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Nuotare sotto una cascata, tra natura e acque limpide: in Sicilia c'è la Stretta di Longi

Un bagno davvero rigenerante e un divertimento unico. Una bella camminata rinfrescante immersi per la maggior parte fino alla pancia in acque trasparenti

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 17 agosto 2023

Cascata del Catafurco nel Parco dei Nebrodi

Una bella camminata rinfrescante dentro l’alveo del torrente Fitalia, immersi per la maggior parte fino alla pancia in acque limpide e trasparenti ma verdi per il riflesso del fogliame e per le piante acquatiche. Un bagno davvero rigenerante e un divertimento unico.

More solito (come d'abitudine ndr) di buon mattino il nostro gruppo "Camminare i Peloritani" si è partito per la Stretta di Longi nel parco dei Nebrodi.

Parcheggiate le macchine sulla S.P.157, dopo un breve tragitto eravamo già con i piedi in acqua perché questa volta ci siamo dedicati al torrentismo risalendo l’alveo del torrente Fitalia.

Tranne la parte iniziale in cui il corso d’acqua per un po' dilaga inondando una zona abbastanza ampia che viene trasformata in una verde distesa per il riverbero della vegetazione palustre; la rimanente parte del suo alveo è stretta perché il torrente scorre fra ripidi Canyon.

Il nostro percorso si è svolto con i piedi in acqua fra un masso e l’altro, sprofondati a bagnarci gambe e pancia, piacevole sensazione di freschezza con qualche leggero brivido di freddo.
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Ci siamo arrampicati sui massi per ritornare sempre in acqua, oppure in alcuni tratti abbiamo proseguito costeggiando la parete rocciosa ed avendo cura di non scivolare sulle pietre levigate rese sdrucciolevoli per il gocciolamento determinato dalle nostre stesse scarpe e dai pantaloni inzuppati. In alcuni tratti ci siamo dovuti prima sedere sui massi e poi scendere scivolando sul sedere.

In altri frangenti abbiamo superato l’ostacolo con manovre di scavalcamento ventrale aiutandoci pure con le mani. Nel torrentismo i classici bastoncini sono da evitare perché intralciano e non aiutano.

Abbiamo dovuto procedere carponi, oppure con una gamba appoggiata per terra e l’altra divaricata per aggirare un masso. Tutte le parti del nostro corpo sono state chiamate a dare il loro contributo all’impresa.

Stare, sguazzare in acqua, a parte la piacevole frescura, richiama sensazioni fanciullesche, non c’era uno che non fosse ilare mentre stava a mollo. Anche la vista si beava del gioco della luce che entrando dall’alto determinava dei contrasti cromatici passando da un’ombra cupa a squarci di luminosità.

Le strette gole rocciose a volte assumevano un bianco candore, altre una colorazione giallo ocra, altre ancora c’erano squarci di blu. Ma non mancava il verde, dalle fessure rocciose spuntavano tante piante di giovani olmi, di acacie, di fichi selvatici.

Gli olmi erano prevalenti ed assumevano varie colorazioni dal verde più cupo a quello più chiaro. Su un raro ripiano di una parete rocciosa, vicino al laghetto dove ci siamo fermati, c’era un alberello abbastanza esteso ad ombrello con un fogliame di un colore verde pastello di una tonalità così delicata da potere fare la sua degna figura in una stampa giapponese.

La parte finale del nostro percorso ha rappresentato il premio più sontuoso per la nostra fatica perché abbiamo potuto farci il bagno e la nuotatina nel verde laghetto alimentato da una spumeggiante cascata e racchiuso fra tre ripide e levigate pareti rocciose.
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