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Non solo i barbieri, pure due Sante: perché in Sicilia diciamo mi hai "sminnato" i capelli

Almeno una volta nella vita, lo abbiamo detto tutti al parrucchiere. Eppure pochi sanno che il termine "sminnare" è legato a due figure religiose molto importanti

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 4 marzo 2024

La foto dimostra che "sminnare" i capelli è un'arte antica

Sono le 2.54 di una notte di fine febbraio (bisestile) dell’anno del Signore 2024. C’è la luna piena, non riesco a dormire e mancano poco meno di 6 minuti all’ora delle streghe. La cosa mi mette agitazione. Forse tutta colpa del barbiere (‘ttana di sua madre!) che oggi mi ha “sminnato” i capelli…. È

Per allentare la sinistra morsa dell’ansia, apro il pc e decido di affidarmi a www.fondazioneveronesi.it in cerca di illuminazione. Eccola!

«La risposta alla paura inizia in una regione chiamata amigdala. Le amigdale sono due piccole strutture a forma di mandorla situate in profondità nel cervello. È da questa zona che vengono rilasciati gli ormoni dello stress che causano l’ansia». Mi rilasso….

È incredibile come la maggior parte dei problemi dell’uomo provengano sempre da palline situate in luoghi occulti e nascosti. D’improvviso però una fitta alla parte posteriore del costato! Penso ad una lancia, ad un attacco di licantropia, ad una possessione demoniaca. Digito immediatamente le sintomatologie sul motore di ricerca e secondo Google mi rimangono gli ultimi 5 minuti di vita. Porco Cane, morirò senza gloria e con i capelli sminnati!
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Tecnicamente avrei il tempo di iscrivermi on line alla comunità “International Society of Krishna Consciousness” per convertimi alla Sanātanadharma, avere un funerale induista e farmi seppellire col turbante. Meglio ancora, potrei comprare una parrucca su Amazon che, sempre tecnicamente, essendo un abbonato Prime, dovrebbe arrivarmi post mortem ma comunque prima dell’inizio delle funzioni.

Sento già il corpo disidratarsi e vengo invaso dalla sete. Mi allungo per afferrare la bottiglia d’acqua che tengo d’abitudine accanto al capezzale ed immediatamente ogni dolore svanisce. Nessuna lancia per fortuna, solamente il telecomando sotto la schiena. È proprio vero che l’acqua fa miracoli!

Assodato che le tre Moire per questa volta non hanno in mente di recidere il mio filo della vita e il Tristo Mietitore tiene altri programmi, mi ritorna in mente lui, il barbiere (‘ttana di sua madre!). Non appena il carro di Apollo si sarà levato a mezzodì, quel pendaglio da forca dovrà rimborsarmi dei denari o riparare al torto causato.

Già… ma mancano ancora un sacco di ore, lui ne sa una più del diavolo e mi conviene altresì arrivare preparato a proposito di tal “sminnata” per non farmi fottere. Entrato dunque in punta di bulbi in quello che sembrava soltanto un piccolo giardino pilifero, mi trovai, invece, per una selva oscura che la diritta via era smarrita.

Tuffatomi quindi in necronomici testi rilegati in pelle umana e scritti col sangue, vengo a scoprire che in realtà la sminnata, ovvero “sfregiare”, “rovinare”, è più antica della camminata a piedi ed era praticata addirittura nel paleolitico. La tagliata di capelli a minkia di kane era infatti un atto quasi religioso, esclusivamente operato dalle cariche più alte della tribù-comunità, poiché il taglio simboleggiava la rimozione della negatività e per contrapposizione la rinascita.

Nonostante le datatissime origini, tuttavia la culla della “sminnata” è senza dubbio l’antico Egitto, dal quale provengono i ritrovamenti dei rasoi più antichi al mondo, risalenti addirittura a 3500 anni fa, e monumenti eretti in onore della divinità "Silk èpil". Passano i secoli, e gli antichi greci continuano a sminnarsi allegramente, facendosi venire una vera e propria ossessione per i ricci.

Ma erano tutti ricci sti greci? Molto più semplicemente, erano ossessionati dal riccio (vedi le statue) perché li distingueva dai barbari, che invece erano lisci e super sminnatissimi.

Ma è a Roma che - sempre capitale della moda siamo stati - il barbiere assume uno status vero e proprio, in quanto il taglio di capelli diventa il simbolo della classe sociale (vedi il generale e console Scipione L’Africano, che fu il primo ad adottare la rasatura dei capelli, e Giulio Cesare che gli cresceva l’alloro in testa).

Le donne si sminnavano da sole, usando tinture per capelli a base di cagata di piccione.

Nel Medioevo, invece… ora basta, me la sto facendo a torroncino da solo!

Quello che ci interessa sapere è da dove potrebbe venire questo benedettissimo “sminnare”. Ebbene, secondo una versione, il verbo deriverebbe dall’atroce martirio di Sant’Agata. Per chi non la conoscesse, Agata era una ragazza catanese, alcuni pensano nata a Palermo (ma non cominciamo con la sindrome dell’arancina/o), vissuta durante la persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Decio.

Si narra che il proconsole Quinziano giungendo a Catania se ne innamorò a prima vista. Presi però 2 di picche a carrettate sane, non potendo sopportare l’umiliazione, ne sentenziò la condanna a morte e la recisione dei seni - notoriamente chiamati da noi siciliani le “minne” (quindi sminnare) - che le furono strappati con una tenaglia.

D’altronde anche la Santuzza palermitana Rosalia, così racconta la leggenda, si sminnò i capelli tagliandosi le tracce, al fine di rendersi inattraente e sfuggire da un matrimonio imposto.

Secondo un’altra versione più etimologica, invece, il verbo deriverebbe dalla parola siciliana “menna” o “mennu” - oramai caduta in disuso-, a sua volta derivante dai latinismi menda(m) o mendu(m), il cui significato sarebbe: “macchia sul corpo, difetto fisico, sbaglio”.

Da qui, quando il barbiere (‘ttana di sua madre!) vi lascia il pirtuso o lo scaluneddu troppo accentuato, si parla di capelli sminnati.

Comunque, se preferite una versione o l’altra, nessuna o entrambe, vedete voi, perché in fondo ogni testa è tribunale ed è giusto che sia così.

Quello che invece possiamo affermare con certezza, poiché rivelato da una importante università americana, è che l’intera chioma di una singola persona può sostenere un peso di 12 tonnellate, l’equivalente di due elefanti adulti. Pertanto, prima di tornarmene a dormire, sì, possiamo affermare scientificamente che: «tira chiossai un pilu u stick che un carro di buoi».
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