo che avrebbe portato all’assoggettamento dell’isola.
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A tale richiesta si aggiunse il benestare del papa Niccolò II, che nel 1059 autorizzò questi guerrieri a governare tutto il territorio dell’Italia meridionale che riuscissero a conquistare; in cambio, il Guiscardo acconsentì a non riconoscere l’autorità religiosa di Costantinopoli, dopo lo scisma d’oriente del 1054 con il quale Michele I Cerulario e Leone IX si erano scomunicati a vicenda.

Ai Normanni si presentò così un'occasione unica per fare il proprio ingresso in una terra che due secoli di dominazione araba avevano reso incredibilmente ricca, con grandi colture di zucchero, cotone, zafferano e, soprattutto, grano. D'accordo con il Guiscardo, la conquista della Sicilia toccò a Ruggero.

Nel 1061, l'invasione ebbe inizio con la conquista di Messina, che divenne l’iniziale quartier generale. Da qui avrebbero preso molte città e fortezze nel nord-est dell’isola e sconfitto Ibn al-Hawwās in una battaglia vicino a Enna. Tuttavia, dopo questo, Roberto tornò a casa per affrontare le ribellioni e Ibn al-Thumna morì, lasciando a Ruggero solo una piccola forza e pochissime opportunità di espandersi ulteriormente.

Nel 1063 Ibn al-Hawwās si alleò con l'emirato Zirid del Nord Africa e i loro eserciti uniti costrinsero la forza molto più piccola di Ruggero alla famosa e sorprendente battaglia di Cerami, su cui diverse leggende sono nate nel tempo: prima fra tutte, quella secondo cui San Giorgio, vestito di bianco, a cavallo, armato di una lancia con croce vermiglia, avrebbe rotto le righe dell'esercito musulmano, conducendo i Normanni alla vittoria.

La conquista diede a Ruggero carta bianca per razziare ovunque volesse in Sicilia, e inoltre causò malcontento all'interno dell'alleanza Zirid-Kalbid che si concluse con l'uccisione di Ibn al-Hawwās da parte del principe Zirid Ayyub. Tuttavia Ruggero non aveva ancora i numeri per catturare e presidiare più città o fortezze, con il suo tentativo di prendere Palermo nel 1064 fallendo.

Dopo questo, una pausa nei principali combattimenti si verifica fino al 1068. A quel punto gli Ziridi avevano in gran parte preso il controllo della Sicilia musulmana e si sentivano abbastanza sicuri da sfidare di nuovo i Normanni in battaglia.

Lo scontro tra i normanni di Ruggero e un’alleanza musulmana di truppe siciliane e ziridi avvenne alle porte di Misilmeri e delle gesta di questa eroica battaglia nostrana ne parlano le cronache dell’XI secolo dello storico di corte Goffredo Malaterra (De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius).

Il monaco benedettino racconta che lo scontro avvenne: “… Quando le forze della cavalleria di Ruggero erano impegnate in una delle sue spedizioni di razzie, si imbatterono in un grande esercito musulmano a poche miglia da Palermo, vicino alla città di Manzil-al-Emir (Villaggio dell’Emiro).

Le dimensioni esatte delle due forze sono sconosciute, ma l'esercito musulmano era significativamente più grande della semplice forza delle truppe di Ruggero, ed inoltre erano già allineati nelle formazioni di battaglia.

Ruggero se ne accorse prima che le sue forze si avvicinassero e, rendendosi conto dell’inferiorità numerica, si prese del tempo per riposizionare i suoi uomini. Questo gli valse il vantaggio di un attacco a sorpresa che era stato coordinato secondo le conoscenze pregresse.

Si narra che Il Conte come vide i nemici a lui venire, messa la sua schiera in ordine di battaglia, sorridendo disse a’ suoi: "Ecco una preda, che Dio ci manda; dividiamocela alla maniera apostolica.".

Le forze musulmane subirono un’enorme perdita e quasi nessuno dei sopravvissuti poté riportare notizie a Palermo. Probabilmente l'aneddoto più famoso della battaglia di Misilmeri è quello sulle azioni normanne subito dopo la battaglia.

Sempre il Malaterra ricorda che l'esercito musulmano aveva portato con sé diverse gabbie piene di piccioni viaggiatori e Ruggero dopo averli catturati ordinò che la carta fosse intinta nel sangue dei morti musulmani e data ai piccioni viaggiatori che tornarono a Palermo, dando così notizia della terribile disfatta.

Proprio come dopo Cerami, Ruggero non è stato in grado di fare molto con la sua vittoria, la sua forza era ancora troppo piccola per conquistare ulteriori territori.

Tuttavia la vittoria di Misilmeri si rivelò significativa per la conquista normanna della Sicilia poiché indusse gli Ziridi ad abbandonare la causa musulmana e a riportare tutte le loro forze in Africa. Ciò ha lasciato i musulmani in Sicilia confusi e fratturati e non avrebbero mai più creato una forza tale da contrastare i Normanni.

A ricordo indelebile di tale episodio storico dal 1861 fu scelto come stemma araldico del Comune di Misilmeri una torre civica, sormontata da corona ducale e sorvolata da un colombo, intrecciata da due rami di alloro su campo azzurro.
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