PERSONAGGI
Per ogni scappatella c'era un regalo a Franca da Cartier: tutte le amanti di Ignazio Florio
Dalla soprano alla contessina, le conquiste dell'imprenditore palermitano. Con qualcuna si mostrava in pubblico e anche per loro spendeva una fortuna in gioielli
Ignazio e Franca Florio
Doveva essere proprio un bel tipo questo elegante siciliano che vestiva solo abiti inglesi, aveva modi signorili, era incredibilmente ricco e generoso e sul braccio si era fatto tatuare una giapponesina simbolo della sua vera grande passione, le donne!
Compagno di "scorribande", spesso nelle migliori case d’appuntamento di Parigi, era il cugino Romualdo Trigona. Per Ignazio come del resto la maggior parte degli uomini del tempo, le avventure galanti erano una sorta di irrinunciabile punto d’onore.
Figlio di Ignazio Senior e di Giovanna D’Ondes Trigona, erede di un grande impero economico, era cresciuto nell’agiatezza e nella spensieratezza. Sin da ragazzino Ignazio jr. aveva coltivato il gusto dell’avventura: si era voluto recare a Londra, come aveva fatto il nonno Vincenzo appena diciottenne e in un paio di mesi di permanenza londinese aveva speso somme da capogiro in bagordi e frivolezze.
L’aveva corteggiata a lungo, ma a causa della sua fama di irriducibile sciupafemmine, al barone Jacona il giovane Florio non andava a genio.
Dopo il trasferimento della famiglia Jacona in Toscana e un lungo e travagliato fidanzamento, l’11 febbraio 1893 a Livorno, nella chiesa di San Jacopo erano state celebrate le nozze di Franca e Ignazio, che avrebbe faticato non poco a mantenere la promessa di fedeltà matrimoniale fatta davanti a Dio.
I primi anni di vita coniugale erano stati i più belli: un periodo roseo di pace e di serenità (Casa Florio navigava ancora in buone acque). La coppia era molto affiatata e si era subito imposta anche come immagine vincente, in una Palermo di fine Ottocento centro d’incontro della èlite cosmopolita.
La nuova signora Florio affiancava il marito nella vita di relazione si faceva ammirare nei salotti, nei teatri e alle feste dell’aristocrazia per l’eleganza dei suoi abiti e soprattutto per i suoi gioielli (donati del marito, si vociferava, per farsi perdonare le scappatelle).
L’attenzione che Ignazio dedicava alle donne era però uno dei crucci principali della giovane Franca, che si struggeva al pensiero che il proprio marito, l’unico uomo a cui tenesse veramente, la trascurava per signore e signorine che non potevano in alcun modo competere con la sua classe e la sua bellezza.
In attesa del primo figlio, Franca trovò nel 1893 in una valigia di Ignazio, di ritorno da una battuta di caccia in Tunisia, un paio di mutandoni femminili bordati di merletto.
Ci fu una terribile scenata di gelosia ma il fedifrago seppe farsi perdonare: fu il primo di una interminabile e sempre più ricca serie di costosi regali tacitatori, quasi sempre acquistati a Parigi da Cartier.
Dopo ogni tradimento di Ignazio e ogni recriminazione di Franca, i due sposini finivano sempre per fare pace. Franca accettava i doni del marito, volendo credere che fossero la prova del suo pentimento, illudendosi che ogni volta fosse l’ultima e solitamente le avventure amorose dell’industriale palermitano erano comunque di breve durata.
L’elenco delle avventure galanti di Ignazio era davvero lungo e la moglie ne soffriva; ma nulla traspariva al di là delle mura domestiche. Franca evitava sempre in pubblico scenate e battibecchi.
C’era stata una stella del varietà, con cui era rimasto sorpreso ad amoreggiare sui tetti di Parigi, a bordo di un pallone aerostatico; la proprietaria di un importante atelier parigino… ma, suvvia, qualche nome bisogna pur farlo: come non ricordare ad esempio Lina Cavalieri, Testimonianza di Venere in terra, come scriveva D’Annunzio, che la considerava la donna più bellea del mondo.
