CRONACA
Palermo vista con gli occhi di chi torna: pochi servizi, guadagni meno ma vivi meglio
Il Financial Times dedica un paginone al capoluogo siciliano, definisce la città "libera dalla morsa della mafia" e ricca di "nuove possibilità". È davvero così?
Inizia così il lungo racconto del Financial Times dedicato a Palermo e la sua rinascita.
La corrispondente da Roma, Amy Kazmin, racconta le storie di chi, dopo aver vissuto per molti anni altrove, torna nel capoluogo siciliano e vede la città con occhi diversi. «Ritorno a Palermo», è infatti il titolo del lungo articolo.
Tra le impressioni raccolte sulla città c'è quella dell'architetto Michelangelo Pavia, cresciuto a Milano da genitori siciliani, "tornato" - e rimasto - nella sua terra d'origine nel 2010.
«Ho avuto un rapporto emotivo con questa città - spiega al FT - Guadagno meno di quanto guadagnavo a Milano ma risparmio di più e il mio senso di benessere – mentale, fisico, psicologico – è molto più alto».
L'artista-cineasta, il marito regista e i loro due figli sono arrivati a Palermo da Londra in auto durante la pandemia, aiutati da amici che avevano legami con la città.
«Era quel calore tipico palermitano: la gente diceva 'perché non vieni qui?» La coppia si è sistemata a lungo termine, acquistando un ampio spazio abitativo e lavorativo rimasto vuoto per anni.
«Non è come una metropoli neoliberista nordamericana, nordeuropea. È qualcosa di completamente diverso», dice Gibson.
Nel lungo articolo, la corrispondente del Financial Times ripercorre le diverse fasi della città, da «gioiello della Belle Époque», a «campo di battaglia per la mafia», passando per il declino demografico alla ricerca di più opportunità economiche e maggior sicurezza.
Agli occhi di chi è tornato dopo il covid, però la città adesso sembra essere cambiata, «emana possibilità».
Il quotidiano britannico dipinge una Palermo piena di fermento: «ora Palermo - si legge - pullula di nuove iniziative, dagli spazi di coworking per nomadi digitali ai festival alternativi di cinema, teatro e letteratura e alle mostre d'arte. Molte di queste attività si svolgono in un parco industriale dismesso, le cui officine e magazzini vuoti sono stati trasformati in vivaci spazi culturali».
Un concetto anticipato già nel sommario: «Un tempo gioiello del Mediterraneo, negli anni Ottanta il capoluogo siciliano era diventato fatiscente e pericoloso. Ora, liberati dalla morsa della mafia, è in corso una rinascita».
A ispirare la visione - anche troppo ottimista - sul rapporto tra la città e cosa nostra è l'assessore comunale Dario Falzone: «Non possiamo dire che la mafia sia stata completamente eliminata, ma la presa sulla città è stata interrotta - ha raccontato al quotidiano londinese - Il sistema mafioso sta diventando sempre più piccolo e ha un approccio diverso rispetto al passato. Funziona nell'ombra».
Discorso mafia a parte, non è tutto oro ciò che luccica, secondo il Financial Times infatti Palermo: «Non è per chi cerca l’efficienza, dopo decenni di famigerata corruzione governativa, quando gli appalti di lavori pubblici venivano assegnati a imprese legate alla mafia. I servizi pubblici sono scadenti, la burocrazia è densa e i tempi sono troppo lunghi.
Il numero dei residenti continua a diminuire, in linea con le tendenze più ampie dell'Italia, la cui popolazione sta invecchiando e diminuendo. Eppure i nuovi arrivati, i rimpatriati e i giovani residenti stanno rivitalizzando una città che si sta riprendendo dal regno del terrore della mafia».
Il quotidiano finanziario strizza l'occhio anche a ristoratori e albergatori sottolineando che il capoluogo è sempre più meta ambita dai turisti stranieri, soprattutto grazie al turismo di lusso croceristico, e fornisce anche qualche dato: «i turisti stanno arrivando in massa, con circa 1 milione di passeggeri previsti per le navi da crociera quest’anno, rispetto ai 460.000 del 2017».
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