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Palermo, il commercio e la nobiltà (sfumata all'altare): chi fu don Michele "il senatore"

La borghesia, la liquirizia, un matrimonio sfumato all'altare, due palazzi che si fronteggiano alla Kalsa sono gli ingredienti principali di questo antico racconto

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 9 maggio 2024

L'insegna del palazzo che fu di don Michele Pojero

La borghesia e la nobiltà, il commercio, la liquirizia, un matrimonio sfumato all'altare, due palazzi che si fronteggiano sono gli ingredienti principali di questo racconto.

La famiglia Pojero originaria di Napoli, approda a Palermo nella seconda metà del Settecento. Matteo Pojero, commerciante, sposa la figlia di un ricco collega genovese, Rosa Vaccarella, il 16 febbraio 1778. Da questo matrimonio nacquero Maddalena, Bartolomeo, Paolo Agostino Michele, detto don Michele "il senatore" (il nostro protagonista) e Pietra.

Don Michele sarà un ottimo armatore, all'epoca di Vincenzo Florio senior. Egli commercerà, tra i vari prodotti, agrumi (fu il primo armatore ad esportarli fuori dal Regno delle due Sicilie), sommacco (con uno stabilimento in via Sammuzzo 5), zolfo e perfino la liquirizia.

Esporterà tutto fino in America sul suo brigantino "il Palladio". Acquisterà casa alla Kalsa, nell'odierna via Butera, proprio di fronte l'omonimo palazzo.
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L'immobile apparteneva al duca Salvatore Massa e Valguarnera. Lo farà ristrutturare da Carlo Giachery. Ad oggi si vede ancora nella facciata d'ingresso del suo palazzo uno stemma con scritto "MP" che rimanda al nome del nostro, ma in origine e prima dei bombardamenti del '43 l'emblema era più grande e lavorato, come è riportato nella Guida Palermo e d'intorni del 1875.

«In cima, nel centro della cornice si osservano rilevate in istucco, e tutti che formano un solo gruppo, e cordami, e ancore, e remi, e sarte ed altri arnesi di marineria fatti sorgere a mostrarli quali armi di chi possedeva quella vasta dimora».

Quasi l'intero palazzo nel 2021 viene acquistato dalla società Semilia S.p.A per realizzare appartamenti residenziali. Don Michele fu amante delle belle arti ed acquistò numerose opere d'arte che teneva custodite nel suo palazzo, poi passate in eredità al figlio.

Michele Pojero sarà nominato senatore del regno il 16 maggio 1849, di lui si tramandano aneddoti curiosi che vale la pena raccontare. Compiuti i trentuno anni, don Michele si decise a prendere moglie.

Essendo divenuto ricco grazie al suo lavoro (fu anche tra i principali azionisti di una banca insieme ai Florio) ma non nobile, per chiudere il cerchio, e farsi accettare nei circoli e negli ambienti nobiliari, decise di ammogliarsi con una fanciulla di nobile casato, sicché i suoi occhi puntarono sulla figlia del marchese Branciforte, il quale acconsentì al matrimonio.

Ma pochi giorni prima delle nozze un uccellino gli portò indiscrete notizie: "Sai cosa va dicendo la tua fidanzata? Che ti sposa per i soldi". Avendo avuto conferma delle dicerie, escogitò una bella vendetta. Il giorno delle delle nozze non si presentò in chiesa e lasciò la sua futura consorte "in tredici".

Si sposò successivamente, il 14 giugno 1822, con Ignazia Ribaudo, una ragazza di umili origini di diciassette anni, mandando all'aria il progetto e l'ambizione di fare parte di una nobile casata siciliana.

Michele e Ignazia ebbero dieci figli. Un altro aneddoto legato a don Michele fu quando si trovò in punto di morte. Chiese con un filo di voce dove si trovasse il figlio, Michele junior. Qualcuno gli rispose "vostro figlio è andato a ballare al veglione".

Don Michele, imperturbabile, si fece portare il testamento, lo stracciò e tolse al figlio il privilegio del maggiorascato. Certamente questi aneddoti hanno il sapore della leggenda, ma rispecchiano bene quanto è scritto su di lui nella guida del 1875: «Egli era svelto di mente, di semplici costumi, franco d'anima e di parola, e sopra ogni sua virtù vi fu quella di non aver dimenticato mai l'origine della sua ricchezza, il lavoro».

(Per approfondimenti confronta L'officina della memoria: don Michele senior e figlio di Irene Foderà; Storia di una dinastia imprenditoriale di Orazio Cancila).
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