Nel 1901 Lina giunse a Palermo su invito di Ignazio, impresario del teatro Massimo, per interpretare la protagonista de La Boheme. Florio le riempiva il camerino di centinaia di fiori e le regalava con munificenza gioielli da far perdere la testa. Informata per tempo dagli amici, Franca, temendo la rivale, pagò una nutrita claque per fischiare la bella cantante, che sconvolta esclamò: “Il pubblico palermitano non mi merita!”.
La Cavalieri decise di lasciare Palermo e non volle più saperne di Ignazio Florio.
Un’altra celebre conquista di Ignazio fu la “bellè Otèro”, ballerina e attrice spagnola di grande fama, una vera mangiatrice di uomini, già amante del Kaiser Guglielmo II. Su suggerimento di Cartier, per fare colpo, Ignazio acquistò un gilet di smeraldi e poi gliene fece dono.
Lei gli permise di aiutarla a indossarlo, poggiandolo sui suoi seni nudi…
Il commendatore Florio spese una fortuna per Cleo de Merode, ballerina di cui era innamorato anche il re del Belgio. Si racconta anche di una breve liason nel 1905 tra Ignazio e Beatrice Tasca di Cutò, madre dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, donna vivacissima e affascinante.
I Lampedusa in quel periodo erano spesso ospiti dei Florio e il prezioso bracciale di brillanti che Bice sfoggiò in casa De Seta venne notato da tutti gli ospiti presenti, anche da Tina (moglie di Pip Whitaker) che commentò sul suo diario: "Povera Franca!".
Nel frattempo qualcosa si era spezzato nell’equilibrio della coppia, dopo la morte improvvisa di Ignazino (Baby Boy), l’erede di Casa Florio, il 14 Gennaio del 1903: nove mesi esatti dopo la scomparsa per meningite della primogenita Giovannuzza (14 Agosto 1902). Alla coppia era rimasto solo il conforto della piccola Igiea, nata nel 1900.
Nel maggio 1903 Franca e Ignazio, decidevano di cambiare aria: partirono per Venezia, soggiornando all’Hotel Danieli. Nella città della laguna Ignazio sembrò esser tornato quello di sempre: riscuoteva ovunque successi e le signore se lo contendevano.
Nacque in questo periodo l’amicizia con il principe Potenziani e sua moglie Vera, che in seguito sarebbe diventata l’unica vera terribile rivale di Franca; ma in quella primavera del 1903 Ignazio si lasciò sedurre da un’altra donna, da Anna Morosini, definita da D’Annunzio “l’ultima dogaressa”.
L’assenza dai salotti della signora Florio, costretta a letto per una nuova gravidanza, lasciò campo libero ai due amanti. Franca venne comunque a sapere: dentro si rodeva, si tormentava.
Finì per partorire con due mesi di anticipo, il 14 Ottobre, Giacobina, la quarta figlia. La bambina visse appena un’ora dopo la sua nascita. Franca e la Morosini non ebbero mai modo di incontrarsi a Venezia nel 1903: ma per uno dei soliti crudeli giochi del destino si sarebbero trovate una di fronte all’altra, molti anni dopo a Roma (erano entrambe dame di Corte della Sovrana).
"I loro sguardi si incrociarono. Quello della Florio era così penetrante e severo che la Morosini fu costretta ad abbassare gli occhi”. (A.Pomar).
Tra il 1904 e il 1908 Franca fu la regina incontrastata della mondanità, dividendosi tra pranzi, eventi e ricevimenti; gli amici se la contendevano nei loro salotti, ma spesso era sola. “Ignazio è fuori per lavoro”, si giustificava la moglie: in realtà Florio trascorreva molto tempo con la contessa Vera Arrivabene.
Aveva perso completamente la testa per questa dama dal volto delicato, apparentemente fragile e bisognosa di protezione, con una personalità tanto diversa da quella della moglie. Nonostante il matrimonio dei Florio fosse diventato troppo affollato per l’ingombrante presenza di Vera, nel 1908 Franca affrontò la sua ultima gravidanza e Ignazio iniziò a nutrire la speranza di un figlio maschio, tornò a esser presente, attento, premuroso.
