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Palermo dice addio alla "ragazza del Novecento": chi era Bice Mortillaro Salatiello

Una pagina dedicata nell'Enciclopedia delle Donne, il sogno di una Palermo diversa, l'attivismo e la passione civile: si è spenta a novant'anni Bice Mortillaro Salatiello

Balarm
La redazione
  • 20 novembre 2018

Bice Mortillaro Salatiello

Una vita passata in prima linea, per difendere i diritti delle donne e di quanti vivono ai margini della società: Palermo saluta per sempre Bice Mortillaro Salatiello, morta martedì 20 novembre 2018 a 90 anni.

Ha fondato, nel 1988, l'associazione Laboratorio Zen Insieme, l'Enciclopedia delle Donne le ha dedicato una pagina e ha dato vita alla mobilitazione delle "donne del digiuno" dopo la Strage di Via D'Amelio.

Dalla primavera scorsa aveva dovuto interrompere le sue presenze in pubblico e qualsiasi attività per motivi di salute.

Bice Mortillaro Salatiello iniziò la sua attività politica dopo aver compiuto 40 anni, prima come militante sociale e poi con l’Udi, l'Unione donne italiane.

È sempre stata impegnata nella difesa delle donne e dei diritti dei più deboli. Madre di tre figli, si iscrisse alla scuola di servizio sociale iniziando così la sua esperienza nei vari quartieri di Palermo da Borgo Nuovo a Bonagia.
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Nella mia vita ho fatto tutto tardi» sorride Bice Mortillaro Salatiello, mentre ricorda il suo affacciarsi alla politica dopo avere cresciuto tre figli, di cui uno, Gabriele, ambientalista morto mentre guidava un’escursione sul fiume Alcantara" c'è scritto sull'Enciclopedia

"Lei è stata sempre testarda, con tanta voglia di autonomia, decisa a non esaurire la vita nell’unico ruolo di madre. In un anno simbolico, nel 1968, anche se è già laureata si iscrive alla Scuola di Servizio Sociale. negli stessi giorni la sua primogenita è fra i ragazzi che occupano l’Università. Con candore lei adesso dice «volevo recuperare il tempo perduto".

Bice comincia a lavorare nella periferia urbana. Fa tirocinio a Borgonuovo in una zona di edilizia popolare, dove le assistenti sociali aiutano gli abitanti che lottano per avere servizi dall’amministrazione.

Poi va a lavorare a Bonagia, per conto di un ente regionale di edilizia popolare che s’era ritrovato con le case abusivamente occupate. Quindi, arriva nel quartiere con un ruolo già stabilito.

Ma le circostanze spingono lei e la sua collega a mettersi dalla parte degli abusivi: le case erano state ultimate da anni e mai assegnate; la scuola rimaneva vuota e chiusa, chissà se per ritorsione verso i bambini figli degli occupanti o per banale disservizio. I problemi erano i soliti di Palermo, il quartiere formato da alcuni palazzoni in mezzo alla campagna conservava un suo nome rurale – Fondo Musacchia – ma era già periferia degradata.

Le lotte erano per diritti minimi, ma la solidarietà era tanta. E ricorda di quando nel quartiere Bonagia nemmeno ci arrivava l’autobus, con l’ufficiale motivazione che la strada era troppo stretta.

Ma un giorno un intoppo nel consueto tragitto costrinse l’autobus a percorrere proprio quella strada “troppo stretta”: allora le donne, cioè i cittadini che più degli altri soffrivano l’isolamento e la mancanza di servizi, scesero da casa in vestaglia e pantofole e occuparono l’autobus, chiedendo un capolinea.

Nei quartieri popolari si rischiava di morire per aborto, e le donne di Bonagia diventarono visibili.

Le leader di riferimento erano Anna Grasso e Lina Colajanni, vivevano su uno scomodo crinale fra il Partito Comunista Italiano e il movimento femminista: e in fondo erano pensate come inaffidabili, sia dal partito che dal movimento.

Gli anni Ottanta di Bice sono pieni di militanza femminista, di lotte per i diritti dei più deboli e di impegno culturale nella Società italiana delle storiche.

Nell’88 fonda assieme ad altri volontari l’Associazione Laboratorio Zen Insieme, di cui è presidente, e da allora lavora con le donne e i ragazzi del quartiere, non è più andata via. Racconta di iniziative che sembrano piccole, sono minuscoli segmenti per costruire il diritto alla cittadinanza e al futuro. Iniziative che spesso si scontrano col muro di gomma delle istituzioni, in una città distratta e lontana che scoraggia la speranza.

"Bice - la ricordano dall'associazione - è una donna che ha fatto la storia della lotta per i diritti nella nostra città, sempre e instancabilmente al fianco delle donne, delle bambine e dei bambini, di chi, vivendo nelle periferie e nei quartieri popolari, veniva tenuto ai margini del vivere civile. Protagonista, con le donne del digiuno, della rivolta delle palermitane contro la violenza mafiosa".

"L'associazione Laboratorio Zen Insieme, la comunità dello Zen tutta, ricorda con affetto e devozione Bice e si stringe attorno ai suoi familiari, con la promessa di continuare sempre, con lo stesso impegno e la stessa determinazione, la strada da lei intrapresa. Ciao Bice".

Il sindaco Leoluca Orlando la ricorda come "grande protagonista del cambio culturale della nostra città e della promozione in tutti i quartieri e ambienti della cultura dei diritti. Alla famiglia vanno le mie condoglienze, unitamente a quelle dell'intera Amministrazione comunale e della città di Palermo".
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