CURIOSITÀ
Avvolta dai fiori, fu il regalo (d'amore) di Ignazio: la stanza di Franca Florio a Palermo
Questo luogo divenne presto il suo rifugio speciale, testimonianza silenziosa di un'epoca d'oro e di una donna che riuscì a imprimere il suo nome nella storia
Franca Florio e la sua stanza da letto
Il palazzo, eretto grazie all'acquisizione di edifici e terreni a partire dalla metà dell’Ottocento, diventò la dimora di Ignazio Florio e della sua amata Franca, una delle coppie più iconiche e chiacchierate dell’aristocrazia italiana.
Ignazio Florio, ultimo erede di una dinastia che aveva trasformato Palermo in un centro di cultura e industria, scelse Francesca Jacona della Motta di San Giuliano come sua compagna. La loro storia d’amore, pur caratterizzata da passione e lusso, non fu esente da scandali e complicazioni.
Donna Franca con la sua bellezza leggendaria e il suo spirito ribelle, rappresentava l’essenza stessa della Belle Époque. Divenne una figura di culto adorata dalle cronache mondane, mentre Ignazio si dedicava a rafforzare il suo impero.
Questa tecnica, nota come "trompe l’oeil", mirava a ingannare l’occhio dell’osservatore, creando l’illusione di realtà tramite la prospettiva e l'uso sapiente delle ombre. Franca, affascinata dalla maestria dell’opera, chiese a Ignazio di acquistarla per adornare la sua futura stanza da letto, un dono ricevuto prima delle nozze.
Questa stanza, destinata ai suoi momenti più intimi, divenne presto un rifugio speciale per Franca. Il soffitto dipinto da Salvatore Gregorietti, raffigurava putti intenti a spargere petali che sembravano cadere dolcemente verso il pavimento, come se fossero sospesi in aria.
La precisione del "trompe l’oeil" sui petali disegnati da Palizzi era tale che camminare su quel pavimento dava l'impressione di calpestare fiori veri, tanto che si diceva che chiunque entrasse in quella stanza potesse persino avvertire l’aroma immaginario delle rose.
Possiamo solo immaginare Franca, in un pomeriggio soleggiato, seduta nella sua stanza da letto, i raggi di luce che filtravano dalle finestre e illuminavano i petali dipinti. Forse rifletteva sulla sua vita, su un amore che l'aveva portata a essere la regina di Palermo, ma anche su una libertà che sembrava sfuggirle tra le dita. E mentre la città fuori viveva i suoi ultimi fasti, rimaneva lì, avvolta nel silenzio della sua stanza tra petali di rose e sogni infranti.
Oggi quella stanza e il suo pavimento sono testimonianze silenziose di un’epoca d’oro, di una donna che pur incatenata dalle aspettative sociali, riuscì a imprimere il suo nome nella storia.
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