STORIE
Per i siciliani è la "picciridda": Rita Atria che a 17 anni sfidò la mafia con Borsellino
Giovane testimone di giustizia, Rita sfidò la mafia a soli 17 anni pagando con la vita il prezzo del suo coraggio. Ecco la sua storia, intrecciata a quella di Paolo Borsellino
Rita Atria
Rita Atria, giovane testimone di giustizia siciliana, ha scritto con la sua breve e intensa vita una delle pagine più toccanti della lotta alla criminalità organizzata.
In occasione dell’anniversario di nascita di Paolo Borsellino, il magistrato che rappresentò per lei una guida e una figura paterna, vogliamo ricordare il sacrificio di Rita, una storia di straordinario coraggio, ma anche di dolorosa solitudine, che invita a riflettere sull’importanza della giustizia e dell’impegno collettivo.
Rita Atria ha sacrificato i suoi affetti e la sua vita diventando la più giovane testimone di giustizia italiana. Soprannominata la "picciridda", questa ragazza originaria di Partanna ha pagato il prezzo più alto per la sua scelta di opporsi a Cosa Nostra.
Nata nel 1974 in un contesto agropastorale profondamente legato alle dinamiche di Cosa Nostra, Rita era la figlia del boss locale Vito Atria, che perse la vita a causa di una lotta tra clan quando la piccola aveva soltanto 11 anni.
Grazie alle lunghe chiacchierate con Nicola, la "picciridda" cominciò a comprendere tutti i rapporti che legavano la sua famiglia a Cosa Nostra e anche i nomi di chi operava nelle cosche mafiose di Trapani, Sciacca e dell’intera Valle del Belìce.
Tuttavia, nel 1991, Nicola Atria fu ucciso proprio sotto gli occhi della moglie, che decise di lottare per la giustizia e denunciare gli assassini del marito. Seguendo l’esempio della cognata, anche Rita intraprese un percorso con la magistratura per permettere allo Stato di far luce sulle dinamiche mafiose delle province siciliane.
A occuparsi della raccolta delle informazioni rivelate da Rita Atria fu Paolo Borsellino, che in quel periodo era procuratore di Marsala. Ben presto, il noto magistrato rappresentò una figura paterna per la giovane testimone di giustizia, che riponeva in lui un’enorme fiducia.
I racconti della "picciridda" furono fondamentali per l'arresto di numerosi mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala, ma anche per avviare un'indagine sul deputato democristiano Vincenzino Culicchia. In breve tempo, però, il prezzo da pagare per queste confidenze si rivelò molto alto.
Rinnegata dalla madre e dal fidanzato, Rita Atria venne trasferita a Roma, dove cambiò residenza numerose volte. Nella capitale, la diciassettenne conduceva una vita solitaria, ma questo non le impedì di perseguire i suoi obiettivi.
La giovane, però, non immaginava che di lì a poco avrebbe subìto un’altra dolorosa perdita. Il 19 luglio 1992, infatti, il giudice Paolo Borsellino perse la vita in via D’Amelio a Palermo e l’accaduto gettò Rita nello sconforto.
Il magistrato non era solo una figura paterna, ma anche colui che le assicurava protezione. In seguito al tragico evento, Rita perse le speranze; per lei era morto "lo Stato in persona".
Una settimana dopo la strage di via D'Amelio, Rita si tolse la vita lanciandosi dal settimo piano del palazzo di via Amelia, a Roma, dove viveva segretamente.
Sebbene il suo sconforto fosse lampante, la morte è ancora avvolta nel mistero, con dubbi persistenti sulla natura del suo decesso.
Nonostante ciò, il breve (ma intenso) percorso di lotta alla mafia intrapreso di Rita non è stato invano. Oltre a un contributo essenziale per le indagini e gli arresti di numerosi criminali siciliani, la storia della "picciridda" ha ispirato altri giovani e ha dimostrato che la lotta alla mafia non è un compito esclusivo dello Stato o della magistratura, ma richiede l’impegno di tutta la società.
Il sacrificio di Rita Atria, così come la morte di Paolo Borsellino e di tante altre figure che hanno lottato contro il crimine organizzato, non può essere dimenticato.
Oggi, più che mai, il loro esempio ci ricorda che la lotta alla mafia è una responsabilità condivisa, una battaglia che si combatte con il coraggio delle idee e l’impegno quotidiano.
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