Invece nella primavera del 1909 nacque Giulia: il padre riuscì a stento a nascondere la delusione. Florio trovò in Vera Arrivabene quello che la moglie Franca, disinvolta, sicura di sé, perennemente alla ribalta, non poteva dargli: la contessa era comprensiva, conciliante, partecipe dei suoi problemi; lo assecondava in tutto.
Cercò anche con grazia e tenacia di allontanarlo dalla sua famiglia: ma su questo Ignazio Florio non volle mai cedere. A un amico confidò: “L’amicizia con Vera è un conto, mia moglie un altro”.
Di differente opinione era il principe Potenziani, Gilberto Arrivabene, marito di Vera, che venuto a conoscenza della relazione ormai nota a tutti, sfidò l’ex amico a duello. Lo raggiunse all’Hotel Select di Roma dove Ignazio alloggiava, lo coprì di pugni e di insulti.
Alla rissa seguì la sfida con la sciabola, all’alba, fuori Porta Pia. Gilberto voleva ferire Ignazio al volto, sfregiarlo per renderlo deforme agli occhi di Vera: lo colpì al naso, alla tempia e sulla palpebra; ma a sua volta venne colpito al torace. I padrini interruppero allora il duello e portarono i due sfidanti (che rifiutarono ogni tentativo di pacificazione) in ospedale.
Accorsero a Roma al capezzale di Ignazio prima il fratello Vincenzo e poi anche Franca, convinta del fatto che l’episodio avrebbe spinto il marito a troncare la relazione. Invece il legame tra i due amanti si fece più forte e Vera decise di separarsi dal marito e di dedicare la sua vita a Ignazio.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Ignazio andò al fronte, lo mandarono in provincia di Udine: Vera lo raggiunse in segreto, amoreggiando con lui nelle retrovie; ma questo Franca, che era diventata crocerossina presso l’ospedale di Palermo, lo avrebbe scoperto solo molto tempo dopo.
Dopo il matrimonio della figlia Igiea con Averardo Salviati nel 1924 Franca si trasferì a Roma: Palermo non le piaceva più, non era ormai la stessa città della sua gioventù... Ignazio invece era spesso alle Canarie, a Tenerife, dove progettava di installare delle tonnare.
Spedì alla moglie anche diverse fotografie che lo ritraevano tra i pescatori, conservando gelosamente in un cassetto quelle in cui era c’era anche Vera.
Le tonnare, in cui Ignazio aveva investito grossi capitali, si sarebbero rivelato l’ennesimo fallimento ma a Tenerife Ignazio e Vera vissero una specie di canto del cigno: mentre le aziende siciliane dei Florio andavano in malora, nonostante l’impegno dell’amministratore Carlo Linch, lui le regalava costosi gioielli pur non potendoselo permettere.
Nel ’30 si concluse l’avventura delle Tonnare alle Canarie ma anche la relazione con Vera. Dopo la morte di uno dei suoi 4 figli, credendo in una punizione divina per i suoi peccati, la contessa decise di lasciare Ignazio, che tornò ovviamente da Franca.
Erano gli anni del crac definitivo (1929-35) per Casa Florio: il periodo in cui si consumava il dramma del crollo di un impero. Ignazio e Franca persero tutto, non gli rimase più nemmeno un tetto sulla testa. Vivevano a Roma all’Hotel Savoia, ad aiutarli economicamente era la figlia Igiea.
Furono gli anni del tramonto, l’inizio della fine. Vera si spense a Cortina nel 1946, Franca a Migliarino Pisano nel 1950. Ignazio Morì nel 1957 a Palermo, ospite di Franco Scalea, marito della nipote Arabella.
Si racconta che subito dopo la guerra, nel 1945, mentre Franca era in campagna dalla figlia Giulia, che aveva appena partorito il quarto figlio, Ignazio da impenitente rubacuori, fosse rimasto a Roma, per intrecciare (nonostante la sordità quasi totale che lo costringeva a portare un piccolo apparecchio acustico) una relazione con una signorina molto più giovane di lui… .
Come si suole dire: il lupo perde sempre il pelo, ma non il vizio.
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