NUOVI SPAZI
Nuova vita per la villa di Palermo intitolata al carabiniere Raiti: uno spazio per i cittadini e i cani
Non tutti sanno chi è l'uomo a cui la villa è stata intitolata, cosa che rende la riqualificazione un segnale importante due volte. Ecco quali sono gli interventi che saranno realizzati

lavori di riqualificazione a Villa Raiti a Palermo - IV circoscrizione
Le opere di riqualificazione saranno eseguite da Coime e Reset e nel dettaglio prevedono "il ripristino dei muretti in cemento armato perimetrali ai due campetti di bocce, del piano in tufina dei campetti e dei camminamenti che erano stati maggiormente danneggiati. Inoltre è stato realizzato l'assestamento della posa di alcuni blocchetti in calcarenite posti come orlatura delle aiuole con la contestuale collocazione di panchine in ferro ad integrazione di quelle esistenti.
La conclusione dei lavori sarà realizzata con la manutenzione del campo di calcetto, la recinzione dell'area sgambatura cani e la verniciatura delle panchine e dei dissuasori ad arco attraverso il finanziamento del progetto Patto per lo sviluppo della Città di Palermo". È prevista anche la piantumazione di nuove essenze arboree da parte delle maestranze dell'Area Verde.
«Sono entusiasta che il Comune abbia portato avanti anche l'idea progettuale di un'area destinata agli amici a quattro zampe - ha detto il consigliere Mirko Dentici (M5s ) -. Parecchi mesi fa ho presentato in consiglio della quarta circoscrizione la mozione poiché i residenti del quartiere da sempre chiedono uno spazio dedicato ai cani. Adesso i nostri cani non saranno costretti a mantenere un guinzaglio ma avranno il loro spazio dove potranno liberamente correre».
Non tutti sanno chi è l'uomo a cui la villa è stata intolata e ve lo raccontiamo noi. Salvatore Raiti era un carabiniere (insignito di Medaglia d'oro al valor civile alla memoria).Nato a Siracusa il 6 agosto del 1962, fu ucciso a Palermo il 16 giugno del 1982 nell'agguato mafioso noto comme Strage della Circonvallazione, insieme ai due colleghi Silvano Franzolin e Luigi Di Barca.
L'obiettivo dell'attentato era il boss catanese Alfio Ferlito, che i tre carabinieri stavano trasferendo da Enna al carcere di Trapani e che morì nell'agguato. A perdere la vita fu anche Giuseppe Di Lavore, di 27 anni, autista della ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti.
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