STORIA E TRADIZIONI
Non c'è solo la Madonna Nera di Tindari: dove si trovava la "Moreneta" di Palermo
Da sempre le rappresentazioni della Madonna nera, ovvero della Madre di Dio con un colore molto scuro del volto o della pelle, hanno incuriosito credenti e non credenti
A sx la Madonna della chiesa di Monserrato di Palermo, a dv Madonna d Monserrat. Catalogna.
Solo in pochi casi alcune le raffigurazioni della Madonna sono brune perché sono state annerite dal fumo delle candele; nella maggior parte dei casi invece secondo gli studiosi le Madonne nere venerate nei santuari sono plasmate sull’immagine della divinità precristiana Iside. I santuari coincidevano spesso con luoghi di forza legati al culto della dea terra, segnati dalla presenza di grotte, megaliti, pietre o fonti sacre.
Nei primi secoli del cristianesimo la devozione alla Madonna (ma anche a Santi e Sante) si è sovrapposta a culti pagani preesistenti, in particolare per le figure femminili al culto di Iside, diffusosi in epoca Alessandrina in tutto il bacino del Mediterraneo. Iside che allatta il figlio Horus è il prototipo della Madonna col Bambino detta anche Galaktotrophousa o Madonna del latte. Afferma la studiosa Maria Stelladoro “Molta iconografia mariana si basa su quella di Iside. Ad esempio, molti dei titoli di Iside furono conferiti a Maria: Stella Maris, Theotokos e Madre di Dio.”
Secondo la tradizione la statua della Madonna nera conosciuta come “Moreneta”, per il color ebano della sua pelle, fu scolpita da San Luca a Gerusalemme e venne poi affidata a San Pietro, che nel suo lungo viaggio la lasciò a Barcellona.
Nel 718 durante l'invasione islamica della Spagna la statua della Vergine sarebbe stata nascosta in una grotta, nella Montagna di Monserrat, fino all'anno 880, quando a seguito di alcuni prodigi venne scoperta da un paio di pastorelli. Il Vescovo Gotomaro risaputa la notizia del ritrovamento stabilì di far trasportare la Moreneta nella città di Manresa.
Secondo un topos diffuso in molte narrazioni religiose, la statua divenne però all'improvviso troppo pesante per esser spostata altrove, perchè era suo desiderio rimanere a Monserrat.
Il Vescovo decise allora di far costruire sulla montagna un Santuario dedicato alla Vergine miracolosa. In questo santuario, ferito e in convalescenza, giunse nel Marzo del 1522 Ignazio di Loyola, in preda a una forte crisi spirituale.
Dopo una lunga veglia di preghiera davanti all'immagine della Vergine di Monserrato il futuro fondatore della Compagnia di Gesù maturò un mutamento di vita radicale e come un antico cavaliere lasciò la sua spada davanti ai piedi della Vergine Maria ed entrò nel monastero di Manresa.
La devozione alla Madonna di Monserrato si diffuse presto anche in Sicilia, grazie alla devozione dei mercanti catalani e delle loro famiglie: chiese e cappelle dedicati alla miracolosa immagine della “moreneta” sorsero in molti centri del’isola.
Antonino Mongitore in “Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo” (1719) racconta che esisteva una immagine ritenuta miracolosa della Madonna di Monserrato su un muro nei pressi di Porta dei Patitelli.
Un giorno il Vicerè, commosso dai tanti prodigi compiuti dalla Santa Vergine, aveva deciso di trasferire l’affresco al Palazzo Reale ma i trasportatori, giunti nei pressi della chiesa dei SS. Elena e Costantino, trattenuti da una forza superiore non erano riusciti a proseguire oltre. Come avvenuto a Monserrat si comprese che era ferrea volontà della Madonna che la sua immagine rimanesse in quella chiesa, dove infatti fu custodita e continuò ad operare miracoli.
Al culto mariano di Monserrat è legata anche l’iconografia devozionale di un bellissimo manufatto ligneo policromo seicentesco che rappresenta la Madonna con il Bambino e che come tanti altri piccoli tesori di chiese palermitane non più esistenti si trova oggi, fortunatamente illesa ma priva della corona che le cingeva il capo, al Museo Diocesano di Palermo.
La Madonna regge una sfera che simboleggia l'universo, mentre Gesù, sempre con la mano destra, benedice. Ad eccezione dei volti e delle mani, l'immagine è dipinta d'oro.
La Madonna nera, proveniente da Barcellona era un tempo collocata in una nicchia, sull’altare principale della chiesa di Santa Maria di Monserrato che sorgeva in piazza Castello, nel quartiere della Loggia.
Scriveva Gaspare Palermo nel volume "Guida Istruttiva per Palermo e i suoi dintorni" del 1858 che Don Carlo Maria Ventimiglia e Ruiz, conte di Collesano, nel 1660 aveva disposto che alla sua morte tutti i suoi beni fossero devoluti all’ospizio benedettino di Palermo che dipendeva dal monastero di Monserrato di Spagna.
Aveva inoltre disposto il Ventimiglia la fabbricazione di una cappella, ossia di un oratorio, sotto il titolo della Madonna di Monserrato. Quando nel 1662 il Ventimiglia morì il priore dell’ospizio decise di far elevare una chiesa e non una cappella e nel 1665 vi trasferì il corpo del fondatore, "alzandovi un busto di marmo coll’iscrizione nel luogo della sepoltura".
La chiesa, ornata di stucchi dorati e affreschi del sacerdote Pietro dell’Aquila era ad unica navata, con tre altari. Scriveva Monsignor Pottino: «Del sacro edificio, totalmente distrutto nel 1943, era rimasto intatto solo il prospetto barocco spagnoleggiante, semplice e armonioso, decorato da un bassorilievo marmoreo con l’effigie della titolare, protetto da un robusto cancello di ferro battuto. Anche questo è scomparso, demolito da saccheggiatori di materiale da costruzione».
Dopo la distruzione della chiesa a causa delle incursioni aeree del secondo conflitto bellico, il titolo di Santa Maria di Monserrato fu spostato alla Cappella del Rifugio o Conservatorio delle Povere di Cifuentes (adiacente al viale della Libertà, a fianco del Giardino Inglese) dove ancora oggi si trova.
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