CULTURA
Posti incredibili da vedere almeno una volta nella vita: il Castello incantato di Sciacca
Un labirinto di teste in pietra immerso in un bosco di ulivi: centinaia di migliaia di volti scolpiti da un uomo che non ha fatto altro per oltre cinquant'anni
Un angolo del Castello Incantato di Sciacca, in Sicilia
Osservando con attenzione i corrdoi, le terrazze, i sentieri che si intrecciano tra loro si nota che si tratta di teste: teste in pietra scolpite a mano all'inizio del Novecento da un uomo, Filippo Bentivegna, morto negli anni Sessanta, che ha realizzato il suo folle sogno creativo.
Tutti in città conoscono "il Castello incantato", questo labirinto infinito di geometrie in pietra tra teste e volti dalle espressioni diverse, opera di "Filippo il pazzo" che è apparentemente priva di alcun senso che però oggi è un luogo di straordinaria bellezza, di straordinaria unicità.
Il Castello si trova a pochissimi chilometri dal centro di Sciacca, alle falde del monte Kronion (oggi monte San Calogero): Bentivegna ha comprato un appezzamento di terreno con lo scopo di riempirlo di migliaia e migliaia di sculture per un lavoro che è durato oltre cinquant'anni.
"Sua Eccellenza Filippo delle teste", così veniva chiamato dai suoi concittadini era un campagnolo con un senso artistico innato, qualcosa che si è rivelato concreto, magico, bizzarro e laborioso e che lo ha portato a essere esposto al Musée de l’Art Brut a Losanna, unico spazio al mondo dedicato appunto all'art brut: in italiano "Arte grezza", filone teorizzato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet e che è costituito dalle produzioni artistiche spontanee di uomini e donne dalle personalità particolari o anche degenti di strutture sanitarie.
Come Bentivegna, che era nato a Sciacca nel 1888 da povera gente e che ha trovato l'istinto creativo all'indomani di un incidente.
Filippo non andò mai a scuola ma si arruolò, da analfabeta, in Marina. Rimanendo senza lavoro dopo pochi anni andò a vivere in America dove si spostava tra New York e Chicago: emarginato principalmente per via della discriminazione razziale fu perfino picchiato così violentemente che gli fu diagnosticato un trauma cranico.
Tornato quindi a Sciacca inizia a dipingere e a creare sculture, dando vita a quel mondo immaginario che gli occupava la mente.
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